Una maestra non è l’intera Sicilia e Messina Denaro non è un re

Chi ha protetto davvero Matteo Messina Denaro garantendo la sua latitanza? Una maestra innamorata di un criminale non può aver fatto tutto da sola

StrettoWeb

Sono giorni di verità, questi. O quanto meno di mezze verità. Giorni in cui si fa chiarezza e si mettono puntini sulle i. Dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro i soliti ignoti hanno fatto presto a dire: “tutti lo proteggevano“. Oppure: “da quella parti lo trattavano come un re, altro che latitante“. Beh, chi lo ha protetto e trattato come un re c’è, ma non è l’intera Sicilia. Una maestra indegna di questo titolo, che di Messina Denaro si era innamorata e si occupava di lui come fosse un marito al quale essere devoti, non rappresenta un’intera regione.

E non la rappresenta nemmeno la figlia della maestra, l’ingegnere a metà. La figlia che Messina Denaro avrebbe voluto. Una che con la scusa dell’amore per il nonno, gli dedica un necrologio degno di un dio. E invece il nonno in questione, tale Leonardo Bonafede, era solo un povero mafioso.

È gente, questa, che ha valori distorti, contorti, viziati e malati. Già. I valori malati, su cui questa gente invece basa tutta la propria vita. Ed è una cosa contagiosa, a quanto pare, che spesso si tramanda da genitori in figli. O, nel caso di Matteo Messina Denaro, in figli putativi. Checché se ne dica. Basta vedere Salvo Riina, che giustamente dopo aver scontato la sua pena torna a vivere a Corleone. E non ci sarebbe nulla di male, se non fosse che il figlio del Capo dei Capi ha scritto una biografia in cui si vanta di appartenere alla sua famiglia. Roba da telefilm di Cinzia TH Torrini. Invece è la vita reale.

Ed è anche gente che crede di essere superiore alla media, mentalmente e spiritualmente. E invece basta leggere un paio di pizzini per capire quanto siano lontani dalla realtà. Sicuramente Matteo Messina Denaro ha potuto fare il libero latitante per trent’anni anche grazie alla sua rete di protezione, tenuta in piedi da una mentalità gretta e becera. Ma la Sicilia non è questo, o non è solo questo. E l’assassino di bambini non è un re, ma un misero criminale.

E anche se questa vicenda sta diventando una sorta di telenovela, è giusto che si sappia chi, come e quando lo ha protetto. Ma frivolezze come quelle delle amanti e dei Rolex non ci devono far dimenticare un punto fondamentale: qualcuno ad alti livelli, i cosiddetti colletti bianchi, ha assicurato protezione al boss Matteo Messina Denaro. Ed è lì che gli inquirenti vogliono e devono arrivare. Altrimenti sarà stato tutto inutile.

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