Messina Denaro: è caccia al medico ‘fantasma’, vero regista della latitanza

Gli investigatori sono convinti che dietro al medico di Matteo Messina Denaro ce ne sia uno molto più importante e influente: è caccia al 'regista' della latitanza

StrettoWeb

Secondo gli investigatori che stanno indagando sugli ultimi 30 anni di Matteo Messina Denaro, dietro alla latitanza ci sarebbe un regista occulto. Si tratta verosimilmente di un medico con rapporti antichi e stretti con il mondo della sanità palermitana. Questi avrebbe gestito in particolare l’ultimo periodo della latitanza del boss, da quando è subentrata la malattia.

L’ipotesi è stata avanzata dalla Procura di Palermo. Gli inquirenti sono dunque consci del fatto che non ci possa essere dietro solo Alfonso Tumbarello, il medico di Campobello di Mazara che per due anni ha prescritto esami e farmaci al capomafia. Dopo la diagnosi di cancro, infatti, Messina Denaro è riuscito a sottoporsi a tutte le cure e gli accertamenti del caso.

Tumbarello e gli altri medici che lo hanno visitato, un oncologo di Trapani, un endoscopia di Castelvetrano, sarebbero tutti step di un percorso sanitario diretto da una sola persona. I magistrati stanno tentando di ricollegare i pezzi. Vogliono capire, ad esempio, se ci sono eventuali collegamenti tra il misterioso medico e Giuseppe Guttadauro, storico capomafia di Brancaccio, anch’egli medico, che nel suo mondo conserverebbe ancora molti rapporti.

Il medico ‘fantasma’ e i suoi contatti

Quel che è certo è che le scelte sanitarie di Messina Denaro sarebbero state guidate. Lo dimostrerebbe, ad esempio, la richiesta di secretare il fascicolo medico elettronico, mossa che difficilmente il latitante avrebbe pensato spontaneamente. Altro indizio in tal senso è la scelta di lasciare Mazara del Vallo, dove era stato in cura inizialmente. Il boss ha poi affrontato il secondo intervento chirurgico e la chemioterapia alla clinica La Maddalena di Palermo. Scelta sicuramente consigliata da un esperto.

Guttadauro, arrestato di recente per traffico di droga, è da sempre collegato a Messina Denaro. Il fratello Filippo, che sconta il cosiddetto ergastolo bianco, è il cognato del capomafia, marito di Rosalia, arrestata per associazione mafiosa poco dopo Matteo. In casa della donna è stato trovato il pizzino con una sorta di diario clinico del fratello. Proprio questo ha portato gli investigatori sulle sue tracce.

Medico di Messina Denaro al servizio di Cosa nostra

Intanto per Tumbarello le cose si complicano. “La messa a servizio dell’esercizio della professione sanitaria agli interessi del più ricercato latitante dell’associazione mafiosa, manifesta anche per ciò solo, la permeabilità del sanitario all’agevolazione degli interessi dell’intera organizzazione e dei suoi più rappresentativi esponenti, così da perpetuarne l’operatività“.

E’ quanto scrive il tribunale del Riesame di Palermo. Oggi ha depositato le motivazioni del provvedimento col quale ha confermato il carcere per Alfonso Tumbarello. Il medico di Messina Denaro, accusato di falso e associazione mafiosa, per due anni ha curato il boss latitante.

In definitiva – proseguono i giudici – l’indagato si trova ancora al centro di quel crogiuolo di relazioni territoriali e sanitarie, tutte da accertare, che hanno condotto e concorso alle mistificazioni necessarie a garantire nel tempo, la latitanza del boss e che, al contempo, valgono a radicare il pericolo della ripetibilità di analoghe condotte in favore dell’associazione mafiosa, con la messa a disposizione delle personali competenze e conoscenze nello specifico ambito sanitario“.

Fiammetta Borsellino: “l’arresto è importante ma occorre trovare i complici”

L’arresto di Matteo Messina Denaro è stato un “importante risultato, ma non bisogna fermarsi a questo risultato. Occorre capire come mai questa persona per tanti sia riuscita a rimanere libera, chi sono stati i suoi complici. Bisogna sempre guardare avanti e non pensare che l’arresto di un grosso mafioso possa essere un punto di arrivo“. A dirlo è stata Fiammetta Borsellino, figlia di Paolo, magistrato antimafia ucciso nella strage di via D’Amelio. La donna ha parlato durante un incontro con gli studenti dell’istituto comprensivo Giuliana Saladino del quartiere Cep di Palermo.

Noi sappiamo che il crimine, le mafie ancora esistono – ha aggiunto -, hanno una grande capacità di rigenerarsi. Non bisogna abbassare la guardia, occorre sempre mantenere alta l’attenzione per fare sempre meglio“.

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