Reggina, dopo Cosenza nuovi mugugni contro Inzaghi: tutto nasce da un enorme paradosso

Reggina, dopo la sconfitta nel derby col Cosenza tornano i mugugni della piazza contro Pippo Inzaghi: perchè non è una posizione equilibrata

StrettoWeb

I tifosi della Reggina si sono svegliati arrabbiati e delusi per la sconfitta rimediata ieri sera nel derby calabrese del San Vito, dove il Cosenza ha vinto ribaltando il risultato con la doppietta di Nasti a tempo scaduto. In riva allo Stretto sono molti i mugugni contro Pippo Inzaghi che, opinione molto diffusa nella tifoseria, sarebbe colpevole di “non saper gestire il vantaggio”, “non saper leggere la partita”, “chiudersi troppo in difesa” e altre analoghe amenità. Si tratta di posizioni folli, assurde, totalmente fuori equilibrio e razionalità, nate da un enorme paradosso sulla reale forza di questa squadra trasmesso alla piazza proprio dal miracolo che lo stesso Inzaghi è riuscito ad orchestrare nel girone d’andata. Ma andiamo con ordine.

Doverosa premessa: il tifoso ragiona sempre per amore e le critiche, finchè costruttive, sono sempre comprensibili anche quando non condivisibili come in questo caso. Se la follia della Curva che urlava “mercenari” ai ragazzi di questa squadra dopo la sconfitta contro il Pisa era qualcosa di totalmente fuori dalle righe, al punto da imbarazzare gli altri supporters più maturi, stavolta le contestazioni vengono fatte nel merito della gestione tecnico tattica e contestano ad Inzaghi di aver provato a difendere il risultato, come già accaduto a Cittadella, anzichè continuare a giocare all’attacco. Una visione che può funzionare soltanto col senno di poi, ed è in ogni caso molto parziale: nessuno può sapere cosa sarebbe successo, tanto a Cittadella quanto a Cosenza, se Inzaghi anzichè provare a difendere il risultato, avesse continuato ad attaccare concedendo spazi pericolosi ai contropiede avversari. Forse la Reggina avrebbe segnato ancora e chiuso le partite, ma forse avrebbe perso prima e peggio. Di certo c’è che a Cittadella la Reggina era rimasta in 10 dal primo tempo per l’espulsione di Fabbian, mentre a Cosenza era riuscita a mantenere il vantaggio fino al 90°, vedendo poi sfumare il risultato soltanto allo scadere. Il punto di vista dei tifosi della Reggina che contestano Inzaghi è troppo provinciale: parte dal presupposto che in campo ci sia solo la Reggina, senza avversari, e che tutto dipenda dalla Reggina, che possa spadroneggiare e fare ciò che vuole in campo. Così se vince è per merito proprio, se perde è per demerito proprio. Come se tutto dipendesse solo e soltanto dalla Reggina. E invece nel calcio si gioca in due, uno contro l’altro, e nulla dipende mai soltanto da uno a meno che la partita non sia Real Madrid contro Reggio Mediterranea.

