“In una stagione in cui, indulgendo al revisionismo, si registra la tendenza a mettere in discussione il modello del “maxi processo”, che, a partire dagli anni ’80, si è rivelato quale soluzione processuale irrinunciabile, ai fini dell’accertamento di fatti riferiti ad un fenomeno criminale di significativa complessità, la Sezione reggina di Magistratura Democratica ha aperto un tavolo di confronto tra magistrati del Distretto, membri dell’Accademia e rappresentanti dell’Avvocatura, in ciò anche raccogliendo lo stimolo proveniente dalle Camere penali”, è quanto afferma in una nota Magistratura Democratica.
“Alla logica della contrapposizione si è sostituita quella degli argomenti, perché, nell’ambito di un ciclo di studi strutturato in ben otto incontri, che si terranno nel periodo compreso tra il 31 marzo ed il 24 giugno 2023, tra Reggio Calabria, Palmi e Locri, i relatori svilupperanno specifici temi di diritto processuale, offrendo una base di riflessione per il successivo dibattito, aperto all’intervento di chi vorrà assicurare il proprio contributo di pensiero. L’auspicio è che dal confronto tra le esperienze degli attori del processo emergano nuove soluzioni suscettibili di essere adottate in via pretoria o de iure condendo, onde perfezionare un rito che l’esperienza giudiziaria ha dimostrato essere indispensabile per l’adeguata cognizione del crimine associativo”, evidenza la nota.
“Ogni attività umana può essere migliorata grazie ad un approccio retrospettivo che tenga conto del vissuto di quanti in quella stessa attività si sono cimentati. È, proprio, questo l’obiettivo a cui l’iniziativa tende, cioè quello di capitalizzare le esperienze di ciascuno nel ricercare le migliori pratiche per ottemperare al dovere di accertamento di fatti di estrema offensività nell’assoluto rispetto dei principi del giusto processo. La tutela delle garanzie processuali, quale alta espressione dei diritti fondamentali, è la stella polare che guida la giurisdizione. È ad essa che ciascun magistrato guarda nel quotidiano esercizio delle funzioni, anche nelle aree di operatività della criminalità organizzata”, conclude la nota.