Reggina, perché questa è (comunque andrà) una stagione straordinaria

Reggina: a (primo) obiettivo raggiunto, anche con il -7, si può tracciare un primo bilancio. Ed è assolutamente positivo, al netto delle vicissitudini recenti

StrettoWeb

52 punti. Cinquantadue. Il girone di ritorno della Reggina è stato negativo? Vero. A gennaio la squadra era seconda e poteva ambire alla Serie A? Vero. Ma i campionati non iniziano a gennaio, bensì ad agosto, e vanno conteggiati tutti i punti della stagione. Risultato? 52 punti. Cinquantadue. Che poi siano 45, almeno momentaneamente, è un altro discorso, e Inzaghi e i calciatori possono fare ben poco. Loro la salvezza l’hanno conquistata per ben due volte, considerando la matematica arrivata ieri anche con il -7. E ricordiamoci che la salvezza era l’obiettivo dichiarato questa estate.

Un obiettivo annunciato mentre cominciava la preparazione (e le altre avevano già qualche settimana), mentre la squadra era ancora tutta da costruire, con mesi logoranti dietro e con un futuro da decifrare. Ma è arrivato. Anzi, in realtà si è andati anche oltre. Si è a un passo da quel playoff che, ribadiamo, in estate non era obiettivo, ma sogno. E che sogno è rimasto adesso nonostante sia stato pubblicamente annunciato, ma solo in corso d’opera e qualche mese fa. A parlarne per primo fu mister Inzaghi, a caldo, dopo la bruttissima sconfitta di Cosenza. Un azzardo (allora).

Reggina, l’onestà di Camporese e D’Angelo

Sogno, dunque. Il termine ci sta tutto. Chi lo avrebbe mai pensato, questa estate? Sì, vero, c’era mister Inzaghi, grande entusiasmo, ma nessuno pretendeva niente oltre il mantenimento della categoria, quantomeno quest’anno, definito di transizione. E che sia di transizione lo dimostrano le vicende successive, da gennaio in poi. Oltre alla battaglia in campo c’è anche quella fuori, che logora chiunque. E se in tanti, dall’interno, hanno provato a minimizzare, lo stesso non ha fatto Camporese nel post Como, stupendo per sincerità e onestà intellettuale. “Le voci fuori campo non sono state il problema principale del girone di ritorno, ma hanno influito, non mi nascondo. Se ne parlava tra di noi, è chiaro. C’è chi parla di preparazione, ma per me il calo è dovuto alla testa, ha ammesso il difensore.

Le riflessioni sulla rosa, poi, hanno accompagnato i giudizi suoi e del vice allenatore D’Angelo: “qualcuno ha accusato problemi fisici e cali di condizione nel girone di ritorno e non c’erano ricambi con le stesse caratteristiche”. Tradotto: le voci fuori campo, a cui è seguita qualche sconfitta rocambolesca; ma anche una rosa non “lineare” nelle caratteristiche e nella qualità tra titolari e riserve, ha portato a un girone di ritorno senz’altro negativo. Mettiamoci poi le incertezze tra portieri e centravanti e l’impossibilità ad operare a gennaio sul mercato. Il risultato è questo.

La stagione della Reggina resta straordinaria

E’ il motivo, quindi, per considerare questa stagione straordinaria, nonostante tutto. Nonostante gli errori, che non sono mancati, e nonostante qualche sconfitta che ha fatto giustamente arrabbiare. Raggiungere la salvezza non era scontato, sempre pensando a questa estate. Poi l’appetito vien mangiando, è vero, ma è anche vero che il tifoso dimentica presto e – in certi momenti – era come se avesse cancellato quanto accaduto da agosto a gennaio. Un bel sogno, accarezzato, o un’illusione che ha fatto capire alla piazza come la Reggina non fosse da secondo posto, ma stesse facendo un miracolo. E questo grazie innanzitutto a un allenatore che, al di là degli errori commessi, resta uno dei migliori in cadetteria.

Quello che viene adesso, a salvezza acquisita, è ancora tutto di guadagnato. Un’importante partita fuori campo giovedì, poi le ultime due per centrare i playoff e divertirsi, giocandoseli senza pressioni elevate e in attesa dell’omologa, che metterà definitivamente la parola fine a questa vicenda, riaprendo un ciclo. Si spera, ovviamente, vincente. Spoiler? Non ne vogliamo…

Condividi