“Reggino disagiato”: perchè i tifosi di Capo d’Orlando hanno ragione

Lo striscione esposto dai tifosi di Capo d'Orlando nell'ultimo match giocato contro la Pallacanestro Viola deve far riflettere

StrettoWeb

Reggino disagiato, hai rotto il vetro e sei scappato“.

La frase in questione è apparsa su uno striscione mostrato dai tifosi di Capo d’Orlando durante il match dell’ultimo turno del girone B di Serie B che vedeva i siciliani opposti alla Pallacanestro Viola. Il riferimento dei supporter di casa è al brutto episodio avvenuto nella gara d’andata: al termine del match del PalaCalafiore, i siciliani hanno ritrovato il vetro esterno del proprio pullman sfondato.

Tifosi pericolosi!

L’episodio in questione era stato documentato su StrettoWeb, presente sul posto, al termine della gara. Lo scenario era più o meno il seguente: tifosi messinesi comprensibilmente infastiditi dall’accaduto e dai ritardi sul programma di ritorno in Sicilia; di fianco, qualche tifoso reggino imbarazzato e incredulo per l’accaduto.

La Pallacanestro Viola ha subito espresso la propria solidarietà a Capo d’Orlando, condannando fermamente il gesto con una nota nella quale si è fatta interprete del pensiero dell’intera tifoseria. Riesce assai difficile imputare l’accaduto alla tifoseria neroarancio. Non sarebbe la prima volta nella storia dello sport che dei tifosi si macchino di un atto vandalico e non intendiamo certo dire che i tifosi reggini siano più “educati” di quelli del resto d’Italia.

Ma chi vive settimanalmente il PalaCalafiore può testimoniare come il numero esiguo di tifosi presenti sia per lo più composto da famiglie con bambini (anche molto piccoli), affetti di staff e giocatori, giornalisti dei vari media, dirigenti, sponsor, atleti del basket in carrozzina, le ragazze della Reghion Volley, scolaresche e qualche appassionato di vecchia data.

La “frangia più calda” del tifo, presente da quest’anno, è composta da un gruppetto di giovanissimi che con tamburi e trombette dà una mano a Tommaso Buffon, instancabile icona del tifo neroarancio che, in versione “maestro elementare”, si diverte a insegnare le basi dello sbandieramento a bambini e bambine che hanno ancora i denti da latte.

Al netto di qualsiasi rivalità sportiva o geografica, ci sembra difficile identificare l’accaduto come uno sfregio di natura sportiva, un sfogo dovuto alla sconfitta o alla triste stagione che si sta vivendo dalla sponda calabrese dello Stretto. I tifosi reggini assomigliano più a quelli che cospargono di sale il bordo del campo prima della gara che a vandali armati di spranghe.

Come specchiarsi in un vetro rotto

Ma i tifosi di Capo d’Orlando hanno ragione. Appurato che sulla seconda metà dello striscione permangano forti dubbi, al netto del fatto che le mele marce esistano ovunque, sulla prima parte appare difficile dargli torto.

Il “Reggino disagiato” è quello al quale non interessa minimamente come l’esterno del PalaCalafiore, una struttura sportiva di “Serie A” in una categoria in cui molte squadre giocano in vere e proprie palestre, sia totalmente al buio e senza telecamere di sorveglianza, soprattutto nel parcheggio.

Il “Reggino disagiato” è quello che non si cura del fatto che nel piazzale di fianco alla biglietteria del palazzetto siano spesso accampati dei rom/nomadi, con tanto di panni stesi e rifiuti abbandonati dopo il loro passaggio. Un passaggio dopo il quale, casualmente, si registrano episodi di vandalismo e furti ai danni degli stessi reggini e dei presenti in zona.

Il “Reggino disagiato” è quello che trova il tempo di andare a Pentimele se c’è la fiera, per comprare qualche cianfrusaglia, ma non di andare a sostenere (per una spesa certamente inferiore!) una realtà storica come la Pallacanestro Viola che, se non fosse per i membri del Trust e dei pochi, veri, tifosi rimasti, non esisterebbe più. La cosa peggiore è che, in quel caso, il “Reggino disagiato” non se ne accorgerebbe nemmeno.

È come specchiarsi in un vetro rotto: avere di fronte un’immagine frammentata e distorta, ma esserne talmente abituato da non sentire il bisogno di fare nulla per cambiare le cose.

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