Un tifoso della Reggina e lettore di StrettoWeb, Giuseppe Criaco, ha scritto un pensiero e lo ha inviato alla nostra redazione. Tema dello scritto, come si è potuto intuire, la squadra amaranto, a due giorni dalla settima sconfitta in nove gare, che ha fatto cadere un po’ nello sconforto una parte di tifoseria. L’autore del testo, che potremmo definire sognatore (in senso positivo) ha ripreso le parole nel post gara di Saladini, che ha fatto un cenno a San Siro, su precisa domanda.
“Oggi ho visto una squadra che merita, una squadra a cui bisogna dare fiducia, un mister e uno staff tecnico del quale ci fidiamo. A San Siro ci andiamo perché noi continuiamo a sognare”, le sue parole. E così comincia il pensiero di Criaco: “Ecco – scrive – sta tutta qui l’essenza di Felice Saladini un trentenne che dalla piccola Calabria con i sogni ma sicuramente con una forza innovatrice straordinaria ha saputo trasformare la sua piccola azienda in una realtà economica consolidata e quotata in Borsa. Supportato in talune operazioni finanziarie da professionisti di livello internazionale come lo studio Thymos Business & Consulting oppure lo studio Gianni Origoni & Partners”.
“Ma torniamo a quelle parole. Parole che la dicono tutta sulla coerenza e l’impegno che il Patron Saladini (e l’intera dirigenza amaranto stanno profondendo in questa avventura). E cosa si può rimproverare oggi a Felice Saladini, un ragazzo di nemmeno quarant’anni che pur con tutti i suoi limiti, in poco più di un mese la scorsa estate ha dato nuovamente un futuro alla Reggina ed ha permesso alla città di continuare a permanere nel calcio che conta. Un capolavoro, poi, la formazione della dirigenza e la scelta della guida tecnica”.
“In pochi avrebbero scommesso nella ripresa della Reggina con una squadra costruita in tutta fretta, e senza alcuna preparazione. Ma i risultati hanno sostenuto gli undici amaranto fin tanto che la voglia, l’amore per questi colori da parte dei ragazzi e la condizione atletica hanno tenuto. Fino a due mesi fa. Oggi si sta pagando un po’ il prezzo di quei mesi straordinari e la città ne soffre, il tifoso come me soffre. La squadra ne soffre”.
Il tifoso della Reggina: “progettare non una squadra per la Serie A, ma di Serie A”
“Ma io credo che con strategia, umiltà e pazienza (da parte di tutti) i risultati non potranno tardare. Sia ben inteso: risultati che devono servire solo a garantire una conclusione di torneo senza patemi e forse senza “sogni”. Troppo forte la concorrenza per questa squadra. Forse. Quello che invece auspico a tutti noi, dirigenza compresa, è che da oggi, quindi, si deve diventare grandi e progettare. In un calcio sempre più impresa, in un campionato di serie B dove quasi la metà delle squadre sono partecipate da forze economiche straniere cui la Reggina non può nemmeno lontanamente accostarsi”.
“Progettare quindi il futuro, progettare un disegno tecnico, strategico e finanziario che veda coinvolto anche il settore giovanile; progettare insomma non una squadra per la Serie A ma una squadra di… Serie A. Oggi, quindi, è necessaria quella simbiosi tra la città, tutta la città, e la Reggina. Totale, senza timori o polemiche. La Reggina è di tutti, si sosteneva nelle calde giornate di giugno scorso. Lasciamo i molti, forse troppi, illividirsi e macerarsi nella rabbia e nel rancore per i successi si questi ragazzi fino al dicembre scorso. Ma con lo sguardo fiero di chi sta iniziando a scrivere una nuova e soprattutto più pulita pagina di calcio, facciamo quadrato attorno alla Reggina”.
Chiudo dedicando queste mie righe. A CHI ESITA, a chi sta perdendo la fiducia, a chi con il cuore gonfio di amarezza vede il sogno sfumare, dico.
Dici:
per noi va male. Il buio
cresce. Le forze scemano.
Dopo che si è lavorato tanti anni
noi siamo ora in una condizione
più difficile di quando
si era appena cominciato.
E il nemico ci sta innanzi
più potente che mai.
Sembra gli siano cresciute le forze. Ha preso
una apparenza invincibile.
E noi abbiamo commesso degli errori,
non si può negarlo.
Siamo sempre di meno. Le nostre
parole d’ordine sono confuse. Una parte
delle nostre parole
le ha stravolte il nemico fino a renderle
irriconoscibili.
Che cosa è errato ora, falso, di quel che abbiamo detto?
Qualcosa o tutto? Su chi
contiamo ancora? Siamo dei sopravvissuti, respinti
via dalla corrente? Resteremo indietro, senza
comprendere più nessuno e da nessuno compresi?
O contare sulla buona sorte?
Questo tu chiedi. Non aspettarti
nessuna risposta
oltre la tua. (B. Brecht)
e la nostra risposta deve essere una e soltanto una: con il cuore a riveder San Siro”.