Strage di Erba: “fu un’indagine pessima, ma non significa che Olinda e Rosa siano innocenti”

Il criminalista Luca Chianelli spiega perché quest'ennesima "folata innocentista" sulla strage di Erba potrebbe essere un fuoco di paglia

StrettoWeb

Sulla Strage di Erba si riaprono nuove e vecchie ipotesi. Ma si tratta davvero di un caso malagiustizia o ancora è tutto da vedere? “L’attesa della revisione non è essa stessa revisione. Non vorrei rovinarvi la “festa” ma bisogna esser cauti”. E’ quanto scrive Luca Chianelli, docente di Criminalistica e Tecniche di polizia scientifica presso l’Università di Roma Tor Vergata e direttore del Cis (Centro Investigazioni Scientifiche), nonché ex appartenente al Ris.

Io sono un tecnico che rimane ancorato a dati tecnici – spiega Chianelli a StrettoWeb , quindi non posso essere innocentista, non conoscendo le carte. Ciò che so è che questa non è la prima richiesta di revisione del processo. Ma se le argomentazioni della difesa sono sempre le stesse, non so cosa potrà cambiare“.

Già, perché non basta avere una teoria innocentista. E non basta nemmeno fare gli opinionisti di criminologia per diventare degli esperti criminologi. Chianelli, che ha alle spalle una lunga carriera nel settore, consiglia, tra le righe, di andarci coi piedi di piombo coi proclami di innocenza di Rosa e Olindo. “Tante volte – prosegue il criminalista – ho visto titoloni che lasciavano intendere come già avvenute delle cose soltanto richieste (in alcuni casi solo pensate ma prontamente “confidate” ai giornali! ) che, puntualmente, si rivelavano una vacua ginnastica propagandistica di personaggetti in cerca di visibilità, senza che poi si ottenesse, nelle aule giudiziarie, l’esito sperato“.

Gli esempi sono tanti e ciclicamente ritornano: “banda Bossetti” docet (con riferimento all’efferato omicidio della tredicenne Chiara Gambirasio, ndr). Nel corso di questi anni ho visto più volte esperti o, più spesso, sedicenti tali avventurarsi in improbabili disamine pseudotecniche sulla c.d. “Strage di Erba”“, chiosa Chianelli.

Luca Chianelli, criminalista

La spettacolarizzazione della strage di Erba

In alcuni casi ho avuto quasi la sensazione che, per alcuni “esperti opinionisti”, dovesse probabilmente essere una sorta di “passaggio obbligato”, arrivando puntualmente a ripetere teorie altrui e parlare per sentito dire; senza portare dati concreti e scientificamente validi a sostegno dei loro suggestivi virtuosismi criminologici, in trasmissioni o su giornali, di approfondimento e non, di cronaca nera e giudiziaria – scrive ancora Chianelli sulla gestione mediatica della strage di Erba – a volte addirittura di varietà (e non mi riferisco affatto a Le Iene che, spesso, hanno rappresentato un importante stimolo investigativo e un vero faro puntato su indagini “cinofalliche” e misteri davvero bui!). Ricordiamoci che popolarità non è sinonimo di professionalità!“.

E Chianelli parla in parte a ragion veduta, considerato che a distanza di qualche anno dalla strage di Erba aveva avuto modo di approfondire i fatti di quel cruento pluriomicidio. “Avendo esaminato direttamente (circa 10-12anni fa) alcuni atti del fascicolo e, soprattutto, avendo letto e apprezzato il “valore probatorio” di alcune tesi innocentiste succedutesi nel corso degli anni…ora non mi lascio così impressionare da questa ennesima folata innocentista che si è levata da qualche settimana ma che affonda le proprie radici in precedenti argomentazioni difensive“, sottolinea Chianelli.

Le falle dell’indagine

Che ci siano state lacune investigative importanti, Chianelli ne è convinto e lo scrive senza mezzi termini. “L’indagine fu pessima. Davvero pessima! Per ciò che è stato fatto, per come è stato fatto e anche per ciò che non è stato fatto“. Ma non solo. “Pur di non ammetterlo – precisa il criminalista ai nostri microfoni – sono andati avanti a testa bassa. Il Ris, ad esempio, è intervenuto solo per un’indagine di laboratorio, quindi sostanzialmente si può dire che non sia intervenuto“. Nessuna prova sulla scena del delitto, dunque, è stata raccolta dai Ris. E questo è emblematico per comprendere la genesi delle lacune investigative di cui parla Chianelli.

