“Senza migranti tra 20 anni conti Inps critici e peggioramento delle pensioni”

Tridico lancia l'allarme pensioni: "senza migranti tra 20 anni i conti Inps saranno critici. Non si cambi la legge Fornero. Salario minimo è indispensabile"

StrettoWeb

Senza i migranti, tra 20 anni i conti Inps saranno critici. Cambiare la legge Fornero peggiorerebbe ancora il quadro delle pensioni. L’Europa ci dice che nessuno può stare sotto un certo livello di reddito. Il salario minimo, come in larga parte della Ue, è indispensabile e non è alternativo ai contratti collettivi“. E’ quanto dichiarato in una intervista alla Stampa dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico.

Il minimo storico di nascite “è un numero molto pericoloso per la sostenibilità delle pensioni. In prospettiva, con questa demografia, avremo più o meno lo stesso numero di persone che vanno in pensione e che entrano nel mercato del lavoro. Quindi un rapporto di uno a uno“, “un numero che definirei davvero critico“. A questo numero, se nulla cambia, si potrebbe arrivare “dopo il 2040“.

Le economie ricche hanno tutte molti migranti – precisa Tridico – Anche noi abbiamo l’esigenza di coprire la domanda di lavori medio bassi da Nord a Sud con gli stranieri. La soluzione non può che essere l’accesso di un’immigrazione regolare e fluida“. L’attuale saldo per le casse Inps con i lavoratori stranieri “è decisamente positivo. Chi arriva in Italia in larga maggioranza è giovane. Laddove lavora in chiaro, contribuisce in modo positivo al welfare italiano“.

Con il Reddito di Cittadinanza spiega Tridico, non è aumentato il lavoro nero. “Anzi – precisa – si è ridotto. E l’occupazione in generale è aumentata. In Italia c’è una questione di bassi salari. Non è vero che il costo del lavoro in Italia non è competitivo. I giovani hanno voglia di lavorare ma se ne vanno perché qui si guadagna poco“.

Sulle riforme: “Con il nostro andamento demografico riscrivere la Fornero peggiorerebbe ancora il quadro. Quindi non credo ci siano le condizioni per abolire o cambiare a fondo la riforma. Le quote non sono la soluzione“.

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