Denise Galatà disgrazia struggente, e nessuno si permetta di accusare insegnanti e genitori

Che vergogna le speculazioni sulla tragedia di Denise Galatà: mammine pancine e 'mpanicati della vita accusano genitori e insegnanti di averla "mandata a morire". Con quale coraggio?

StrettoWeb

Sono ore struggenti in Calabria per la sfortunata morte di Denise Galatà, la ragazza di 17 anni finita nelle acque del fiume Lao durante una gita scolastica nel pomeriggio di ieri. In un momento così drammatico per tutta la comunità calabrese, stonano le polemiche dei soliti idioti che spuntano fuori a dare giudizi a destra e a manca su cosa era giusto fare e cosa no, colpevolizzando insegnanti e genitori che non avrebbero dovuto organizzare qualcosa di così “pericoloso”. Che però da decenni fanno tutti, anche bambini molto piccoli, con assoluta serenità.

Nella polemica sull’opportunità che ragazzi di 17 anni possano praticare Rafting in gita scolastica c’è tutta la sottocultura italiana, e meridionale in modo particolare. La sottocultura degli ‘mpanicati e delle mammine pancine. Quelle che devastano i ragazzi con l’iperprotezione, distruggendogli il futuro con la convinzione di fare il loro bene.

E tutto questo rumore soltanto perché è successa una tragedia. Che però poteva succedere ovunque: sul bus della gita o anche sullo scuolabus che porta i bambini in classe ogni mattina; attraversando la strada per entrare in un Museo durante la gita o anche attraversando la strada per entrare a scuola ogni mattina; e persino rimanendo vita natural durante chiusi in casa, magari scivolando nella doccia o cadendo dalle scale o affogandosi con un boccone in una qualsiasi colazione.

Eppure a quella età nel resto del mondo i ragazzi sono già fuori casa inseguendo i loro sogni e le loro ambizioni che siano di studio, lavoro o sport; spesso e volentieri sono già autonomi da mamma e papà da cui sono totalmente emancipati, e in buona parte del mondo in partenza per il servizio militare.

No, insegnanti e genitori dei ragazzi di Polistena non hanno alcuna responsabilità. Professori, dirigenti e parenti di Denise Galatà non possono e non devono avere alcun senso di colpa. Ma invece l’orgoglio di essere l’ultimo scampolo di normalità in un mondo sempre più virtuale, in cui la paura ha il sopravvento sulla vita al punto che riversiamo le nostre emozioni dalla realtà all’abominio malato dei social network. Ecco perché anche oggi, a maggior ragione oggi, noi gridiamo VIVA le scuole e i genitori che mandano ancora in gita i loro figli. Doppio VIVA per quelli che lo fanno a contatto con la natura, con lo sport, con la vita reale, contrastando la tendenza ad una sorta di eterno lockdown di una società che per paura di morire preferisce non vivere.

Non basta a consolarci, ma almeno Denise è morta mentre viveva e provava emozioni vere. E’ morta con la pelle d’oca per i brividi di un’esperienza affascinante, è morta in un angolo spettacolare e incontaminato della nostra Terra, circondata dalla bellezza della natura più selvaggia; è morta come purtroppo agli esseri umani è sempre capitato di morire nella storia, mentre oggi in giro per il mondo molto più tristemente tanti suoi coetanei muoiono ogni giorno per insensate sfide su tik-tok. E’ quella la devianza che dobbiamo contrastare. Ridate ai bambini un pallone, riportateli nei boschi e in natura, fateli vivere in modo sano. Il rischio zero non esiste, tutti dobbiamo morire, possiamo solo scegliere come vivere e come far vivere i nostri figli. Professori e insegnanti di Denise l’hanno fatto nel modo migliore, ovviamente le autorità faranno piena luce su eventuali responsabilità in ogni caso non imputabili alla scelta di fare o meno la gita e quel tipo di gita, ma non condizioniamoci dall’emozione del momento facendoci prendere dal panico e blindando in casa i nostri ragazzi. Non faremo il loro bene. Questa è una di quelle tragedie così disgraziate che dobbiamo sforzarci di accettare. E soprattutto è una di quelle tragedie così disgraziate che nessuno deve permettersi di giudicare insegnanti e genitori. Non hanno alcuna responsabilità. L’imponderabile esiste ed esisterà sempre, non possiamo pretendere di controllare tutto: l’onnipotenza non ci appartiene.

Riposa in pace Denise, e se ne avrai la possibilità continua ad essere, a provare, a sperimentare, a sentire, a guardare, ad emozionarti, a divertirti anche lassù.

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