La riforma previdenziale è urgente

Il problema previdenziale è strettamente connesso con le politiche attive del lavoro e con la natalità perché il nostro sistema è a ripartizione

StrettoWeb

Nonostante nel DEF Documento di Economia e Finanza praticamente non compare nulla per quanto riguarda le pensioni non bisogna abbassare la guardia per cercare di ottenere una modifica alla legge Fornero che va assolutamente cambiata in quanto troppo rigida e approvata in un contesto non più attuale. C’è stata delusione quando si è visto nero su bianco quanto pubblicato sul DEF ma bisogna considerare che quanto scritto rappresenta soltanto la cornice di una situazione economica che al momento si prospetta prudente ma che complice anche il turismo si spera possa migliorare e già nella prossima legge di bilancio possano essere inserite alcune norme importanti in materia previdenziale per riordinare un sistema troppo complesso.
Il problema previdenziale è strettamente connesso con le politiche attive del lavoro e con la natalità perché il nostro sistema è a ripartizione (in pratica chi lavora e versa i contribuiti provvede al pagamento delle pensioni di chi è già pensionato) ed a causa della frammentarietà del lavoro, delle retribuzioni che sono troppo basse e dell’enorme denatalità che abbiamo in Italia se non si inverte velocemente questo trend in poche decine di anni assisteremo ad un collasso del sistema previdenziale quando, per effetto del progressivo invecchiamento della popolazione, ci saranno più pensionati che lavoratori.

Bisogna, pertanto, che il Governo attui da subito dei provvedimenti per cominciare ad invertire questa situazione, dapprima diminuendo le tasse sul lavoro (non è possibile che se un dipendente incassa 1.200 € mensili il costo per l’azienda sia di oltre 2.500 € mensili) e poi incentivando al massimo la lotta all’evasione fiscale e contributiva che è stimata sui 100 miliardi di € annui. Dare, inoltre, un fortissimo impulso alla natalità con detrazioni fiscali e servizi aggiuntivi da fornire alle famiglie ed anche favorire una immigrazione regolare ed ordinata che possa fornire quella forza lavoro giovane di cui abbiamo assolutamente bisogno.

Stabilendo, poi, un tetto agli assegni previdenziali non coperti da corrispondenti versamenti previdenziali, operando una amplissima flessibilità in uscita anche oltre l’età ordinamentale di pensionamento, scorporando previdenza dall’assistenza e destinando il TFR alla previdenza complementare che fornisca quel 20/25% di assegno previdenziale in aggiunta alla pensione erogata dall’INPS in pochi anni il sistema potrà essere in equilibrio ed i cittadini italiani avere una pensione dignitosa dopo una vita di lavoro.

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