La Reggina non ha perso nè a Cittadella nè a Cosenza: sono stati il Cittadella e il Cosenza ad avere il merito di vincere le due partite. A Cittadella grazie all’uomo in più regalato dall’ingenuità di Fabbian, a Cosenza per il grande cuore dei silani che hanno meritato i tre punti nell’arco di tutti i 90 minuti. Nel primo tempo, infatti, la partita è stata molto brutta ed equilibrata ma l’unica vera occasione da rete l’hanno avuta i padroni di casa con il gol divorato da Rispoli solo davanti a Colombi. Poi la Reggina è riuscita a passare in vantaggio con un tiro da fuori di Gori nel primo e unico tiro in porta della squadra, al 44° minuto. Un vantaggio casuale, che difficilmente sarebbe arrivato in modo diverso viste le forze in campo ieri sera, tra due squadre molto equilibrate e con il Cosenza che aveva il coltello tra i denti per riscattarsi dopo la batosta di Como e fare disperatamente punti per inseguire la salvezza. A questo punto, con la grande fortuna di chiudere il primo tempo in vantaggio, l’unico problema di Inzaghi era diventato quello di come poterla svangare mantenendo quel risultato difficile, insperato e consapevolmente immeritato fino alla fine della partita. Le prime scelte sono obbligate. Hernani si fa male e deve uscire, a centrocampo può entrare solo Crisetig, non ci sono alternative. Alla squadra mancavano già Di Chiara e Gagliolo, anche loro infortunati, e Rivas e Menez erano in panchina per turnover dopo le fatiche di sabato nella vittoria sul Modena e in vista dello scontro diretto che sabato, contro il Parma, vale doppio. Senza questi 5, la Reggina che si presentava all’inizio del secondo tempo non è affatto una squadra più forte del Cosenza, anche sulla carta. Inzaghi aspetta il 60° per fare altri cambi: dentro Rivas e Strelec al posto di Gori e Canotto. Due attaccanti per due attaccanti. Tatticamente non cambia nulla, nessuna paura, nessun “chiudersi in difesa”, nessuna scelta di “abbassarsi”. La squadra in campo era più bassa in modo fisiologico, perchè c’erano gli avversari (ebbene sì, ci sono anche loro!) che erano in svantaggio e provavano a recuperare. In modo sempre più pressante con il passare del tempo. Eppure la Reggina si difendeva bene, in modo pulito e ordinato, senza rischiare mai nulla.

Unica occasione del Cosenza è quella di D’Orazio parata da Colombi con una prodezza di piede. Sul successivo ribaltamento di fronte, la Reggina ha persino l’occasione per lo 0-2 ma Strelec anzichè sfondare la porta la passa a Micai e si resta 0-1. Se questa squadra non ha un attaccante non è certo colpa del mister (non vogliamo tornare indietro ai tempi di Corazza, ma sarebbe bastato tenere Montalto per avere una prima punta di categoria che avrebbe garantito gol e punti pesanti nell’arco della stagione. A Cosenza l’anno scorso il derby lo decise proprio lui).

I gol di Nasti sono arrivati al 90° e al 92°. Bisogna dirlo: pienamente meritati. Il Cosenza ci ha messo il cuore e ha meritato una vittoria che adesso lo avvicina alla salvezza diretta, un risultato che tutti i calabresi auspicano in vista della prossima stagione. Dal punto di vista della Reggina, invece, c’è poco da contestare: non è vero che Inzaghi ha fatto cambi difensivi, non è vero che non sa leggere la partita, non è vero che non sa gestire il vantaggio. L’unica verità è che Inzaghi è l’artefice dello straordinario miracolo di questa Reggina, ancora oggi quarta in classifica con una squadra da salvezza come certifica il valore dell’organico attribuito alle rose della serie B da trasfermarket.

classifica organico serie b

E’ Inzaghi ad aver rilanciato l’entusiasmo della piazza, è Inzaghi ad aver sorpreso tutti sin dalle prime uscite di Agosto (ricordate la Coppa Italia contro la Sampdoria, i tifosi pensavamo di perdere 6-0 e invece la squadra se l’è giocata fino alla fine e avrebbe anche meritato la vittoria: fu il primo segnale). Il problema è sempre lo stesso: dimentichiamo troppo in fretta. Dimentichiamo che Inzaghi è arrivato a Reggio Calabria a luglio inoltrato, quando tutte le altre squadre di B avevano almeno due settimane di preparazione nelle gambe. Dimentichiamo che buona parte dei calciatori a sua disposizione, e in modo particolare alcuni tra i più importanti (Di Chiara ed Hernani su tutti) sono arrivati a stagione già iniziata. Dimentichiamo che tipo di oggetto misterioso era stato Menez nei due anni passati, trasformato da Inzaghi in un punto di riferimento imprescindibile per una squadra che adesso è appunto quarta in classifica. Dimentichiamo che Fabbian è un esordiente che arriva dalla Primavera e non aveva mai giocato in un campionato professionistico, eppure con Inzaghi è diventato capocannoniere della squadra quarta in classifica di serie B. Dimentichiamo che rispetto ad uno e due anni fa, questa squadra ha perso elementi importanti come Bellomo, Montalto, Folorunsho, Turati, Nicolas, Denis, Galabinov, eppure nonostante quei calciatori importanti, sia uno che due anni fa ha rischiato di retrocedere in serie C e alla fine s’è salvata in extremis con Baroni due anni fa e con Stellone l’anno scorso. Dimentichiamo ancora, che quest’anno la serie B è molto più competitiva per la presenza di squadroni costruiti con molta più ambizione della Reggina, non solo Genoa, Parma, Frosinone, Bari, Cagliari e Pisa, ma anche Venezia, Palermo, Como, Brescia, Benevento che però in classifica sono molto più indietro della piccola Reggina di Inzaghi. Dimentichiamo ancora, che Inzaghi è arrivato a Reggio per un progetto triennale, che la Reggina ha cambiato società, ha una nuova proprietà che ha evitato il fallimento e non ha mai detto nè tantomeno preteso che questa squadra debba andare in serie A.

