Aeroporto dello Stretto, Falcomatà prima l’ha consegnato alla Sacal e adesso accusa gli altri (che invece l’hanno salvato)

Ancora polemiche sull'Aeroporto dello Stretto da parte di Brunetti e Falcomatà, che però sono gli unici responsabili del declino dello scalo negli ultimi anni. Parlano i fatti, è semplicemente storia certificata e documentata

StrettoWeb

A Reggio Calabria c’è un sindaco facente funzioni che spara nel mucchio: “vogliono affossare il nostro Aeroporto“, ha detto ieri in consiglio comunale Brunetti, senza però accusare alcuno. Ma innescando polemiche feroci, poi alimentate dall’altro sindaco, quello sospeso, che su facebook stamani ha alzato il tiro facendo i nomi, accusando la Sacal e la Regione Calabria di essere colpevoli di “prosciugare progressivamente l’Aeroporto e poi chiuderlo”, contestando ad Occhiuto di non aver portato Ryanair in riva allo Stretto.

Eppure a Reggio stiamo aspettando Ryanair da otto anni. Da quando cioè proprio Falcomatà ne aveva parlato più volte (2015, 2016, 2017, 2018 e 2019), insieme all’allora governatore Oliverio, illudendo i cittadini preannunciando l’arrivo di nuovi voli e nuove tratte che poi non si sono mai concretizzate. Anzi. Proprio durante la gestione Falcomatà-Oliverio, l’Aeroporto è stato ad un passo dalla chiusura, salvato in extremis dall’emendamento dell’on. Francesco Cannizzaro che dalle fila dell’opposizione durante il governo Conte II (Pd-M5S) è riuscito a far passare un finanziamento di 25 milioni di euro per lo scalo reggino che ne blindava l’esistenza. Se infatti lo Stato finanzia l’ammodernamento e la riqualificazione di un Aeroporto, automaticamente non può più chiuderlo. Ecco perchè il “Tito Minniti” è ancora in vita.

Proprio Falcomatà ha consegnato l’Aeroporto di Reggio alla Sacal dopo aver fatto fallire la SOGAS: “così rilanceremo lo scalo” diceva entusiasta nel 2017

Falcomatà, Brunetti e il Pd che governano il Comune e la Città Metropolitana ininterrottamente da 9 anni, oggi accusano ripetutamente la Regione e la Sacal di non fare gli interessi dell’Aeroporto di Reggio. Eppure sono stati proprio loro a consegnare l’Aeroporto di Reggio alla Sacal, nel 2017, anche in quel caso con toni trionfali ed entusiasti. Oggi Falcomatà dice che “volano frottole” eppure nel 2017 quando sorridente con Oliverio consegnava l’Aeroporto alla Sacal diceva che “finalmente il nostro scalo tornerà a volare”. Fino al 2016, infatti, l’Aeroporto dello Stretto era gestito dalla tanto odiata (da Falcomatà e dal Pd) Sogas. Così tanto odiata che il Sindaco ne portò i libri in Tribunale per decretarne il fallimento e poi consegnare l’Aeroporto alla Sacal. Una scelta che lo stesso Falcomatà rivendicava con orgoglio dichiarando pubblicamente: “noi abbiamo avviato tutte quelle operazioni che hanno messo in luce la situazione societaria di Sogas portando poi i libri in tribunale e lavorando affinché oggi l’Aeroporto di Reggio possa rilanciarsi con Sacal all’interno della rete degli Aeroporti Regionali”.

Dopo il fallimento della Sogas, infatti, il bando della concessione dell’ENAC per la gestione dell’Aeroporto dello Stretto venne gestito totalmente dal Partito Democratico: il premier era Matteo Renzi, il ministro dei Trasporti era Graziano Delrio, il presidente della Regione Calabria era Oliverio e il sindaco era Falcomatà. Così Sacal vinse il bando e iniziò a gestire l’Aeroporto dello Stretto dal 2017 con il reggino Arturo De Felice nominato presidente proprio dal Pd.

I numeri dell’Aeroporto e il crollo iniziato con l’arrivo di Falcomatà e Oliverio dopo i record di Scopelliti

Emblematico il grafico con l’andamento del numero dei passeggeri nello scalo reggino: il crollo del traffico è iniziato proprio con l’arrivo di Falcomatà e Oliverio, in concomitanza con il tramonto dell’esaltante stagione del “modello Reggio” di Scopelliti in cui erano stati battuti tutti i record storici di traffico nazionale ed internazionale.

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Il numero di passeggeri annui dell’Aeroporto dello Stretto dal 2000 al 2022

Quei record tra 2006 e 2013 non vennero raggiunti perchè la gestione dell’Aeroporto fosse particolarmente diversa, ma soltanto come naturale effetto del fatto che la gestione della città fosse molto diversa. Su StrettoWeb lo abbiamo già scritto più volte: l’Aeroporto è soltanto uno strumento utilizzato dalle persone per spostarsi. Ma le persone non si spostano in base agli Aeroporti, bensì in base alle città. Se ci fosse un Aeroporto a San Luca, non basterebbe a portare orde di turisti nel cuore dell’Aspromonte mentre a Taormina senza alcun Aeroporto ci sono oltre 25 mila presenze giornaliere in gran parte provenienti dall’estero.

