Reggina, quanto cambia in 20 giorni… ma noi vi avevamo avvisati

Reggina, due vittorie di fila e rilancio in classifica: ora di nuovo sorrisi e fiducia, ma bisognava averne anche quando le cose non andavano benissimo

StrettoWeb

Quanta soddisfazione c’è nell’affermare “ve l’avevamo detto”? Tanta, ma allo stesso tempo questa frase lascia con sé un alone di antipatia e spocchia. E allora facciamo così: diciamolo a bassa voce. 20 giorni fa (venti!), tre partite fa, 6 punti in meno fa, una serie di sconfitte bruttissime fa, noi però lo urlavamo. Lo facevamo attraverso i nostri editoriali. Quando i tifosi della Reggina vedevano il baratro, quando aleggiava un pessimismo cosmico. Era qualche giorno dopo il tonfo interno contro il Cagliari. E noi scrivevamo così.

Lo pensavamo davvero, allora. Non poteva essere sempre tutto, troppo, negativo. Non potevano sempre arrivare gli eurogol da fuori area all’incrocio; i colpi di testa dal limite con palla sotto la traversa; le reti subite al primo tiro in porta; le sconfitte nel finale; le avversarie più forti nel loro momento migliore. No, non poteva essere. Perché nel calcio, come nella vita, la ruota gira. E così, se per tutti questi mesi la palla è finita dentro anziché colpire la traversa, adesso succede che il portiere avversario entri dentro la porta con tutta la sfera, o che il difensore avversario se la faccia rimpallare addosso per l’autorete.

Precisiamo sempre, ovviamente, che calciatori e tecnico c’hanno messo del loro, in tutto ciò. Tradotto: non sono esenti da colpe. Ma in campo ci sono anche gli avversari e, in questo girone di ritorno, esclusi gli harakiri di Cittadella e Cosenza, con le squadre che stanno sotto o con le squadre “alla portata”, la Reggina ha fatto sempre punti. Era il motivo per cui contava pazientare e attendere squadre di pari livello, se non in alcuni casi anche superiori, come un Venezia che l’anno scorso militava in Serie A. Detto, fatto. Nelle ultime due – cioè compagini che non si chiamavano Pisa, Parma, Cagliari o Genoa – sono arrivate due vittorie.

Vogliamo ammettere che ci sia stata tanta fortuna? E sia! Vogliamo ammettere che la brillantezza non è quella dell’andata? E sia! Vogliamo anche aggiungere che ancora permane quell’ansia da risultato che fa sì che ci si rintani dentro la propria area? E sia! Ma diciamo anche che mancavano i calciatori più tecnici (Di Chiara, Majer, Hernani e Menez). E diciamo anche, come già ribadito dopo Perugia, che del bel gioco al momento non importa nulla. A Inzaghi avevamo chiesto proprio questo alla vigilia: meglio giocare bene e perdere (ancora) o giocare così così e vincere? La risposta era stata chiara: “la strada tracciata è quella, ad oggi non ci interessa di giocar bene”. E sia!

La bravura di un allenatore sta anche nel saper leggere quei momenti della stagione in cui è possibile osare (4-3-3 sbarazzino dell’andata dove la squadra volava, senza infortuni o cali di condizione) e in cui invece è meglio stare più accorti. Forse, il mister – ma parlare col senno di poi è sempre troppo facile – se n’è accorto con qualche settimana di ritardo, magari con l’obiettivo di perseguire quel “bel gioco” chiesto dalla società e rimarcato spesso dal Presidente Cardona. E allora, e allora, diamo ancora una volta i meriti a Superpippo, ben consapevoli che la sua vera impronta non è quella attuale, a livello tattico e di fisionomia, ma quella del girone d’andata. Ora si sta adattando. Non dimentichiamo che per valore della rosa la Reggina è decima, per monte ingaggi è ottava e sul campo è quinta, davanti alle ricchissime Pisa, Parma, Cagliari, Palermo.

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