Dal Covid al Meteo, il lockdown delle mammine pancine nella società degli ‘mpanicati

Una normale pioggia sta colpendo Calabria e Sicilia esattamente come previsto nell'allerta meteo diffusa alla vigilia, eppure in centinaia di comuni (ma non tutti) le scuole sono incomprensibilmente chiuse per scelta politica nata dalle pressioni di una società isterica e ipocondriaca. La società degli 'mpanicati

StrettoWeb

A Reggio Calabria piove da ieri sera. Una pioggia moderata, normale, senza eccessi. Esattamente come previsto dai bollettini meteo di ieri. Eppure nella città calabrese dello Stretto, le scuole sono incomprensibilmente chiuse. Come a Catanzaro, Crotone, Vibo Valentia e centinaia di altri comuni minori. A Reggio ieri alle 18 il Sindaco f.f. Brunetti aveva diramato una nota in cui annunciava che gli istituti scolastici sarebbero rimasti aperti, e apriti cielo. Il tam-tam si è scatenato sulle chat di whatsapp, alimentato in modo particolare dalle mammine pancine, vero e proprio oggetto meritorio di approfonditi studi psichiatrici. Letteralmente indemoniate, hanno inveito contro la scelta dell’Amministrazione Comunale che avrebbe condannato i loro “bambini nelle bare”, e alla fine Brunetti non ha avuto il coraggio di resistere. Alle 21 ha inviato nuovo comunicato annunciando la chiusura delle scuole “di ogni ordine e grado”, accontentando ovviamente gli studenti, che saltano un giorno di scuola, ma anche gli insegnanti, che verranno retribuiti anche per questo giorno di vacanza, e le mammine ‘mpanicate della nostra malata società. Che funziona alla rovescia: non sono i sani a educare e guidare gli insani, ma esattamente il contrario.

Eppure a Messina le scuole sono aperte. Così come a Milazzo, a Barcellona Pozzo di Gotto, a Capo d’Orlando. Tutte località dove sta piovendo molto più forte che a Reggio, tutte località per cui le previsioni meteo erano chiare già ieri: avrebbe piovuto molto più forte che a Reggio. Ma non in modo così estremo da chiudere le scuole. I sindaci peloritani, infatti, in modo più sano e virtuoso, hanno ragionato con responsabilità: perché chiudere le scuole per un normalissimo giorno di pioggia? Non ci sono morti a Messina, non ci sono bambini nelle bare. Ci sono i ragazzi nelle aule scolastiche mentre fuori piove, così come siamo cresciuti tutti durante gli studi.

Questa storia delle scuole chiuse nata dopo l’inchiesta contro il Sindaco di Genova per l’alluvione del 4 novembre 2011 è soltanto un’opportunistica pratica con cui i Sindaci tentano di prevenire problemi con la giustizia. Ma è una stupidaggine, perchè le alluvioni si verificano anche con le scuole chiuse e possono provocare morti e danni anche con le scuole chiuse. Tutto il resto della città, infatti, non si ferma. Non chiudono gli uffici, non chiudono i negozi, le persone non rimangono in casa. E in caso di tragedia, i Sindaci finiranno indagati in ogni caso. L’unico modo per evitare problemi con la giustizia, infatti, sarebbe quello di evitare di fare il Sindaco. Se uno vuole fare il Sindaco, invece, ha il dovere di prendersi le proprie responsabilità. Se uno non vuole responsabilità, può fare benissimo qualsiasi altra cosa. Ma il problema peggiore, è cosa 11 anni di scuole chiuse ad ogni allerta meteo ha instillato nella società: un senso di paura costante e continuo, anche nei confronti della pioggia o delle condizioni meteo generiche, che porta ormai la gente a vivere in un perenne stato di ansia.

Così capita che un ragazzo alla prima esperienza di lavoro durante lo stage ti avvisa che “oggi non posso venire perché c’è vento”, e poi capita ancora che un ragazzino salti l’allenamento perché la mammina ha paura che gli venga la tosse in un pomeriggio con un alto tasso di umidità relativa, e poi capita ancora che “oggi piove e non usciamo”. Fino a poco tempo fa invece l’allenamento si faceva in qualsiasi condizione, a meno che il campo non fosse impraticabile. E per uscire sotto la pioggia bastava indossare le scarpe adatte, di cui tutti siamo dotati, e aprire l’ombrello. Al lavoro durante lo stage, inoltre, ci andavi anche pattinando sul ghiaccio arrivando per primo e uscendo per ultimo, per dimostrare serietà e conquistarti il posto.

Non è più così nella società degli ‘mpanicati: dal Covid all’allerta meteo, tutto diventa tragedia. Anche una banale influenza, o un giorno di pioggia. Ogni cosa è allarme. Cataclisma. Scuole chiuse. Lockdown. Provvedimenti necessari “per salvare la vita”, di persone che evidentemente hanno come unico scopo esistenziale quello di non morire. Scopo che non potranno comunque evitare in alcun caso. Ma intanto per questa paura di morire hanno già rinunciano a vivere. E, peggio del peggio, anziché mettersi tutti insieme e andare a vivere impauriti su un’isola deserta – potrebbero chiamarla, che so, The Fear Island – restano qui a rompere le palle anche agli altri, alla gente normale. Che tristezza.

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