Se l’Aeroporto dello Stretto va bene, quindi, è solo una conseguenza di una città che funziona e viene considerata dai flussi turistici e dagli interscambi economici, commerciali, sociali e culturali. I record, infatti, sono stati raggiunti quando in città c’erano le mostre di Salvador Dalì e la Biennale di Venezia, i concerti dei più affermati cantanti internazionali, l’intrattenimento di Rtl 102.5 sul Lungomare, la più esaltante stagione lirica e teatrale del Mezzogiorno d’Italia, la Reggina e la Viola in serie A, le notti bianche, l’economia fiorente, i grandi eventi, i servizi e la fondamentale pubblicità sulle vetrine nazionali e internazionali. Invece l’Aeroporto dello Stretto è crollato quando Reggio è decaduta, si è spenta, degradata, impoverita, svuotata. Perché mai oggi la gente dovrebbe volare a Reggio? Il problema è proprio in quello che Falcomatà e il Pd hanno combinato negli ultimi dieci anni, affossando – loro sì – la città. E hanno anche il coraggio di parlare?

Aeroporto dello Stretto, i fatti recenti e l’impegno di Occhiuto per dare un futuro allo scalo

Sull’Aeroporto, poi, ci sono i fatti e c’è la storia. La chiusura, appunto, evitata in extremis da Cannizzaro nel 2019. L’impegno profuso dal nuovo governatore Occhiuto che nell’ultimo anno, dopo essersi insediato alla Presidenza della Regione, ha fatto tutti i passaggi determinanti per rilanciare lo scalo reggino: dapprima l’ente ha riacquisito le quote Sacal dei privati, una scelta strategica per garantire il futuro dell’Aeroporto dello Stretto tanto che è stata ampiamente apprezzata pubblicamente dalla stessa Amministrazione Falcomatà; poi l’investimento di 30 milioni di euro per blindare le tratte quotidiane con Roma e Milano tramite Ita Airways, tratte che negli anni di Falcomatà e Oliverio erano state cancellate. E adesso sempre la Regione ha investito altri 12 milioni di euro mandando a bando le nuove rotte con Bologna, Venezia e Torino, che in prima battuta sono andate deserte come accaduto per molti altri scali in Italia, alla luce delle attuali difficili condizioni di mercato del settore. In ogni caso, la Regione intende confermare queste tre rotte e sta comunque lavorando per una soluzione diversa che trovi il favore delle compagnie (in arrivo l’affidamento diretto?). Sempre la Regione, inoltre, ha presieduto con Giusi Princi la Conferenza dei servizi per gli oneri di servizio coinvolgendo per la prima volta la città di Messina, consapevole che l’Aeroporto dello Stretto può funzionare soltanto se diventa di fatto ciò che è di nome, quindi lo scalo dei messinesi, e ha istituito tavoli permanenti a Roma presso l’ENAC in cui sono avviate tutte le procedure per l’abbattimento delle limitazioni e il passaggio da categoria C a categoria B. I lavori per i superamenti delle limitazioni (il famoso emendamento Cannizzaro) sono già aggiudicati e appaltati e inizieranno a breve, dopo le solite lungaggini burocratiche del nostro Paese.

E quindi proprio mentre la Regione sta creando i presupposti fondamentali affinché l’Aeroporto possa migliorare i propri servizi, stavolta in modo strutturale e definitivo, è inaccettabile che al contrario i principali protagonisti del declino dello scalo, amministratori della città ininterrottamente da un decennio, oggi facciano le vittime. Hanno consegnato loro l’Aeroporto alla Sacal, hanno deciso di non entrare nel Consiglio di Amministrazione della Sacal con la Città Metropolitana, avevano portato l’Aeroporto alla chiusura sotto i loro governi nazionali, regionali e comunali, e adesso hanno persino il coraggio di accusare invece chi sta provando a rilanciare lo scalo a suon di investimenti milionari? Stiamo parlando di 25 milioni ottenuti da Cannizzaro a Roma e oltre 40 milioni stanziati dalla Regione soltanto nell’ultimo anno. E’ evidente il (maldestro) tentativo politico, già ampiamente rodato, di capovolgere la frittata. Il punto è se, dopo dieci anni di amministrazione, una serie interminabile di pasticci su tutti i fronti, una città completamente in ginocchio, ci siano ancora reggini disposti a farsi prendere in giro continuando a dare credito ad una classe politica che ha già ampiamente dimostrato la propria totale inadeguatezza. Dopo tutti gli scandali, le condanne, gli errori degli ultimi anni dovrebbe semplicemente trovare la decenza di riflettere in un più dignitoso silenzio.

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