L’Etna torna a ruggire, cosa dobbiamo aspettarci? | INTERVISTA

Cosa sta accadendo sull'Etna? Il vulcano siciliano, negli ultimi giorni, è tornato in attività: "è la sua vita naturale, ma qualcosa di sta muovendo"

StrettoWeb

Ieri, domenica 14 maggio, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia-Osservatorio Etneo, ha emanato un comunicato stampa in merito alla ripresa attività dell’Etna. Attraverso le telecamere di sorveglianza alle ore 8:36 si è osservata un’esplosione prodotta dal Cratere di Sud-Est. Si è generata una modesta emissione di cenere che si è dispersa rapidamente.

Si tratta della terza esplosione importante negli ultimi giorni. Sintomo, questo, che qualcosa si sta muovendo. Lo conferma si microfoni di StrettoWeb Salvatore Giammanco, ricercatore dell’Osservatorio Etneo. “E’ un primo segnale. Da due mesi assistiamo ad un rigonfiamento lieve del vulcano legato all’arrivo di magma nuovo. Non si tratta di grossi volumi, ma è iniziata una nuova fase di ricarica“, spiega Giammanco.

E le scosse di “terremoto che stanno avvenendo ormai da giorni sono conseguenza della risalita magmatica, come avvenuto negli anni scorsi nella fase di ricarica del vulcano“. Si assiste infatti ad una sismicità diffusa attorno all’Etna, con scosse che interessano tutta l’area etnea. “Negli ultimi dieci giorni abbiamo assistito a piccole e modeste esplosioni dal cratere di Sud-Est. Si tratta di cenere accompagnata da emissioni di gas caldo. Sappiamo che la sorgente del cratere vulcanico si è superficializzata“, spiega ancora il vulcanologo. In sostanza, una “piccola porzione di questo magma nuovo sta risalendo e si sta facendo strada nel condotto centrale“.

Quali sono gli scenari possibili alla luce dell’attuale attività dell’Etna?

La condizione attuale del vulcano, precisa Giammanco, “potrebbe dar luogo ad una nuova probabile attività esplosiva al cratere di Sud-Est. Si immagina che si possa riattivare proprio quel cratere“. E d’altronde, è un copione già visto: le piccole esplosioni, la riattivazione del cratere, l’attività stromboliana e uno o più parossismi. E’ il normale ciclo di vita dell’Etna, che non fa altro che svolgere il proprio lavoro.

Ma quali sono i tempi? Entro quando potrebbe accadere qualcosa di più importante? Ovvio che non si possono fare stime precise. “Siamo nell’ordine delle settimane – precisa l’esperto -. Attualmente ci sono le condizioni, ma non abbiamo tempi precisi. Come sempre, però, lo sapremo a qualche ora di distanza grazie ai sistemi di monitoraggio”. La popolazione e gli amministratori dei comuni etnei devono però iniziare a prepararsi mettendo in conto la consueta ricaduta di cenere in caso di parossismo.

L’arrivo del magma è lento, molto più lento di quello del 2020 – conclude Salvatore Giammanco –. Le esplosioni, i boati e i bagliori al cratere di Sud-Est ci segnalano però che l’Etna si sta riattivando. Ciò potrebbe risolversi in un nuovo parossismo o, come accaduto negli ultimi anni, in una tranquilla attività di degassamento o stromboliana nei crateri sommitali (non necessariamente il cratere di Sud-Est)”. Attendiamo, dunque, rassicurati dall’occhio sempre vigile degli esperti dell’INGV che monitorano il vulcano siciliano costantemente, pronti ad allertare in caso di minimi cambiamenti.

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