I mugugni contro Inzaghi sono frutto di un grande equivoco: la convinzione di avere uno squadrone che debba vincere tutte le partite 4-0, continuare ad attaccare e segnare dopo aver fatto il primo gol, come se non esistessero gli avversari o come se fossimo ogni partita il Real Madrid contro la Reggio Mediterranea appunto. Un equivoco nato in parte anche per il miracolo del girone d’andata, quando la squadra girava a meraviglia ben oltre le più rosee aspettative. Ma non era la normalità, non era il vero valore di quest’organico in questo contesto stagionale alla luce degli avversari. Che le cose sarebbero cambiate era fisiologico, tuttavia la squadra è ancora quarta in classifica e può centrare l’obiettivo dei playoff. Un obiettivo assolutamente insperato a inizio stagione. Su StrettoWeb l’abbiamo già scritto e lo ripetiamo: se quest’anno la Reggina riuscisse ad arrivare ottava, bisognerebbe fare due giorni di festa con i caroselli in città, alla luce dei presupposti della vigilia e le difficoltà di inizio stagione e anche alla luce del valore dell’organico che non è da playoff, ma è appunto da salvezza, metà classifica, se confrontato a tutti gli altri.

Ieri la Reggina a Cosenza schierava Pierozzi (prima stagione della carriera in B), Fabbian (prima stagione della carriera tra i professionisti), Gori e Liotti che l’anno scorso hanno fatto i playout col Cosenza, Canotto e Cicerelli che in serie B ci giocano da tempo ma non hanno mai disputato i playoff, Cionek, Crisetig e Rivas che da titolari inamovibili con la Reggina stavano retrocedendo in serie C sia uno che due anni fa, e poi si sono salvati in extremis: per quale assurdo motivo questa squadra avrebbe dovuto attaccare per 90 minuti, segnare caterve di gol, vincere facile a Cosenza?

Alla Reggio Calabria calcistica urge un enorme bagno di umiltà, che significa semplicemente calarsi nella realtà. Non è che per un girone d’andata miracoloso possono cambiare prospettive sulla propria identità e sulla propria consistenza. Non è che un girone d’andata miracoloso trasforma una squadra con tanti punti deboli, senza un attaccante, senza un portiere, con un esordiente capocannoniere, in una la corazzata invincibile che se non vince sempre 4-0 deve essere massacrata. Anche l’Udinese tre mesi fa era quarta in serie A, batteva le big e si trovava in zona Champions League, ma era un momento, adesso è a metà classifica, a -15 dalla zona Champions, è tornata nella sua dimensione reale in coerenza con il valore dell’organico. E la Reggina, in questa serie B, è una squadra da salvezza. Che però è quarta in classifica grazie a mister Inzaghi. Se fosse partita male in autunno e adesso fosse nella stessa identica posizione e con gli stessi punti in classifica ma dopo 5-6 vittorie consecutive, i toni sarebbero diversi. Eppure non ci sarebbe alcuna differenza in classifica. La Reggina è ancora quarta per i propri meriti e per il proprio straordinario allenatore, che Reggio Calabria deve tenersi stretto per il presente e soprattutto per il futuro.

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