Webuild, il colosso delle opere civili che si è aggiudicato i due lotti del raddoppio ferroviario tra Giampilieri e Fiumefreddo, sulla linea Messina-Catania, ha annunciato l’arrivo in cantiere della prima di tre Tunnel Boring Machine (TBM).
Per chi non lo sapesse, le TBM sono vere e proprie “talpe” meccaniche, in grado di scavare fino a 25 metri di galleria al giorno. Queste macchine verranno utilizzate nello scavo dei 38 km complessivi di gallerie da realizzare lungo il tracciato; la galleria più lunga in progetto è la “Sciglio“, di 9.258 metri.
La macchina proviene dalla Cina dove è stata assemblata in stabilimento da un’impresa specializzata. Ha già superato i “Factory Acceptance Test“, ovvero i necessari collaudi, e sta per essere smontata e caricata su una nave che la trasporterà verso il porto di Catania e da qui verso il cantiere.
L’intervento a cui sta lavorando Webuild fa parte dell’asse ad Alta Capacità Messina-Catania-Palermo, che costituisce l’ultima propaggine meridionale del corridoio Helsinki-La Valletta della rete europea TEN-T.
Sulla Catania-Palermo l’impresa è impegnata già dal 2019 nella realizzazione della tratta Bicocca-Catenanuova, che insieme ai due lotti della Massina-Catania comporta 77 km di nuova linea ferroviaria ed oltre 2 miliardi di Euro di lavori. Ma il colosso di Pietro Salini si è anche aggiudicato, in associazione con altre imprese, la realizzazione di ulteriori 3 lotti del corridoio, per una estensione complessiva di 97 km ed un valore di 3,5 miliardi di Euro. Altri 22 km di raddoppio (588 milioni di Euro) sono stati appaltati ad un raggruppamento di imprese che ha come mandataria la Rizzani de Eccher.
A questi lavori occorre aggiungere le opere relative al Ponte sullo Stretto, anche queste appannaggio di Webuild: oltre all’infrastruttura sospesa più lunga del mondo, esse prevedono tracciati ferroviari ed autostradali per 40 km circa tra Calabria e Sicilia, la maggior parte dei quali in galleria.
Una quantità così rilevante di opere, tra lavori in corso e cantieri prossimi all’apertura, è in grado di cambiare completamente il volto della Sicilia, anche se dovremo aspettare un po’ per vedere i lavori ultimati: pur con aperture a fasi successive, occorreranno, da cronoprogramma e salvo imprevisti, almeno 10 anni per vedere completato l’intero asse ferroviario ad Alta capacità Messina-Catania-Palermo. Si tratta tuttavia di un rinnovamento infrastrutturale senza precedenti.
L’opera, come prima accennato, fa parte della rete programmata dall’Unione Europea per collegare le varie parti del suo territorio con infrastrutture di trasporto in grado di rendere moderni, veloci e sostenibili i trasporti di merci e passeggeri. La concreta realizzazione di questo corridoio smentisce la vulgata tipica di chi si oppone al Ponte sullo Stretto (che peraltro, fa parte dello stesso corridoio europeo): occorre “prima” migliorare le infrastrutture di trasporto in Sicilia e poi, eventualmente, realizzare il Ponte.
Quello che sta avvenendo conferma invece, senza ombra di smentita, quanto sostengono da sempre i sostenitori del Ponte: non solo le due cose (collegamento stabile e riammodernamento dei trasporti sul territorio) possono essere fatte contemporaneamente, ma costituiscono un unico sistema infrastrutturale che vede la Sicilia, finalmente, parte integrante di un intero continente. Un sistema il cui funzionamento non può prescindere da nessuna delle sue parti.
Qualsiasi visione di natura diversa avrebbe come risultato l’isolamento infrastrutturale della regione, con la conseguente marginalizzazione dai collegamenti internazionali che, come ci ricorda la teoria della connettività globale, comporta il declino socio-economico e, alla lunga culturale di un territorio. Quello che, in fondo, stiamo sperimentando da almeno un paio di decenni, che hanno visto la Sicilia sempre più spopolata delle migliori professionalità.
La “fuga dei cervelli” verso il nord Italia o il resto dell’Europa priva l’isola, e l’intero meridione, proprio quel patrimonio di professionalità e specializzazione che le opere sopra citate possono riportare nell’ambito del proprio territorio di nascita e studio. Oggi si profila all’orizzonte la possibilità di fermare questo esodo. Speriamo di essere in grado di concretizzarla.
In questi LINK i tutorial di “In Progress” che vi spiegano i dettagli dei lavori da realizzare: