Caserma degli orrori, gli inquietanti retroscena sulle torture dei poliziotti a Verona

La testimonianza di una delle vittime dei cinque poliziotti arrestati ieri per le violenze avvenute a Verona tra il luglio 2022 e il marzo 2023

StrettoWeb

Saranno fissati nelle prossime ore gli interrogatori di garanzia dei cinque poliziotti – un ispettore e quattro agenti delle Volanti di Verona – arrestati ieri mattina a conclusione di una lunga indagine della Squadra mobile. “Saranno sicuramente necessari accertamenti lunghi e complessi“, ha detto all’ANSA il legale che assiste uno dei cinque indagati. Ai cinque poliziotti, per i quali il Gip ha firmato la misura cautelare degli arresti domiciliari, oltre al reato di tortura vengono contestati, a diverso titolo, anche quelli di lesioni, falso, omissioni di atti d’ufficio, peculato e abuso d’ufficio.

“L’indagine è molto delicata – ha proseguito l’avvocato -, ma sicuramente saranno necessari sviluppi e approfondimenti che comporteranno tempi lunghi per fare piena chiarezza e stabilire la veridicità dei fatti. Intanto restiamo in attesa della convocazione per l’interrogatorio di garanzia”, ha concluso. Nell’ordinanza il Gip Livia Magri ha precisato che “la richiesta del pubblico ministero ha riguardato anche altri indagati e altri capi di imputazione provvisoria, rispetto ai quali è stata avanzata richiesta di misure cautelari interdittive”.

Il Questore di Verona, Roberto Massucci, nel frattempo aveva già disposto la rimozione dagli incarichi di 23 agenti che, pur non avendo preso parte a episodi di violenza, si presume possano non aver impedito o comunque non aver denunciato i presunti abusi commessi dai colleghi. Si tratta di poliziotti del Reparto Volanti che sono stati trasferiti ad incarichi burocratici.

Sono 17 gli altri indagati nell’inchiesta della Procura di Verona su episodi di torture, maltrattamenti e peculato che ieri hanno portato all’arresto di cinque poliziotti in servizio alle Volanti della Questura. Nei loro confronti la Procura della repubblica scaligera ha avanzato al gip Livia Magri l’applicazione di misure interdittive, come la sospensione dal servizio o il trasferimento d’ufficio.

Si chiama Nicolae e afferma di essere stato “buttato nella sua pipì” dopo essere stato portato in Questura: sarebbe una delle vittime dei cinque poliziotti arrestati ieri per le violenze avvenute a Verona tra il luglio 2022 e il marzo 2023. Nell’intervista video rilasciata al sito del Mattino di Padova racconta di essere stato fermato mentre si trovava al bar insieme ad un amico e portato negli uffici investigativi. “Ho chiesto di andare in bagno – spiega in un italiano stentato – ma un agente mi ha risposto ‘falla qui dentro la cella’. Poi mi ha preso – continua – e mi ha buttato nella mia pipì”. 

Poliziotti arrestati: vittima non si ricorda del pestaggio

Non si ricorda di essere stato picchiato e messo ko, all’esterno del famigerato ‘acquario’ della Questura di Verona, una delle vittime dei poliziotti arrestati ieri nell’ambito dell’indagine per tortura. Si tratta di un italiano, Mattia Tacchi, sentito dal magistrato nel dicembre scorso per confermare il quadro che stava uscendo dagli accertamenti e dalle intercettazioni sugli agenti delle Volanti.

E’ nei suoi confronti che uno degli arrestati si vanta al telefono con la fidanzata: “Adesso ti faccio vedere io quante capocciate alla porta dai, boom boom boom boom”. “E io ridevo come un pazzo”, raccontava alla ragazza. Parlava delle “stecche” sul volto, dei calci e dei pugni. “Ho caricato una stecca amo’, bam, lui chiude gli occhi, di sasso per terra è andato a finire, è rimasto a terra”, racconta al telefono. La vicenda risale al 22 agosto scorso, quando Tacchi viene visto da una Volante, probabilmente dopo aver assunto alcol e sostanze, e condotto in Questura per accertamenti. Portato nell'”acquario” si trova assieme ad altre tre persone, cittadini nordafricani anch’essi fermati dagli agenti. Saranno questi tre a confermare la dinamica dell’episodio.

Tacchi avrebbe dapprima tirato alcune testate alle pareti in plexiglas della stanza; uno degli agenti lo avrebbe quindi invitato a uscire, sapendo che all’esterno dell'”acquario” non vi sono videocamere di sorveglianza, e lo avrebbe colpito facendogli sbattere la testa sulla porta. Tornato dentro, il giovane ha iniziato a inveire nuovamente contro gli agenti, fatto uscire ancora e qui colpito con un pungo al volto che lo ha fatto stramazzare a terra.

Un terzo agente, aizzato dal collega, lo avrebbe infine colpito con calci alla schiena. Gli inquirenti hanno sentito Tacchi il primo dicembre scorso nella Casa circondariale di Montorio, ma egli dichiarò di non ricordare assolutamente nulla, perché sotto l’effetto di farmaci e alcol. I fatti hanno poi trovato conferma nel racconto dei tre che erano con lui, e che hanno riconosciuto gli agenti in fotografia, raccontando i fatti come aveva fatto lo stesso poliziotto con la sua ragazza.

Per questo, il Gip ha configurato il reato di tortura nella forma del ‘dolo intenzionale’, considerando il “vero e proprio godimento” mostrato dall’agente nei confronti di Tacchi che, scrive, “senza aver commesso reati di sorta e semplicemente fermato per identificazione, si è trovato tra le grinfie di quegli indegni operanti di polizia”.

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