Pippo Inzaghi e la Reggina finiscono sulla prestigiosa rivista inglese “Four Four Two”

L'allenatore della Reggina Pippo Inzaghi si è concesso alla prestigiosa rivista inglese "Four Four Two", parlando di tantissimi argomenti

StrettoWeb

Dalla (fu) Regina alla Reggina; dall’Inghilterra all’Italia, a Reggio Calabria, più precisamente al Sant’Agata. Un bel viaggio (lungo) della prestigiosa rivista inglese “Four Four Two” sullo Stretto. Per chi? Naturalmente per lui: Superpippo Inzaghi. E, di riflesso, per la squadra che attualmente allena, quella amaranto. L’ex attaccante si è concesso ai microfoni di Daniele Verri, che ha girato al mister le domande di alcuni lettori e ha affrontato tanti argomenti.

Le differenze tra la sua infanzia (col fratello Simone), fatta di pallone e aria aperta, a quella attuale, con Play Station e telefonini (“vale anche per me, lo ammetto”). Poi un gol su punizione con l’Atalanta, la Juve di Zidane e Del Piero, il passaggio al Milan con le gioie di Manchester e Atene e l’incubo di Istanbul. E il passaggio dal campo alla panchina: fare l’allenatore è più difficile che fare il calciatore, ma io amo fare questo lavoro. Sogno? Allenare l’Italia un giorno, ma sono ancora giovane e mi piacere vivere il campo ogni giorno”.

Non può mancare un passaggio su Ancelotti, “fonte d’ispirazione per tutti, la sua tranquillità è unica e fa sì che venga amato da tutti, anche da chi non è suo giocatore. E’ l’allenatore più importante che io abbia mai incontrato nel mondo del calcio. Ogni tanto ci sentiamo, gli chiedo consigli”. E a proposito di rapporto tra allenatore e giocatori, come gestisce lo spogliatoio l’Inzaghi allenatore: “si deve conoscere il gruppo, che è composto da personalità diverse e per questo non puoi parlare a tutti allo stesso modo. Ciò che voglio è comunque evitare di commettere errori che alcuni allenatori hanno commesso con me. L’onestà è la qualità più importante: dire le cose come stanno, non risultando falsi”.

Il rapporto con Simone: “lui guarda sempre le mie partite e io le sue, ci sentiamo dopo e condividiamo rassicurazioni e commenti. Quando sei troppo educato, e lui lo è, ti assalgono di critiche. Gli italiani adorano gli allenatori che urlano”.

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