Il Ponte sullo Stretto e quello di Longobucco: quando l’ignoranza urla più della conoscenza

Il crollo di Longobucco c'entrerebbe con il Ponte sullo Stretto solo se di dovessero "sventrare tutti i torrenti e le fiumare calabresi per costruirci dentro superstrade"

StrettoWeb

Crolla un ponte, uno a caso. Né il primo né l’ultimo, purtroppo. E subito si scatenano sui social i soliti (ig)noti puntando il dito niente meno che sul Ponte sullo Stretto. Come se un grave episodio come quello accaduto a Longobucco possa davvero essere indicativo. E che il ponte di Longobucco non c’entri nulla con quello sullo Stretto, non lo dicono dei pincopallini qualsiasi, ma chi parla a ragion veduta.

È da ieri che imperversano sui social foto e video del ponte crollato sulla SS177 (Longobucco-mare)… Ed il commento tipo con il quale vengono accompagnate è il seguente: “e loro pensano al ponte sullo stretto….” Ora io mi chiedo davvero senza polemica: che c’entra? Proprio non si capisce!“. E’ quanto scrive sulla propria pagina Facebook Paolo Cappadona, funzionario tecnico della Regione Calabria, esperto in geologia e rischi ambientali.

Un conto è interrogarsi sulla opportunità e sulle strategie di sviluppo connesse alla realizzazione di una grande opera ingegneristica come il ponte sullo Stretto (io ad esempio sono favorevole ma ci sto a discutere di pro e contro su basi tecniche e di visione ma senza pregiudizi ideologici) – prosegue Cappadona –. Altra cosa è tirare in ballo quel progetto per commentare l’accaduto di ieri! Io francamente non ci vedo nessi a meno di sostenere che anziché realizzare il ponte dovremmo sventrare tutti i torrenti e le fiumare calabresi per costruirci dentro superstrade come abbiamo fatto per il Trionto“.

Siamo alle solite, dunque. Il benaltrismo, il qualunquismo e tutte quelle belle dinamiche social e sociali che spopolano da qualche anno, la fanno da padroni. In un’Italia e in una Calabria sempre più affossate, dormienti e in stallo. Vittime di sé stesse e succubi dell’ozio che si culla nella nullafacenza. Perché sognare e rimboccarsi le maniche è decisamente più difficile che giudicare per partito preso.

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