Maestra sospesa, altro che una preghiera: ungeva gli alunni con olio ‘santo’

Non è stata solo una innocente preghiera e la sospensione non è arrivata a sorpresa: la maestra di Oristano ha nascosto la verità

StrettoWeb

La vicenda della maestra sospesa per una preghiera è diventato un caso nazionale. La docente, della provincia di Oristano, è stata sospesa per 20 giorni con una riduzione di stipendio. Sui social, anche grazie all’ampia eco mediatica, è partita la macchina di solidarietà nei confronti della maestra in questione. E addirittura c’era chi, dalla Sicilia, chiedeva di far trasferire la donna per potersela ‘accaparrare’ in quanto elemento raro. Peccato però che la verità sia ben altra.

Già, perché il dirigente scolastico Pino Tilocca, preside della scuola dove la donna prestava servizio, ha rivelato tutto. “Tiene banco anche oggi la vicenda della maestra di San Vero sospesa dall’insegnamento per 20 giorni – scriva Tilocca sui social -. Continuano naturalmente anche i commenti social, tanto più perentori quando dettati dall’ignoranza delle procedure e dei fatti. C’è addirittura chi chiede la cacciata del dirigente scolastico che nella vicenda non ci entra e non ci esce. L’atto di sospensione infatti è stato preso dall’ufficio procedimenti disciplinari dell’Ufficio scolastico di Oristano, competente in virtù della gravità dei fatti contestati. Si tratta di un organismo composto da tre dirigenti di alta e documentata competenza giuridica e il cui comportamento è notoriamente caratterizzato da prudenza, sobrietà, equilibrio. Lo prova anche l’atteggiamento di grande professionalità che dimostrano in questi giorni, di assoluto riserbo proprio in quanto consapevoli del carattere riservato di un procedimento disciplinare“.

Maestra inebriata dalla notorietà

Riserbo che invece non sembra informare il comportamento della maestra che appare decisamente inebriata dalla improvvisa notorietà. E come succede spesso a chi parla molto, qualche incongruenza appare emergere qua e la nelle sue dichiarazioni. La prima è l’affermazione di essere stata sorpresa dal provvedimento nei suoi confronti di cui dichiara non aveva cognizione. Questa affermazione non può corrispondere a verità perché il primo atto di avvio di un procedimento disciplinare è la comunicazione all’interessato che viene informato degli addebiti a suo carico e invitato a presentarsi per un colloquio assistito dal suo sindacato o da un legale, oppure in alternativa a inviare una memoria difensiva“, si legge in un post pubblicato dal dirigente.

La maestra non può non aver ricevuto questa comunicazione e sapeva quindi benissimo che c’era in atto un procedimento nei suoi confronti – prosegue -. Nella sua prima intervista alla stampa inoltre ha dichiarato di essersi limitata ad un paio di preghiere e alla realizzazione di un rosario. Tutti abbiamo colto la sproporzione fra i fatti dichiarati e l’entità del provvedimento, ma pian piano stanno emergendo elementi e circostanze che danno una dimensione diversa alla vicenda. Per esempio la proiezione di filmati contenenti disastri naturali che vengono attribuiti alla furia del Dio vendicatore dei peccati mondani (maledetti sodomiti) e dell’unzione riparatoria dei bambini con l’olio proveniente da quel business blasfemo che è Medjugorie“.

“Superstizioni medievali”

Comportamenti ripetuti per i quali l’insegnante parrebbe aver ignorato i precedenti richiami. In tutto questo è facile rilevare un atteggiamento non troppo equilibrato, peraltro in linea con con la propaganda omofoba abbondantemente presente sul profilo social della protagonista della vicenda. Per questo appaiono fuori luogo le bizzarre dichiarazioni del presidente Solinas vestito da crociato e le frettolose interrogazioni parlamentari tese a innescare una guerra di religione che non ha senso di esistere“, continua il dirigente.

Perché in realtà dalle circostanze non si evidenzia una contrapposizione tra una concezione laica e una religiosa della scuola, quanto il fatto che in nessuna scuola civile possano avere diritti di cittadinanza comportamenti ispirati a superstizioni medievali che mettono in discussione il diritto per i nostri bambini ad avere conoscenze ispirate alla razionalità e ad un apprendimento che ne sviluppi le competenze cognitive“.

E’ insostenibile quindi dire che in questa vicenda ci sia una contrapposizione tra cultura cattolica e cultura laica, che non ci hanno mai scandalizzato due Ave Maria; però l’utilizzo della scuola pubblica per diffondere una subcultura bigotta, oscurantista ed antiscientifica no, questo non è ammissibile“, conclude il dirigete scolastico Pino Tilocca.

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