Berlusconi, il lutto nazionale e gli odiatori: le due Italie nella parabola del Cavaliere

Berlusconi continua a dividere l'Italia (per fortuna) anche da morto

StrettoWeb

I morti non possono più vedere, sentire, parlare. E anche la persona più pericolosa, da morta diventa totalmente innocua. Ecco perchè nella nostra cultura è iper-diffusa l’usanza di mitizzare i morti dopo averli fortemente avversati in vita. Una barbarie troppo facile e troppo diffusa, che ha determinato numerosi paradossi storici nei confronti di tanti personaggi anche unanimemente riconosciuti come straordinari. Basti pensare a Caravaggio e van Gogh, oppure a Oscar Wilde e Nikola Tesla: artisti eccezionali, scienziati prodigiosi, che però hanno vissuto circondati da contestatori e odiatori morendo di stenti per poi avere una gloria incommensurabile soltanto postuma.

Sarebbe certamente più giusto dare l’adeguato tributo ai grandi in vita: quando possono ancora vedere, sentire, parlare. Sarebbe certamente più giusto che fosse il diretto interessato a dire “grazie” per l’apprezzamento pubblico, anziché lasciare i ringraziamenti ai figli e ai nipoti. E sarebbe certamente più corretto e coerente che non sia mai la morte a trasformare uomini in miti e leggende, solo perchè defunti appunto e quindi considerati ormai “innocui“. Avversare una persona in vita per poi lodarla dopo la morte soltanto per una sorta di “pietas” cristiana è quanto di più ipocrita ci possa essere nella nostra società.

Ecco perchè non bisogna sorprendersi dei tanti odiatori che correttamente continuano a contestare Berlusconi anche dopo la sua morte. Sono semplicemente coerenti. Non sono in lutto, giustamente, non condividono la scelta del lutto nazionale, giustamente dal loro punto di vista. Sarebbe stato molto peggio, molto più falso e scorretto, che gli odiatori di una vita adesso si fossero riscoperti teneri e affettuosi soltanto quando Berlusconi non poteva più sentirli, non poteva più vederli, non poteva più parlargli. In parte lo avevano già fatto in vita, quando Berlusconi aveva un consenso elettorale ormai marginale e da sinistra veniva riabilitato soltanto come strumento per combattere l’ascesa dei nuovi nemici da demolire (in questo caso Meloni e Salvini).

La storia, in ogni caso, non la fanno loro. La storia non lascia spazio alle opinioni e ai giudizi, e la grandezza di Berlusconi è nei fatti del suo percorso di vita che l’ha portato a fare grandi cose in ogni settore con le proprie abilità e conoscenze. Il più grande e illuminato costruttore della storia d’Italia, il miglior comunicatore ed editore, il più abile commerciante e venditore, il più vincente, competente ed emozionante Presidente di una società di calcio della storia internazionale, il più grande uomo politico e statista dell’Italia (almeno) repubblicana. Un rettore fiorentino, uno speaker radiofonico reggino e un altro piccolo manipolo di comunistelli da strapazzo ovviamente non saranno d’accordo, con buona pace di tutti noi, ma la storia resta la storia che è fatta di numeri, di fatti, di risultati su cui c’è molto poco da opinare e disquisire.

Berlusconi è stato il più grande e per fortuna divide. Ha sempre diviso l’Italia in due: berlusconiani e antiberlusconiani. Molto spesso oltre lo steccato destra/sinistra, basti pensare al paradosso dei socialisti che l’hanno venerato dal primo all’ultimo giorno mentre molti fascisti e post fascisti non l’hanno mai digerito davvero. Per fortuna divide ancora oggi, dicevamo, oltre il velo di ipocrisia. Divide e ci ricorda sempre che in questo Paese non siamo tutti uguali: ci sono sostanzialmente le persone civili e poi ci sono i barbari. Berlusconi li demarca perfettamente. Da un lato ci sono quelli che hanno un’educazione, una cultura, sani principi e valori di riferimento, una capacità di andare oltre le apparenze e i luoghi comuni, la superficialità del sentito dire. Ci sono quelli, molto trasversali tra destra e sinistra ovviamente, che hanno rispetto umano anche nelle diversità.

E poi ci sono i barbari, gli odiatori, o haters nel gergo del web riferito ai leoni da tastiera. Li vediamo ogni giorno intorno a noi: vivono solo per offendere, ingiuriare il prossimo, demolire il lavoro altrui. Sanno solo criticare, non gli va mai bene niente, non fanno alcuna distinzione, non riescono a vedere oltre l’orizzonte della propria punta del naso. Sono barbari, appunto, incivili, rabbiosi, cattivi, sempre con la puzza sotto il naso. Rappresentano dal punto di vista umano e della personalità esattamente gli antipodi di ciò che Berlusconi era in vita, ma soprattutto non hanno la decenza di fermarsi neanche oltre il limite della morte. Spesso e volentieri sono i fondamentalisti di ambientalismo e animalismo che fanno la guerra affinché non venga ucciso un orso assassino ma poi godono e provano piacere per la morte di un uomo. Non accettano che l’opinione altrui possa essere di pari livello alla loro, si ergono su un piedistallo della verità infusa divinamente, hanno istinti anti democratici e disumani.

Ecco, è questa la differenza. E’ questa l’Italia che Berlusconi ha diviso in due: il popolo del fare, del bene, della vita operosa a caccia di soddisfazione, crescita e sviluppo, contro il popolo dei no, dell’invidia, della rabbia sociale, dell’esaltazione della povertà. C’è l’Italia che vuole il Ponte sullo Stretto, l’alta velocità, le centrali energetiche, le grandi opere in genere ma anche i grandi eventi, i Mondiali di calcio, le Olimpiadi, l’Expo. E poi c’è chi sbraita no a tutto ed è impegnato esclusivamente nell’azione di demolizione altrui: nullafacenti per sé, distruttori per gli altri.

Sono due Italie diverse e lontane, che faticano a convivere per l’enorme profondità di animo e spirito. Una diversità che si esalta anche nell’approccio alla morte. Perché tra i primi, quelli buoni e civili, quelli educati e rispettosi, mai e poi mai c’è anche uno solo che si sognerebbe di andare al funerale a contestare il morto. Mai e poi mai c’è solo uno che si sognerebbe di godere per la morte di un avversario politico, sociale, sportivo, commerciale. Mai e poi mai c’è solo uno che si sognerebbe di offendere, ingiuriare, denigrare una figura avversa.

Ecco perchè la morte di Berlusconi ci ricorda che per fortuna non siamo tutti uguali in questo Paese. E’ l’ultimo grande spaccato che ci lascia, involontariamente e suo malgrado, il Presidente: lui l’Italia l’avrebbe voluta unificare e pacificare davvero. E nel 2009 con il discorso del 25 aprile ad Onna dopo il terremoto di L’Aquila ci stava riuscendo davvero: lì è iniziata l’ultima grande chirurgica opera di demolizione, quella finale, degli odiatori. Che continuano a odiare, anche dopo la morte, anche perchè è semplicemente l’unica cosa che sono in grado di fare.

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