Terremoto nel reggino, la testimonianza: “a scuola poteva ucciderci il panico”

Una giovane studentessa ci ha scritto in merito alla sua esperienza dopo il terremoto di questa mattina, facendo riflessioni importanti sulla prevenzione nelle scuole

StrettoWeb

Riceviamo a pubblichiamo un messaggio indirizzato alla nostra redazione da parte di un’alunna di una scuola superiore del reggino. L’argomento è il terremoto di magnitudo 3.5 che ha colpito oggi l’Aspromonte. Il risentimento sismico ha interessato tutta la Città Metropolitana di Reggio Calabria.

“Sono una ragazza di 17 anni e frequento un liceo in provincia di Reggio Calabria. Questa mattina, dopo la scossa di terremoto, abbiamo potuto provare concretamente cosa significa evacuare una scuola in caso di terremoto, perché un conto sono le esercitazioni, un conto è un’evacuazione per motivi reali. Ebbene, io non sono un’esperta, ma in base a quello che ho visto il risultato è disastroso. E dopo aver sentito amici che abitano in altri comuni, Reggio compresa, è stato così in quasi tutte le scuole.

Innazitutto, quando la campanella ha suonato per ordinare l’evacuazione noi nemmeno l’abbiamo sentita perché tutti già urlavano e correvano ovunque. Abbiamo saputo solo dopo che era scattato l’allarme. Quando, con il nostro insegnante, ci siamo diretti verso le scale per scendere al piano inferiore ed uscire fuori dalla scuola, abbiamo trovato il vano scale già sovraffollato con gente che si prendeva a spintoni per correre giù. Un delirio totale. Gli alunni erano nel panico e gli insegnanti idem. Alla fine ci siamo ritrovati nel cortile, tutti ammassati senza alcun criterio. Si fosse verificato un terremoto più grave e più forte, non so se sarei qui a scriverlo. E magari non mi avrebbe ucciso il terremoto in sé ma la follia e il panico della massa.

Ora, io come ho già detto non sono un’esperta in materia, ma considerando che mi piace informarmi a 360°, in base a ciò che ho letto sulla prevenzione in caso di terremoti, la paura è il peggior nemico dell’incolumità. Certo, è normale spaventarsi appena si sente una scossa, ma l’effetto sorpresa deve durare poco, perché diversamente sarebbe un disastro. Dopo lo shock iniziale nello scoprire che è in corso un terremoto, bisognerebbe tutti insieme mettere in atto le procedure necessarie per evacuare le scuole in piena sicurezza.

Oggi invece ho visto solo caos, disordine e mancanza di linee guida. Anche tra i professori. Chiudere la scuola per un terremoto come quello di oggi credo non abbia senso, ma in caso di scosse più forti dovremmo tutti sapere come fare, e invece mi sono resa conto solo oggi che non è così. Forse sarebbe il caso di fare prevenzione e a prendersene carico dovrebbero essere le istituzioni. Gli esperti dovrebbero venire da noi ragazzi, nelle scuole, e spiegarci per bene cosa dobbiamo fare in questi casi. E sarebbe utile sia per noi, sia per insegnanti e dirigenti che oggi ho visto brancolare nel buio.

Come ho letto oggi in un vostro articolo, viviamo in un territorio che è tra i più pericolosi d’Europa a livello sismico. Non possiamo fare nulla per cambiare questo stato di cose, ma possiamo fare molto per prevenire. Innanzitutto cominciando a prendere atto del rischio sismico, mettendo da parte l’ignoranza e la supestizione. Dobbiamo avere un approccio scientifico al problema. D’altronde, mi hanno insegnato che la scienza è nata proprio per dissipare le paure degli esseri umani e spiegare fenomeni che diversamente non erano spiegabili. Ma è nata anche per gestire questi fenomeni, e dunque sarebbe il caso di affidarsi ad un metodo scientifico.

Perché oggi di scientifico c’era solo l’indirizzo del mio liceo. Per il resto non c’era distinzione tra ciò che ho visto nella mia scuola e una mandria di animali qualsiasi spaventati e in fuga“.

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