Tutti contro il Ponte sullo Stretto: l’ultima grande bugia sui soldi che “non ci sono”, ma la verità è l’esatto opposto

Ponte sullo Stretto, la sinistra ha più volte cancellato i finanziamenti e adesso sbraita che non ci sono soldi. E invece il nuovo Governo ha già previsto nel Def come reperirli

StrettoWeb

Sono tornati. Tutti mobilitati contro il Ponte sullo Stretto: dai ricchi proprietari delle lussuose ville di Ganzirri ai fanatici pseudo ambientalisti per ideologia politica; dai grandi giornali nazionali agli ecologisti a senso unico. C’è tanta gente che già da tempo ha perso ogni briciolo di credibilità e adesso sbraita contro la grande opera dello Stretto, il più grande investimento della storia per lo sviluppo del Sud Italia. A Messina c’è la banda di Accorinti, Sturniolo e Ialacqua: sono così tanto convinti che il Ponte si farà al punto da minacciare di “fermare le ruspe con i nostri corpi“, ma non si sono mai immolati quando governavano Messina e la città è rimasta un mese senz’acqua, o per l’ignobile degrado delle baracche.

A Reggio invece tutti i grandi paladini dell’ambiente di Wwf, Legambiente e compagnia sono piombati nel silenzio più assoluto per l’abbattimento degli storici alberi intorno piazza De Nava, autorizzato dall’amministrazione comunale di sinistra che sostengono mentre strizzano l’occhio ai fanatici che imbrattano monumenti e bloccano le strade in nome dell’ambiente. Che ipocrisia!

Ma la grande novità dell’ultima ora è l’attacco al Ponte sullo Stretto anche da parte dei grandi giornali, da Corriere a Repubblica fino al Sole 24 Ore, che hanno capovolto la notizia titolando che per la grande opera “non ci sono i soldi“. Una non-notizia, perché i soldi non ci sono oggi come non c’erano ieri e non c’erano l’anno scorso proprio a seguito delle scellerate decisioni della sinistra di toglierli e dirottarli altrove nel corso degli anni in cui ha governato il Paese. Dire che per il Ponte sullo Stretto “non ci sono i soldi“, equivale a dire che “la Sicilia è un’isola” o “Roma è la Capitale dell’Italia“. Una scontata banalità. Come potrebbero mai esserci già oggi i soldi per il Ponte se il decreto che riavvia l’iter amministrativo è stato appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale, e se il Governo che vuole realizzare il Ponte si è insediato da poco più di cinque mesi? Non ci sono ancora neanche le nomine della concessionaria, non c’è ancora neanche l’aggiornamento del progetto: come per ogni altra opera pubblica, i soldi arrivano dopo il completamento di tutto questo iter amministrativo e burocratico. Che il governo Meloni ha riavviato in modo rapidissimo, bruciando le tappe e recuperando in poche settimane 11 anni di “no” della sinistra.

E tra l’altro i soldi per il Ponte non ci sono proprio perché la sinistra che oggi sbraita per questo, in passato li ha bloccati, cancellati e dirottati altrove. Era infatti il 2005 quando il contraente generale del progetto, Eurolink vinse la gara d’appalto indetta dal governo Berlusconi con un’offerta di 3,88 miliardi di euro. Poi nel 2006 il governo Prodi vinse le elezioni e bloccò l’iter. Nel 2008 Berlusconi tornò al Governo con nuove elezioni e riprese l’iter per il Ponte in precedenza bloccato dalla sinistra, fino all’approvazione del progetto definitivo nel luglio 2011. Il progetto, oltre al Ponte, comprende la nuova linea metropolitana che collega Messina e Reggio Calabria, oltre 40 chilometri di raccordi stradali e ferroviari e tutta una serie di opere per adeguare strade, autostrade e ferrovie calabresi e siciliane, oltre all’avveniristico centro direzionale di Piale (vedi foto principale a corredo dell’articolo). In quel momento siamo stati vicinissimi alla realizzazione del Ponte: furono iniziati (e completati) i lavori per la variante di Cannitello, necessaria a spostare la linea ferroviaria dal punto in cui deve sorgere il pilone del Ponte. Insomma, ci siamo. E’ tutto pronto, ma Berlusconi cade sotto i colpi incrociati della magistratura e delle cancellerie europee che impongono i tecnici di Mario Monti: primo provvedimento del nuovo governo a trazione Pd, bloccare il Ponte sullo Stretto che era già in conferenza dei servizi per il progetto esecutivo e l’apertura dei cantieri. Il resto della storia la sappiamo: dal 2011 al 2022 l’Italia è stata governata per 11 lunghi e ininterrotti anni sempre dalla sinistra, e il Ponte è tristemente rimasto archiviato in un cassetto. Senza soldi, senza finanziamenti, che pure si trovano per ogni altra porcheria: dal reddito di cittadinanza al superbonus 110% fino ai banchi a rotelle. Se ne sarebbero fatti dieci o venti di Ponti sullo Stretto, che avrebbero determinato ricadute economiche e un clamoroso aumento del Pil, anziché dilapidare i soldi pubblici come ha fatto la sinistra in misure di assistenzialismo statalista e illiberale volto soltanto a mantenere i poveri in povertà e i territori sottosviluppati nell’eterno sottosviluppo. Calabria e Sicilia, infatti, in questi 11 anni si sono sempre più impoverite, sono diventate sempre più arretrate, marginali, periferiche e disabitate: i giovani vanno altrove, dove invece si investe in infrastrutture e trasporti.