In un caso come questo vi sono prove dichiarative e prove scientifiche. “Nel processo di Erba quella scientifica è molto problematica -, ci spiega ancora Chianelli – perché c’è solo una traccia ematica“. Per altro alquanto dibattuta. “A carico di Rosa e Olinda c’è poco o nulla sulla scena del crimine“, chiosa il criminalista. Il supporto scientifico, che è imprescindibile, in questo caso è problematico.

La c.d. “prova dichiarativa” era debole e contraddittoria: la valenza probatoria del narrato, non proprio spontaneo-chiaro-coerente, del Frigerio era palesemente compromessa e per nulla granitica. Ricordo che tutto ciò fu già evidenziato dalla Difesa ma i Giudici ritennero la dichiarazione perfettamente valida“, scrive il criminalista.

Ci sono nuove evidenze?

Pertanto, escludendo la possibile presenza di auspicabili ulteriori e nuovi dettagli (forse all’epoca sottovalutati!), i Giudici si sono già pronunciati su questo tema che, dunque, non rappresenta un’argomentazione nuova, inedita. A tal proposito – precisa Chianelli -, spero che il livello tecnico delle “argomentazioni nuove” sia ben diverso dal passato di cui ricordo, a titolo di esempio, una suggestiva ricostruzione di qualche esperto innocentista in merito alla morte della Cherubini (moglie del Frigerio): sarebbe stata ammazzata “con una particolare e caratteristica tecnica mediorientale, araba, e il suo corpo sarebbe stato poi messo in ginocchio col busto flesso in avanti a mo’ di preghiera e orientato verso La Mecca nei pressi del balcone”.

Giova ricordare che la pista ‘mediorientale’ fu più volte battuta, ma portò sempre ad un nulla di fatto. L’ex marito di Raffaella Castagna, che perse la vita nella strage insieme al figlio Youssef, era infatti maghrebino. Azouz Marzouk, qualche anno fa, si è detto addirittura convinto dell’innocenza di Olindo e Rosa. E per le sue dichiarazioni era stato accusato di calunnia a mezzo stampa. Accusa dalla quale fu poi assolto.

Si tratta dunque di una vicenda intrecciata e complicata quella della strage di Erba, e per niente lineare.

“E’ un errore accusare qualcun altro per difendere se stessi!”

E’ un errore accusare qualcun altro per difendere se stessi! – chiosa ancora Luca Chianelli – Speriamo non ci si sia affidati ad esperti di comunicazione non verbale, esperti nella rivelazione della menzogna, super esperti di peluche o di tracce audio vincitori di Oscar a Hollywood, esperti che su una scena del crimine non ci sono mai stati e come Tribunale magari conoscono, e bene, solo quello di Forum.
La scelta dei consulenti qualifica il livello e rivela gli scopi della parte processuale, sia essa pubblica o privata. Speriamo stavolta il livello tecnico sia (più) alto e soprattutto (più) serio. Così potrebbe essere, visto l’importante risultato di esser riusciti a convincere ed attivare il PG Tarfusser“.

Finalmente ci si muove in un più credibile ambito giudiziario…del cui sistema, è bene però ricordare, fanno parte anche tutti i Giudici che, avendo affrontato e valutato il caso, si sono poi determinati per la condanna all’ergastolo. Infine, ricordo ancora che gli elementi a carico dei due imputati non erano solo quelli oggi riportati dai media“, sottolinea Chianelli.

“Non è andata come hanno ricostruito”

Io non so come sia andata ma sicuramente non è andata come hanno ricostruito, ma questo non significa che non siano stati loro. A mio avviso Olindo e Rosa non sono né omicidi da piano perfetto, né due ingenui. Io, però, a differenza di altri non mi avventuro in cose che non conosco“, conclude Luca Chianelli a StrettoWeb.

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