A 30 anni dalla tragica scomparsa di Nicolò Pandolfo, primario neurochirurgo del Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria, si è svolta un’iniziativa presso l’aula Spinelli per ricordare la professionalità dell’uomo cui molto si deve per la nascita della Neurochirurgia della città dello Stretto. Fu allievo del prof. Romeo Eugenio Del Vivo, neurochirurgo di fama europea formatosi a Zurigo e chiamato a dirigere il nuovo reparto di Neurochirurgia, unità che successivamente Pandolfo guidò brillantemente, nonostante le numerose problematiche del tempo. Il medico venne ucciso a 51 anni in un agguato avvenuto a Locri. La polizia arrestò il padre di una bambina di nove anni morta il 15 novembre per un tumore al cervello. Era stata operata da Pandolfo. La colpa? Non aver salvato la bimba.
Il figlio Marco Pandolfo evidenza: “fa piacere che si ricordi mio padre dopo tanti anni dalla scomparsa. Era un tipo sanguigno, non si perdeva d’animo nelle difficoltà e aveva un grande senso di responsabilità”.
Il commissario Gianluigi Scaffidi, evidenza: “Pandolfo era un grande professionista, ha salvato tante vite. E’ stato un onore lavorare con lui”.
Sebastiano Macheda, Primario di Terapia intensiva del Gom, sottolinea: “ero un giovane medico quando l’ho conosciuto ed ho avuto il piacere di condividere tanti momenti con il dott. Pandolfo. Ricordo nitidamente che oltre ad essere un grande medico era un appassionato di pesca”
Il dott. Francesco Turiano, Dirigente Medico della U.O.C. di Neurochirurgia, ha parlato di Pandolfo come di “un maestro che pretendeva l’efficienza del reparto e il rispetto del malato”, mentre il dott. Enzo Pensabene ha commentato: “ha lasciato tanto a chi ha avuto la fortuna di vivere una parte della propria vita accanto a lui. Molto di quel che abbiamo fatto lo dobbiamo a lui.”