Immaginate un film che, oltre a essere un’opera d’arte, è riuscito a cambiare la storia della libertà di espressione negli Stati Uniti. Qualche grossa produzione hollywoodiana? No. Un fulgido esempio di Nouvelle Vague francese? Neanche. Questo è il caso di “Il miracolo”, un film al limite del neorealismo diretto da Roberto Rossellini e interpretato da Anna Magnani, una produzione italiana del 1948 oggi praticamente dimenticata ma che ha avuto un impatto duraturo sulla censura e la libertà artistica.
In sintesi, di fronte a un boicottaggio del film sulla base di accuse di blasfemia, il distributore americano ha difeso fino in Corte Suprema degli Stati Uniti il diritto di proiettarlo comunque. Anzi, ha convinto la Corte Suprema a cambiare completamente opinione in argomento.
Se è vero che gli Stati Uniti hanno scritto nella loro Costituzione che la libertà di espressione è garantita (il famoso “Primo Emendament”), è anche vero che in una società fondata dai Puritani la censura ha praticamente da sempre accompagnato la cinematografia. Addirittura nel 1930, sotto minaccia di vedere i loro investimenti rovinati da questa o quella commissione censoria, le case di produzione di Hollywood decisero di sottoscrivere volontariamente il “Codice Hays”, un insieme di linee guida etiche e morali che rimase in vigore fino al 1968.
Lo scopo del Codice Hays era quello di stabilire dei limiti per il contenuto dei film, per evitare tematiche ritenute inadeguate o immorali. Tra le restrizioni imposte dal codice vi erano divieti su rappresentazioni esplicite di violenza, sesso, crimini, blasfemia e linguaggio osceno. Inoltre, il codice promuoveva valori tradizionali come la famiglia, la religione e il patriottismo.
Questo non bastò, e nel corso degli anni ’40 e ’50, numerosi film che affrontavano tematiche razziali o sessuali furono oggetto di censura in diversi Stati degli USA. La Corte Suprema, misteriosamente, decise che i film non fossero protetti dalla libertà di espressione.
Per esempio: “Pinky” del 1949, diretto da Elia Kazan e interpretato da Jeanne Crain. Il film raccontava la storia di una donna di colore che cercava di farsi strada nel mondo degli bianchi, fingendo di essere bianca. Il film fu censurato in diversi Stati del Sud degli Stati Uniti. Un altro film che affrontò il tema della segregazione razziale fu “Intruder in the Dust” del 1949, diretto da Clarence Brown e basato sul romanzo di William Faulkner. Il film raccontava la storia di un giovane bianco che cercava di dimostrare l’innocenza di un nero accusato di omicidio. Il film fu censurato ia causa della rappresentazione positiva dei personaggi di colore.”The Little Colonel” del 1935, diretto da David Butler e interpretato da Shirley Temple e Bill Robinson, fu censurato in alcune parti degli Stati Uniti a causa delle scene in cui i due protagonisti ballavano insieme, perché Robinson era un ballerino afroamericano. Stessa sorte per “Imitation of Life” del 1934, diretto da John M. Stahl e interpretato da Claudette Colbert e Louise Beavers,a causa della rappresentazione di una donna bianca che si allea con una donna di colore per creare un’impresa di successo.
In questa atmosfera, arrivò “Il miracolo”, film europeo e che quindi non aveva seguito i dettami del Codice Hays.
La trama, per l’epoca, era a dir poco provocatoria: la giovane e ingenua Nanni (interpretata da Anna Magnani), incontra nel suo villaggio un misterioso uomo (interpretato da Federico Fellini) che si spaccia per San Giuseppe. L’uomo la seduce e Nanni rimane incinta. Convinta che la sua gravidanza sia il risultato di un miracolo divino, Nanni affronta le dure critiche e il disprezzo degli abitanti del villaggio, che non credono alla sua storia e la considerano pazza. Nonostante le avversità, Nanni rimane fedele alla sua fede e si prepara per la nascita del bambino, credendo di portare in grembo il figlio di San Giuseppe…
Tutto questo non fu ben digerito dalla Chiesa Cattolica, anche in Italia, ma distribuzione del film venne infine autorizzata. Negli Stati Uniti il film si scontrò invece con la Legione Cattolica della Decenza, una organizzazione ufficialmente indipendente dalle gerarchie ecclesiastiche ma molto influente a livello nazionale.
La Legione dichiarò che “Il Miracolo”, già nelle sale cinematografiche, era “sacrilego” e “blasfemo”, convincendo così diverse commissioni locali di censura a far ritirare il film dalla circolazione (per non parlare dei vari picchetti di fronte ai cinema). Ma il distributore americano Joseph Burstyn decise che era arrivato il momento di ribellarsi, e condusse una battaglia legale fino a vincerla in Corte Suprema nel 1952. Contraddicendo sue stesse sentenze precedenti, la Corte stabilì che disposizioni di legge che impedissero la proiezione commerciale di qualsiasi film cconsiderato “sacrilego”, sono ” limitazione della libertà di parola” e quindi una violazione del Primo Emendamento.
Questa storica decisione, un punto di svolta epocale, rovesciò dunque la censura e stabilì un importante precedente legale in materia di libertà di espressione, riconoscendo il valore artistico dei film e aprendo la strada a una maggiore tolleranza verso opere cinematografiche provocatorie e tematiche delicate. Le conseguenze possono essere ancora avvertite oggi, in un’epoca in cui la censura e la libertà di espressione continuano ad essere argomenti di dibattito.
Il film di Rossellini e Magnani serve come promemoria dell’importanza della libertà di espressione nel campo dell’arte e della cultura e della necessità di bilanciare la sensibilità religiosa e culturale con il diritto degli artisti di esprimersi liberamente. Possiamo anzi tracciare un parallelo con il fenomeno del “wokeismo” attuale, quel movimento di iper-sensibilità culturale e politica che enfatizza l’importanza della giustizia sociale, dell’inclusione e della diversità, a cui viene subordinata l’espressione artistica, aprendo di nuovo la strada a forme di censura e autocensura.
In conclusione, quando diciamo che le figure leggendarie del cinema italiano Anna Magnani e Roberto Rossellini hanno lasciato un segno indelebile nella storia del cinema, possiamo dire che la loro influenza non si limita solo alla sfera artistica e culturale. Grazie al loro film “Il miracolo”, hanno svolto un ruolo fondamentale nella determinazione del campo di applicazione della libertà di espressione.’