Adesso il governo Meloni ha approvato il Def, il Documento di Economia e Finanza che è un programma di ciò che lo Stato vuole fare in futuro. Ben diverso dalla legge di bilancio, che è invece la legge che individua i finanziamenti per le varie spese previste appunto dal Def. Si tratta di un documento programmatico, e la notizia sapete qual è? L’unica grande notizia del Def sul Ponte sullo Stretto sapete davvero qual è? Ebbene sì, la notizia è che per la prima volta nella storia il Def approvato dal governo Meloni nel 2023 prevede il finanziamento del Ponte sullo Stretto di Messina. Sì, l’esatto opposto di quello che titolano i grandi giornali!

Nel documento approvato dal Governo, infatti, si legge testualmente che “il governo dovrà individuare le coperture finanziarie per il Ponte sullo Stretto in sede di definizione del disegno di legge di bilancio“. E già basterebbe questo, ma il documento non si limita a questo ma specifica anche come l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni intende finanziare l’opera tramite più fonti: “le risorse messe a disposizione dalle Regioni a valere sui Fondi per lo Sviluppo e la Coesione; una copertura finanziaria pluriennale a carico del bilancio dello Stato in sede di legge di bilancio 2024; i finanziamenti contratti sul mercato nazionale e internazionale; l’accesso alle sovvenzioni di cui al programma Connecting Europe Facility“. A tal proposito, sempre dei giorni scorsi è la notizia che l’Unione Europea ha inserito il Ponte sullo Stretto tra le opere prioritarie per lo sviluppo dell’Unione, annoverandolo così tra le infrastrutture che potranno essere completamente finanziate da fondi comunitari e inserite nel prossimo bilancio pluriennale dell’Ue. L’Italia, quindi, potrà realizzare il Ponte sullo Stretto senza spendere un centesimo di tasca propria, ma utilizzando fondi europei.

Per la prima volta nella storia, quindi, anche i soldi ci sono. Eppure Repubblica stamani titola esattamente l’opposto. Scrive che il Def “specifica che non è previsto alcuno stanziamento” (!!!), aggiunge che “gli esperti lo bocciano” proprio il giorno dopo in cui il Presidente dell’INGV e i geologi sono stati auditi in parlamento e hanno espresso parere favorevole alla realizzazione della grande opera. Come si può travisare la realtà arrivando a capovolgerla in modo così clamoroso?

repubblica ponte sullo strettoNell’Italia dei paradossi e delle realtà rovesciate, tutto è possibile. Ma a chiarire come verranno individuate le coperture finanziarie è stato lo stesso Ministero nella giornata di ieri. Una nota ufficiale e istituzionale che, evidentemente, nei grandi giornali hanno ignorato per inseguire la loro linea di lotta politica contro il Governo. Che ci può anche stare, ma non si dovrebbe giocare su un’opera strategica come il Ponte sullo Stretto, che non ha colore politico e anzi è sempre stata sostenuta nella storia anche dalla sinistra, come ha spiegato in modo brillante l’ing. Luigi Bosco pochi giorni fa in un’intervista a StrettoWeb, tra i massimi esperti nazionali, già Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Catania, Assessore ai lavori pubblici del Comune di Catania con il Sindaco Enzo Bianco (Pd) e anche Assessore alle Infrastrutture della Regione Sicilia nel governo guidato dal Presidente Rosario Crocetta (Pd).

L’unica verità è che il Ponte si farà davvero. E anche chi predica scetticismo, in realtà ne è ben consapevole. Altrimenti i contrari non si agiterebbero così tanto. Sono pronti a bloccare le ruspe, quindi sono certi che arriveranno le ruspe. Prima dicevano che non c’era il progetto, adesso dicono che non ci sono i soldi, siamo certi che quando saranno in piedi cavi e piloni diranno che non ci sarà il catrame per l’asfalto! E dopo che il Ponte si farà, esattamente come accaduto per MOSE, TAV e TAP questi poveri disagiati cadranno nel più silenzioso imbarazzo mentre la storia li metterà nell’oblio. O c’è qualcuno che oggi celebra ancora i pur numerosi e rumorosi “No Tour Eiffel” che negli anni ’80 dell’800 polemizzavano a Parigi contro la costruzione della torre?

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