Gazzetta dello Sport, Binda è sicuro: “Reggina nei guai, rischia il -7”

L'articolo di Gazzetta dello Sport, a firma Nicola Binda, all'indomani del secondo deferimento ufficiale comminato alla Reggina

StrettoWeb

All’indomani della notizia del secondo deferimento per la Reggina, con successivo comunicato del club, l’apertura dei grandi quotidiani nazionali è concentrata sugli amaranto, per quanto concerne la sezione Serie B. La Gazzetta dello Sport, ad esempio, titola: “Deferimento e raffica di accuse, rischio -7 ma il tempo stringe”. Il giornalista cadetto della rosea Nicola Binda, che ha seguito dall’inizio il caso Reggina, scrive di “situazione critica e molto complicata, visti i tempi ristretti”.

Aggiunge anche che i capi d’accusa sono 7 (“la reiterazione dei due mancati pagamenti del 16 febbraio al 16 marzo, più il mancato rispetto della rateizzazione Irpef ottenuta con il Salvacalcio, più il mancato pagamento Inps da aprile 2022 fino a febbraio, più il mancato rispetto del relativo accordo trovato con il Salvacalcio”, scrive) e che per questo il rischio è di un -7 in classifica in aggiunta al -3 attuale (“in teoria potrebbero costare 2 punti in tutto; la reiterazione per quelle saltate il 16 febbraio gli stessi 3 punti, mentre la recidiva può dare un altro punto ognuna”, scrive sempre Binda nell’articolo odierno su Gazzetta dello Sport).

“A metà maggio ci sarà l’appello al primo processo (fatto il 17 aprile), con probabile conferma del -3. Per il secondo – continua Binda – ci vorranno almeno 15 giorni da oggi, quindi più o meno i due procedimenti si accavalleranno. Il campionato finisce il 19, i playoff partono il 26-27. Cosa farà la Lega B? Con le due sentenze in mano (quella di primo grado è esecutiva), se la sentirà di far giocare lo stesso gli spareggi? Il rischio, in caso di successiva assoluzione della Reggina, sarà poi di doverla risarcire economicamente. Oppure aspetterà altri gradi di giudizio per essere più sicura? Il rischio rinvio – come avvenuto per la Serie C – è alto”.

“E’ un problema – conclude – anche il mancato rispetto dell’accordo trovato con il Salvacalcio, che dovrebbe fare annullare il piano di rientro di 5 anni: la Reggina vorrebbe farlo confluire nel famoso concordato. A proposito, sabato (salvo rinvii) dovrebbe essere l’ultimo giorno utile per l’approvazione del Tribunale di Reggio Calabria della proposta di ristrutturazione del debito (si parla di quasi 20 milioni), passaggio fondamentale (se la proposta sarà ritenuta congrua) per garantire la continuità aziendale ed evitare il fallimento”.

Riflessioni

Noi riportiamo la tesi di Binda e della Gazzetta, così come abbiamo riportato più volte quella di Jacobelli sul Corriere dello Sport, per mettere in evidenza le differenze nel trattare lo stesso argomento, sintomo della creazione di due fazioni – all’interno della tifoseria – che senz’altro non fanno bene alla piazza, che al momento si trova confusa. Il “caso Reggina” è senza dubbio spinoso, intricato e delicato, soprattutto in quanto inedito. Per la prima volta nella storia del calcio ci si trova di fronte a una società che ha fatto richiesta di ristrutturazione con le nuove norme statali, di recente accorpate dalla Figc, seppur dal prossimo anno e seppur con delle limitazioni.

L’errore, a parer nostro, è lanciarsi frettolosamente in giudizi (ma anche ipotesi) sull’entità della sanzione, proprio per la materia nuova. Si pensi al Tfn che ha sanzionato la Reggina con tre punti, qualche giorno fa, pur dovendo essere quattro da regolamento. Questo perché non esistono, sul tema, dei precedenti in termini assoluti, motivo per cui sarebbe meglio attendere le sentenze e poi anche le tesi difensive.

Ad oggi, le uniche certezze sono rappresentate dai fatti: i fatti dicono che la Reggina ha un doppio deferimento, una sentenza di penalizzazione in primo grado per il primo deferimento, un ricorso già ufficialmente presentato per l’Appello (in attesa di udienza) e delle condanne (rappresentate dalle motivazioni del Tfn) che dovrà ribaltare attraverso la tesi difensiva presentata. Tutto il resto, al momento, è solo ipotesi. E per un fatto così delicato, provare ad ipotizzare è quanto di più rischioso possibile, soprattutto per la confusione nei confronti di una piazza che non sa più che pensare, che chiede chiarezza, che non vuole più affrontare le ansie che l’hanno accompagnata negli ultimi dieci anni e che per questo tende a ragionare di pancia, saltando a conclusioni affrettate.

Però, c’è un però: la Reggina vuole andare fino in fondo alla questione, lo ha ribadito anche ieri e questo denota sicurezza nella volontà di affrontare il processo, affidandosi a una tesi difensiva evidentemente forte. Per il resto, solo il tempo darà ragione. Di certo, la storia dei processi insegna che è data a tutti la possibilità di difendersi e che l’ultima parola spetta all’ultimo grado di giudizio che deciderà di esprimersi. Per tale motivo, in questa fase, è meglio attenersi ai fatti, senza andare troppo oltre a conclusioni che poi rischiano di rivelarsi sbagliate.

Diverso è il discorso legato ai tempi. E lì non si tratta di fatti, ma neanche di ipotesi, bensì di indiscrezioni. La prima decade di maggio potrebbe esserci la sentenza in Appello, ma in caso di terzo grado si rischierebbe di arrivare a fine mese, con il termine della stagione in corso. In tutto ciò, c’è anche il secondo processo in corso in caso di nuova penalizzazione. L’interrogativo sui tempi è assolutamente legittimo. Ma, anche qui, non resta che attendere, senza farsi prendere dalla frenesia. Di certo, dalle parti dello Stretto, l’obiettivo e la speranza – rispettivamente per società e tifosi – è chiudere al più presto questa fastidiosissima questione.

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