Domenica 30 aprile a S. Domenica di Ricadi, in piazza Roma, si terrà l’assemblea pubblica “Ospedale svuotato a Tropea, di chi è la colpa?”. Dopo che persino il presidente Occhiuto ha riconosciuto la rilevanza dei “medici gettonisti” – che disertano i concorsi pubblici per farsi assumere a costi esorbitanti per mezzo delle cooperative private -, dopo che gli scandali delle doppie fatture pagate a diverse cliniche private del territorio sono giunti persino in prima serata in Tv, dopo che la gravità dell’imbuto formativo in medicina e dei tagli al fondo sanitario nazionale sono stati denunciati pressocché da tutti è ora che la popolazione punti coraggiosamente il dito contro i due problemi fondamentali della sanità calabrese.
Il primo è il piano di rientro sanitario, figlio di quei tagli e del regionalismo. Un piano illegittimo, come spiegheremo nell’assemblea pubblica, e la cui esistenza stessa preclude qualsiasi ripresa reale dei nosocomi della nostra regione. Il secondo è il conflitto di interessi della medicina privata con la sanità pubblica, che si manifesta nei privilegi detenuti dalle cliniche private e nel disinteresse, da parte di molti dirigenti e reparti ospedalieri, a far effettivamente funzionare il servizio pubblico
Questi problemi rendono, ad oggi, poco credibile una reale applicazione dell’atto aziendale che l’ASP di Vibo Valentia sta elaborando per l’ospedale di Tropea. In una delle bozze si può leggere alla lettera che al presidio tropeano vengono assegnate “funzioni di Ospedale Generale, con un Pronto soccorso con interventi diagnostico-terapeutici di stabilizzazione e cura del paziente, di ricovero o di trasferimento urgente al Centro Spoke o Hub”. E che “nell’ambito del Presidio Ospedaliero di Tropea verrà realizzato un dipartimento funzionale interaziendale ad indirizzo oncologico attraverso tutti i servizi accessori per garantire la continuità assistenziale”.
All’interno del presidio, continua il documento, si assicura la presenza dei servizi di anestesia (che oggi non c’è), chirurgia generale (anche questo assente oggi), medicina generale (l’unico che oggi esiste) e ortopedia (che oggi è praticamente inesistente). Infine, si garantiscono i servizi h24 di radiologia e laboratorio (servizi che oggi sono espletati per sole 12 ore al giorno). Un precedente emblematico si può individuare nel dca 30/2016, fortemente migliorativo per il presidio tropeano ma mai stato implementato.
Lo scopo dell’assemblea pubblica, organizzata dal comitato “Calabria sociale” è, dunque, strutturare una rete di persone che si occupi di seguire costantemente, innanzitutto, la reale applicazione del piano promesso e denunciare alla collettività ogni ritardo e ogni distorsione dello stesso. Una rete di persone che, soprattutto, si occupi – coordinandosi con chi ha gli stessi obiettivi sul resto del territorio calabrese – di rivendicare l’abolizione del piano di rientro sanitario e l’internalizzazione della medicina privata nel servizio sanitario pubblico, condizioni improrogabili affinché la salute diventi un diritto e cessi di essere una merce difficilmente acquistabile dalle fasce popolari.