Piazza De Nava, Fondazione Mediterranea insiste: “ricorso giudiziario contro la demolizione”

La nota di Fondazione Mediterranea in merito alla demolizione di Piazza De Nava: "ricorso giudiziario con richiesta di restitutio in integrum"

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“La battaglia etica ed estetica per salvare Piazza De Nava dalla demolizione, progettata da una Soprintendenza che ha tradito il suo mandato di tutela e avallata dalla nostra classe politica prona ai suoi desiderata, nonostante tutto l’impegno profuso non è fin ora andata bene, anche per il disinteresse dei media nazionali e la decisione pilatesca del Ministero di non intervenire”. Così comincia la nota di Fondazione Mediterranea, che insiste relativamente ai lavori di Piazza De Nava.

“Ciò detto – si legge ancora – tralasciando di addentrarci in approfondimenti che ormai suonerebbero pleonastici, (ma un bel pamphlet appena conclusa questa vicenda lo si scriverà), doverosamente non trascurando le opportunità date dall’azione penale in corso (art. 518 duodecies), il Comitato Civico per la tutela e il restauro conservativo di Piazza De Nava, che raccoglie le sigle associative, tra cui manca l’associazione Amici del Museo che si è defilata quando la battaglia è sembrata persa, si è ritrovato sull’ultima spiaggia, quella di un ricorso civilistico d’urgenza (ex art. 700) per lesione di diritti soggettivi della cittadinanza”.

“Sottoscritto anche da Legambiente, dall’Ordine dei Territorialisti e dalle Fondazioni Mediterranea, Lamberti e Tripodi, oltre che da persone fisiche, tra cui Lida Liotta, Eduardo Lamberti, Pasquale Amato, Alberto Ziparo, Michelangelo Tripodi, Vincenzo Vitale, e in via indiretta anche dai partecipanti a titolo personale al Comitato, il ricorso civilistico si basa sull’oggettiva e plateale violazione dei diritti soggettivi della cittadinanza, privata di un bene ambientale e culturale in pieno centro cittadino senza aver potuto esprimere la propria opinione in merito, subendo così un poderoso vulnus democratico, oltre che sul monstrum amministrativo configuratosi con la coincidenza delle figure di progettista, direttore dei lavori, decisore sui vincoli e controllore”, aggiunge la Fondazione.

“Nel colpevole disinteresse nazionale e regionale e di buona parte della politica reggina, ma confortato dall’appoggio delle persone per bene di Reggio, il Comitato Civico e le Fondazioni continuano la loro battaglia etica ed estetica di civiltà urbana contro i burocrati dalle “carte a posto” (espressione del Soprintendente Sudano che, da perfetto burocrate, appena insediato, ebbe a dire che la demolizione si sarebbe comunque realizzata perché “le carte erano a posto”)”, si chiude la nota.

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