Viaggio all’interno del C.A.S. Rugby Reggio Calabria, dove sport e integrazione sono una cosa sola

Il viaggio di StrettoWeb all'interno della realtà C.A.S. Rugby Reggio Calabria: l'intervista al Presidente Rositano e le foto durante l'allenamento

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    Foto di Salvatore Dato / StrettoWeb
  • C.A.S. Rugby Reggio Calabria
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Una piccola realtà, un grande cuore. E’ il C.A.S. Rugby Reggio Calabria. Un campo, tanta passione, oltre 150 ragazzi, il concetto di accoglienza e integrazione vero, e lo sport, sempre quello vero. “Prego, entrate, sedetevi”, ci dicono accogliendoci nella stanza della segreteria del campo di San Cristoforo. E cominciano subito a parlare dei prossimi progetti. Ad accoglierci c’è lo “scheletro” del C.A.S. Rugby Reggio, composto dal Presidente Aldo Rositano e dai dirigenti Leandro Riso e Guido Castellani. Ogni tanto, in un’ora e mezza di piacevole chiacchierata, spunta anche coach Rosario Poma. E un’infinità di ragazzi che entrano, salutano e poi cominciano ad allenarsi: “non entra nessuno se non passa e saluta, piccoli e grandi, e non glielo abbiamo imposto noi. Questi sono i nostri ragazzi”, dice con soddisfazione e orgoglio il Presidente Rositano.

C.A.S. Rugby Reggio Calabria
Foto di Salvatore Dato / StrettoWeb

La redazione di StrettoWeb ha voluto conoscere questa realtà, che esiste da 20 anni. Piccola? Insomma! 300 tesserati prima del Covid, poi la ripartenza e gli oltre 150 attuali, con l’obiettivo di riformare la squadra seniores, ovvero la prima squadra. “Il 22 aprile faremo una fase finale d’istituto con le rappresentative d’istituto, in questo campo. E poi la festa finale con la Polizia, ci saranno componenti della Polizia, verranno le scuole, verrà la Federazione”. E’ un segno di ripartenza dopo il Covid: “c’è stata una caduta come tutti a causa della pandemia, i ragazzi si sono disabituati a fare sport”.

Qua, al C.A.S. Rugby, fanno tutto loro: il Presidente, i dirigenti, gli allenatori. Organizzano le trasferte, supportano i ragazzi, anche, anzi soprattutto, nella loro crescita prima umana e poi come atleti. Fanno da padri, da allenatori, da medici, da psicologi. E da addetti alla pulizia, perché sono sempre loro a occuparsi della pulizia dei locali dell’impianto. Dimostrazione sono anche i lavori effettuati, sempre all’interno dei locali, per proteggere l’area da atti di vandalismo succedutesi negli anni, quando la struttura non era ancora al sicuro; ma anche per ovviare ai problemi di allagamento del campo che hanno costretto la società a trasferire temporaneamente le squadre a Messina qualche anno fa.Campo San Cristoforo Rugby allagato

La nascita del C.A.S. Rugby nel 2003: la determinazione di Rositano e l’incontro con il figlio di Riso

Ma, come detto, c’è la passione, c’è la determinazione, c’è la volontà di fare qualcosa per questi ragazzi. E questa volontà parte proprio da loro, dal “gruppo storico”, guidato da Rositano. Ex giocatore di Rugby e Professore di Scienze Motorie, nel 2003 è stato trasferito a Reggio. Il mio sogno era di tornare a fare Rugby. Assegnato alla scuola ‘Vitrioli’, presi una quindicina di ragazzi delle mie classi e li portai ad allenarsi al Coni. Uno di questi ragazzi andò a casa e disse al papà: ‘il Professore vuole fare Rugby, mi ha detto che ti conosce’. Era Leandro, questo papà”, e da lì cominciarono insieme questa avventura, rivelano a StrettoWeb mentre ci mostrano una vecchissima foto degli anni ’70 prima di un’importantissima finale giocata al Granillo, allora vecchio Comunale e teatro delle partite più importanti delle squadre reggine di Rugby.

2010: dopo anni di allenamenti al Coni, arriva il campo di San Cristoforo…

E così nel 2003, appunto, comincia la loro avventura. Comincia andando per le scuole, cercando ragazzi appassionati e volenterosi. Nel 2004-2005 viene lanciata la Polisportiva e nel 2008 nasce il C.A.S., inteso come Centro Avviamento Sport, così come lo conosciamo oggi. Fino al 2010 il campo di allenamento era al Coni: “non potevamo avere attività giovanile perché ci allenavamo dalle 19 in poi e alle 21 il campo chiudeva. Sistemavamo i pali e le buche che venivano provocate da coloro che facevano il lancio del martello”. Dal 2010, però, viene inaugurato il campo a San Cristoforo e cambia tutto.

