Il porta a porta della vergogna

Vergogna e imbarazzo per la barbarie del porta a porta sul corso Garibaldi di Reggio Calabria

StrettoWeb

Camminare la sera sul corso Garibaldi di Reggio Calabria, il “salotto buono” della città, è diventato fastidioso già da un bel po’ di tempo, da quando cioè la strada principale della città è costellata di problematiche per i pedoni, siano indigeni o forestieri. La pavimentazione che si alterna tra vari stili in un grande inchiappo; l’isola pedonale con telecamere e dissuasori aboliti negli anni diventata luogo in cui sfrecciano fuori controllo monopattini, bici elettriche e non troppo di rado persino scooter e automobili; scarsa illuminazione, sporcizia, degrado, numerose saracinesche abbassate e locali storici sostituiti da tristi cartelli di “vendesi” e/o “affittasi”. Ma soprattutto, la barbarie della raccolta dei rifiuti porta a porta che trasforma il corso Garibaldi, ogni sera, in un continuo di mastelli ripieni di immondizia fuori da ogni abitazione ed enormità di cartoni voluminosi fuori da ogni negozio in attesa che gli operatori passino a ripulire “porta a porta”, appunto.

Uno scenario degradante e indecente già di per sè, che mal si addice ad un centro storico artistico e commerciale e svilisce il biglietto da visita di quella che dovrebbe essere la zona più nobile della città. A tutto questo, c’è da aggiungere un particolare non di poco conto che è la grave violazione della privacy determinata da questo barbaro sistema che clamorosamente la nostra società non rigetta con veemente ripulso.

Ieri sera, proprio mentre mi trovavo sul corso Garibaldi, ad un tratto mi sono finiti gli occhi su un mastello stracarico di pannoloni. Involontariamente ho notato che quel mastello stracarico di pannoloni fosse accanto al portone di una coppia di persone anziane particolarmente conosciute in città. Talmente tanto che non solo gli amici personali, ma anche molti conoscenti e persino tanti cittadini sanno chi sono e dove vivono. Ebbene, ho provato grande imbarazzo ad apprendere involontariamente che uno di loro ha la necessità di usare i pannoloni, e ancor più imbarazzo ho provato a notare che questa circostanza così intima fosse lì, alla mercè di tutta la cittadinanza, calpestando così la dignità delle persone.

Non è, ovviamente, un caso isolato. Secondo le indicazioni fornite dal Comune, la spazzatura va raccolta in sacchi trasparenti da inserire nei mastelli. Significa che qualsiasi cosa è alla mercè di chiunque. Se il contenuto del sacco è più grande del mastello, o se il mastello ha il coperchio rotto, o se il forte vento lo ribalta, o in mille altre circostanze quotidiane, i passanti e i vicini di casa possono sapere se quella signora in quei giorni sta usando o meno gli assorbenti; se quel ragazzo ha usato un preservativo; in quale supermercato quella famiglia si reca a fare la spesa; quali marche di dentifricio, detersivi e qualsiasi altra cosa utilizza. Alcune di queste abitudini, pur messe in piazza, potrebbero non rappresentare un grave fastidio. Ma altre magari sì, o per qualcuno anche tutte in base ai propri standard di riservatezza.

Non si tratta dell’unica motivazione per cui il sistema del “porta a porta” per la raccolta dei rifiuti è da considerarsi balordo, arretrato, barbaro e incivile. Su StrettoWeb lo scriviamo da anni: può andar bene, forse, per qualche piccolo paesino di montagna, per qualche frazione collinare, per i quartieri residenziali delle città ma solo se hanno una conformazione urbanistica composta da abitazioni singole con ampi spazi, e non certo per i grandi condomini. In ogni caso, rappresenta un pesante aggravio di costi pubblici per l’onere di dover mobilitare uomini e mezzi dei servizi di raccolta obbligandoli ogni giorno a fare il giro, appunto, “porta a porta” per tutta la città; al contrario sarebbero i cittadini stessi a depositare i loro rifiuti, a loro spese e in base alle loro migliori comodità (con l’assoluta libertà di scegliere giorno, orario e mezzo di trasporto), negli appositi cassonetti, come accade in tutte le città del mondo.

Ovviamente non è minimamente in discussione l’opportunità di differenziare i rifiuti. La differenziata si fa anche con i cassonetti, in tutto il mondo. Il barbarico e primitivo sistema da rigettare è il porta a porta, per agevolare invece una raccolta differenziata moderna, liberale, civile, comoda e rispettosa della privacy e della dignità dei cittadini. E’ clamoroso come, a Reggio Calabria e non solo, la nostra società abbia accettato questa selvaggia barbarie senza battere ciglio.

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