Berlusconi: da Travaglio alla nullafacente Giorgia Soleri, oggi l’ennesimo trionfo mediatico del Cav

"L'Italia è il paese che amo" disse Silvio Berlusconi per annunciare la sua discesa in campo: e quel Paese, oggi, è anche in parte figlio suo, checché se ne dica

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Silvio Berlusconi è morto. Come ci si aspettava, con la dipartita di un personaggio che ormai possiamo definire, a pieno titolo, storico (con tutti i risvolti ambigui e le ombre che questo comporta), la macchina del fango dei soliti parassiti all’italiana è partita più alacremente che mai. E d’altronde non poteva essere diversamente: processato – più mediaticamente che in tribunale – in vita, non poteva che divenire capro espiatorio dei mali italiani nella morte.

E non è nemmeno questione di essere di destra o di sinistra, perché oggi, come negli ultimi 30 anni, il Cavaliere è stato attaccato da più fronti, da ogni fronte, a ben vedere. Ed è stato amato e apprezzato allo stesso modo. Che poi in fondo è anche giusto: un personaggio politico che non usa mezzi termini, che va dritto al punto, che arriva all’indomani della caduta del muro di Berlino e dirige una nazione, che sembrava essere destinata a cadere in mani comuniste, verso altre acque, non può non suscitare reazioni scomposte. E allora ecco che abbiamo da un lato chi piange e si dispera per lui, e dall’altro chi, in barba al rispetto per la malattia e per la morte, gioisce e festeggia. Quanti italiani brinderanno stasera?

Gli attacchi a Berlusconi

Un conto, però, sono le chiacchiere da bar, un conto è l’irriverenza di chi, avendo in mano il potere mediatico, sparge veleno come fosse zucchero a velo. Ed ecco che in questo senso, la vignetta apparsa su Il Fatto Quotidiano di oggi più che strappare un sorriso o una riflessione, lascia perplessi e viene da chiedersi: perché? Per non parlare dell’immagine scelta a corredo dell’articolo sulla morte di Berlusconi. Travaglio, giustizialista qual è, lo ‘rimanda’ per l’ennesima volta davanti al giudice. L’ultimo.

Ma perché tutto ciò? Cui prodest? E la risposta è semplice: il giornale che fa da cassa di risonanza al partito fondato dal comico che non fa ridere, Beppe Grillo, non poteva fare diversamente.

D’altronde l’invidia penis (no, non mi è scappata una parola in più) che il giullare ligure ha sempre provato nei confronti dell’imprenditore lombardo non è certo cosa ignota. E’ sceso in campo in politica solo per opporsi a Berlusconi. Per invidia, per mancanza di argomenti e perché un nemico da combattere ci vuole per chi non ha doti proprie da utilizzare per fare carriera.

I post buonisti di chi odia per scelta

Ma non è nemmeno solo questione di media compiacenti, perché oggi i social pullulano di pseudo buonisti che, tra un post che inneggia alla pace e ai fiori nei cannoni, e un altro che invoca libertà per tutti, pubblicano frasi di gioia per la morte di un uomo. Un uomo, innanzitutto. Non apprezzato da alcuni, magari, ma pur sempre un uomo. Tra questi, giusto per citare la più insignificante, Giorgia Soleri, che nella vita si è realizzata facendo la fidanzata, e ora ex fidanzata, di Damiano dei Maneskin. Per dire che, di fronte all’odio social(e), pure le pulci hanno la tosse.

Il più grande comunicatore italiano

Detto ciò, però, resta un fatto: il più grande comunicatore italiano dell’ultimo trentennio ha vinto e ce l’ha fatta anche stavolta. “Nel bene o nel male purché se ne parli“. E di lui si è parlato, si parla e si parlerà. Anche nei libri di Storia. Il giorno dei suoi funerali di Stato, che saranno celebrati in Duomo a Milano, sarà lutto nazionale. In barba a chi aveva iniziato con la damnatio memoriae dell’ex patron del Milan dal giorno successivo alla sua prima vittoria politica, negli anni ’90.

E anche oggi, per l’ennesima volta, Berlusconi ha dimostrato perché la sinistra non esiste più: oggi è una caricatura di ciò che è stata un passato. È un controsenso vivente, inneggiante com’è, da un lato ai diritti e alla libertà, e dall’altro a un pensiero unico e un’ideologia univoca.

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