C.A.S. Rugby Reggio Calabria
Foto di Salvatore Dato / StrettoWeb

… e i risultati

E cominciano ad arrivare anche i risultati: “nel 2012 con la mia scuola siamo arrivati primi a Roma, campioni nazionali con 7 vittorie su 7. I ragazzi del 2009-2010 hanno vinto la Medaglia d’Oro in Toscana, c’era tutta Italia. Nel 2016-2017 abbiamo conquistato la C1 con i nostri ragazzi, siamo sempre stati primi e secondi in classifica in tutte le categorie”, continua Rositano. “Siamo stati per 5 anni al Trofeo Topolino, il più importante d’Europa, dove partecipano 64 squadre a categoria, non solo italiane. Partivamo col pullman da Reggio Calabria la sera e arrivavamo dopo pranzo. Il primo anno 4 vittorie, 4 pareggi e 2 sconfitte, decimi su 64 squadre”.

Lo sport e il problema Covid

Gestione oculata, quella del C.A.S. Rugby, senza debiti ma con il problema Covid sopracitato e con tre progetti in corso a inizio 2020 e poi bloccati. “Siamo tornati l’anno scorso, nel 2021, e abbiamo fatto attività fino all’Under 17”. Ora per fortuna si sta tornando ai numeri pre Covid: si è passati dai 90 agli attuali 160 tesserati. Persi, però, tantissimi ragazzi. La vita sedentaria durante il lockdown ha fatto tanto, ma di mezzo c’è un’altra spiegazione: “il ragazzo che oggi ha 10 anni, aveva 7 anni, perciò non ha fatto sport per tre anni. Chi ha giocato nell’Under 12 pre Covid, si è ritrovato nell’Under 16 dopo tre anni senza aver fatto l’Under 14. L’anno scorso siamo arrivati al punto di allenare 3-4 ragazzi a turno per non chiudere. Bisognava ripartire e non è la prima volta che lo facciamo, in questi 20 anni”, rivela Rositano. “C’è in più un problema sociale: dopo la crescita giovanile, dopo la maggiore età, in tanti vanno a lavorare al Nord. Sono anni che non riusciamo più a fare la squadra seniores e non solo noi, bensì anche società siciliane. Sono andati via tutti, chi per studio e chi per lavoro”.

Ma le soddisfazioni non sono solo nei risultati, ma anche nei giovani ragazzi che ora giocano in categorie importanti: “c’è un ragazzo marocchino, d’origine, che gioca nella Lazio in Serie A, ci sono ragazzi arrivati in Accademia. Lui aveva anche un fratello e tutti i giorni venivano al Coni ad allenarsi a piedi, anche sotto la pioggia”.

Il C.A.S. Rugby Reggio e il vero concetto di integrazione

Al C.A.S. Rugby Reggio è vera integrazione, non quella di facciata con cui in tanti si riempiono la bocca. “noi regaliamo tutto, anche ciò che compriamo; ricicliamo. Se arriva il papà a cui servono i pantaloncini, o le scarpe, noi gliele diamo. Ci sono alcune situazioni familiari difficili e per questo aiutiamo”.

Questi ragazzi li manteniamo noi, fanno amicizia coi nostri figli. Quando cucino la domenica devo stare attento al musulmano che ha problemi con la carne di maiale. Abbiamo comprato la pentola piccola apposta, per i musulmani”, rivela Leandro Riso. “Di integrazione ne parlano tutti, ma non la fa nessuno. Noi non trattiamo meglio o peggio un italiano rispetto a uno straniero, e viceversa, ma per noi sono tutti uguali”, continua Guido.

Ora l’obiettivo è di riformare la squadra Seniores per ottobre, per via di un gruppo di ragazzi 2005-2006, diciottenni o quasi, che possono cominciare. Si ripartirebbe dalla Serie C, unificata da C2 e C1 per via della scomparsa di tante squadre causa Covid. E’ questo il primo obiettivo della C.A.S. Ripartita, per l’ennesima volta, con la solita grinta, determinazione, passione. La stessa che contraddistingueva i dirigenti quando erano giocatori e in quel campo “bruciavano” l’erba.

C.A.S. Rugby Reggio Calabria
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