Militari italiani feriti in Kosovo: tre sono in gravi condizioni

Sono undici i militari italiani rimasti feriti nel corso di violenti scontri in Kosovo: feriti anche decine di serbi

StrettoWeb

Sembra un ritorno agli anni ’90, ma è accaduto oggi, in Kosovo. Si sono verificati scontri nel nord del paese. Feriti almeno 11 militari italiani della forza locale della NATO (KFOR), tre dei quali sono in gravi condizioni. Sono inoltre rimasti feriti 53 serbi, tra cui un politico locale. I militari italiani coinvolti fanno parte del 9° reggimento Alpini l’Aquila, della Brigata Taurinense, impegnati nell’Operazione “Joint Enterprise”.

Voglio esprimere la mia solidarietà ai militari della missione KFOR che sono stati feriti in Kosovo durante gli scontri tra i manifestanti serbi e la polizia kosovara. Tra di loro ci sono 11 italiani, di cui 3 in condizioni serie ma non in pericolo di vita. I nostri militari continuano ad impegnarsi per la pace”. Lo ha dichiarato il Ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani.

Gli attacchi ingiustificati alle unità della Nato sono inaccettabili e la Kfor continuerà ad adempiere al suo mandato in modo imparziale“. È quanto sostiene il comandante della missione Kfor, il generale di divisione Angelo Michele Ristuccia. L’ufficiale sta seguendo in prima persona l’evolversi della situazione in Kosovo.

Le accuse alla missione NATO

Il presidente serbo, Vučić, ha dichiarato che l’obiettivo del Kosovo è mettere la Serbia contro la NATO. “La missione della NATO non ha protetto i serbi in Kosovo nonostante le garanzie di sicurezza; 52 serbi sono stati feriti durante gli scontri“, ha affermato. “Le forze speciali del Kosovo hanno aperto il fuoco sui serbi. Almeno una persona è rimasta ferita. La Serbia farà tutto il possibile per mantenere la pace in Kosovo, ma non permetterà che il proprio popolo venga ucciso“, ha aggiunto il presidente serbo.

Vučić ha convocato per domani mattina – a causa della situazione – una riunione con i rappresentanti di cinque Paesi occidentali. La Serbia ha schierato forze armate al confine amministrativo con il Kosovo.

La Premier serba Ana Brnabic accusa le forze Kfor di proteggere “gli usurpatori“, ovvero i nuovi sindaci eletti nei tre centi del nord del Kosovo ad aprile, con elezioni boicottate dalla comunità serba. “Ma dobbiamo proteggere la pace. La pace è tutto quello che abbiamo“, ha aggiunto.

I fatti

Nella mattinata odierna sono proseguite le proteste della popolazione kosovaro-serba nelle città di Mitrovica Nord, Zvecan, Zubin Potok e Leposavic. Lo scopo era quello di impedire l’insediamento nelle sedi istituzionali dei sindaci kosovari-albanesi eletti il 26 aprile (votazione boicottata dalla popolazione serba del Kosovo). Lo riferisce una nota del ministero della Difesa.

La Kfor (Kosovo Force) è intervenuta come forza d’interposizione tra la popolazione serbo kosovara e la Kosovo Police, giunta sul posto per consentire l’insediamento dei sindaci. Nel pomeriggio le proteste a Zvecan sono diventate violente e intorno alle 16.50 il lancio di molotov, con all’interno chiodi, petardi e pietre, ha provocato feriti tra le forze militari della Kfor. Al momento il bilancio riporta 34 feriti tra i soldati ungheresi, moldavi e italiani. Tra i 34 feriti, 14 sono militari italiani, non in pericolo di vita.

La situazione rimane tesa con le forze di Kfor presenti sul luogo a contatto con i facinorosi, prosegue la nota. Il ministro della Difesa Guido Crosetto è in contatto con il Comando Operativo di Vertice Interforze, con il Comandante della Kfor e con le autorità di Serbia e Kosovo. Crosetto ha appena parlato con il ministro della Difesa del Kosovo Armend Mehaj, sottolineando che: “in questo momento è di vitale importanza porre in essere tutte le azioni necessarie per mitigare le tensioni e scongiurare ogni possibile escalation tra le parti“.

Gli scontri a Nord del Kosovo

Erano oltre 1.000 manifestanti kosovari serbi (KoS), molti dei quali a volto coperto, che si sono scontrati con le forze di polizia locali e la Kfor. E’ accaduto nel nord del Kosovo, a Zvecan, 45 chilometri a nord di Pristina. I manifestanti hanno lanciato oggetti e bombe molotov verso il cordone di sicurezza composto. Sul posto erano presenti una compagnia polacca, due compagnie ungheresi e una italiana.

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