No, la nostra città non è quella di zombie alcolizzati sul Lungomare

La denuncia di Peppe Sergi ha alimentato un dibattito sulla movida reggina: indignazione diffusa per i minorenni ubriachi riversi in catalessi sulle panchine del Lungomare, ma c'è anche chi sostiene che sarebbe giusto così…

StrettoWeb

Immaginate decine di ragazzini e ragazzine di 15 e 16 anni riversi per terra, sui muretti e sulle panchine del Lungomare definito da Gabriele D’Annunzio “il chilometro più bello d’Italia”, in totale catalessi alle 07:30 del mattino tra miriadi di chiazze di vomito. No, non è una nuova scena di “Zombie” girata a Reggio Calabria, ma la squallida e degradata realtà testimoniata e raccontata ieri mattina da Giuseppe Sergi, noto esponente politico della città, già Assessore Comunale negli anni del “modello Reggio” di Scopelliti. Un “modello” di città che pure veniva contestato per gli eccessi di divertimenti, la “città dei balocchi” per la musica, gli eventi, gli spettacoli, e poi politicamente demolito in nome di moralismo e sobrietà.

Adesso, dopo dieci anni, cos’è diventata Reggio Calabria? Sergi nel suo intervento non fa alcun riferimento politico ma è chiaro che l’idea di città immaginata da quell’Amministrazione che ideò i Lidi e i Gazebo sul Lungomare non fosse affatto la degenerazione di oggi. Sergi, più che altro, denuncia uno scenario così degradante e si chiede com’è possibile che per i genitori sia normale che figli così piccoli, di 15 e 16 anni, non siano tornati a casa alle otto del mattino. Una riflessione più che condivisibile, tanto che su StrettoWeb abbiamo deciso di rilanciarla con particolare enfasi nella speranza di stimolare un dibattito serio e profondo sulla città che vogliamo.

La presenza di Lidi e Gazebo non può e non deve significare risse, violenze e alcolismo. Dovrebbe essere buona musica, svago, intrattenimento, sano divertimento, nel rispetto delle regole della convivenza civile, delle leggi che vietano la vendita di alcolici ai minori, delle norme sugli orari in cui bisogna spegnere la musica nei centri abitati. Com’è possibile che siamo arrivati in poco più di dieci anni dal Lungomare di notti bianche, concerti dei più grandi artisti internazionali, migliaia di turisti da tutt’Italia e anche dall’estero nel decoro più assoluto e nella pulizia certosina, allo strapiombo più provinciale di tale noia che l’unico sfogo possibile diventa l’evasione nell’alcool, nel degrado, nell’inciviltà?

Dopo il nostro articolo di ieri enorme è stata l’indignazione popolare per l’accaduto da parte della cittadinanza, sconvolta e sgomenta per la drammatica testimonianza. Nessun intervento, però, da parte di chi oggi amministra la città: non una nota del Sindaco f.f. Brunetti, non un comunicato del Sindaco f.f. metropolitano Versace, non un intervento del Sindaco sospeso Falcomatà, nessuna presa di posizione da parte degli Assessori competenti, Delfino alla famiglia, Nucera all’istruzione e alle politiche educative, Palmenta a Polizia Municipale, legalità e sicurezza. Per gli amministratori della città tutto va bene, non c’è nulla da dire.

Sul caso è intervenuto nelle scorse ore anche l’avvocato Luigi Tuccio, altro volto noto della città, anche lui assessore comunale nell’ultima amministrazione cittadina di destra, con Demi Arena Sindaco. Tuccio alza il tiro e, rilanciando la drammatica testimonianza di Sergi, chiede espressamente maggiori controlli per evitare che vengano venduti alcolici ai minorenni “preso atto del fallimento della capacità genitoriale di coloro i quali non si curano di sapere dove si trovino, e in che stato, i propri figli la mattina seguente alla sera in cui sono usciti”. Anche Tuccio sottolinea come l’idea di città non possa essere quella di una “Rave city” esprimendo un punto di vista non solo logico e di buon senso, ma anche assolutamente condivisibile in modo totalmente bipartisan sia sotto l’aspetto politico che dal punto di vista sociale.

Chi può essere contento del fatto che sul Lungomare la domenica mattina ci siano decine di minorenni in catalessi sdraiati in mezzo al vomito? Apparentemente nessuno. E invece, evidentemente, c’è qualcuno secondo cui tutto questo sarebbe normale o anche giusto. “Lo abbiamo fatto tutti a quell’età”; “Le notti alcoliche ci sono sempre state e non hanno mai fatto nulla di male a nessuno”; “La differenza è che una volta non c’erano tutti questi bigotti che si scandalizzavano”; “Tutti siamo cresciuti ubriacandoci e vomitando”. E invece no. Non comprendiamo da quale rigurgito di degrado possano emergere tali considerazioni. Di certo noi non siamo cresciuti ubriacandoci, non siamo cresciuti senza la responsabilità di dover rispettare delle regole rigide imposte dalla nostra famiglia sull’orario entro cui saremmo dovuti assolutamente rientrare a casa, non siamo cresciuti con notti alcoliche, non siamo cresciuti dormendo nel vomito sulle panchine del lungomare. Qualche devianza c’è sempre stata ed è sempre stata duramente contestata, appunto, ma non era così diffusa come oggi e soprattutto non c’era nessuno che si permetteva il lusso addirittura di difenderla. Di normalizzarla.

Oggi, invece, tutto è normale. Altro che bigotti: viviamo nella società in cui si vuole imporre come normale che un bambino possa crescere senza una mamma o senza un papà per scelta; siamo nella società in cui qualsiasi desiderio viene considerato come un diritto; siamo nella società in cui si vorrebbe addirittura imporre come normale che si possa acquistare un bambino partorito da una donna-fornitore dopo averne scelto con accuratezza etnia, colore di occhi e capelli, caratteristiche genetiche. E quindi siamo nella società in cui va bene se consideri divertimento l’alcolismo a 15 anni, in cui va bene se non torni a casa per tutta la notte e anche la mattina dopo, se rimani a dormire per terra per strada in mezzo al vomito. Sei mio figlio e la società mi insegna che devo solo ed esclusivamente assecondarti, esaudire i tuoi desideri, accompagnarti, magari anche se hai deciso di ammazzare la tua compagna incinta al settimo mese di tuo figlio mentre tu la tradisci con un’altra.

Eppure, nel modo più sincero e genuino per principi e valori di riferimento, mai su StrettoWeb abbiamo assunto posizioni moraliste, etiche o liberticide, considerando la morale, l’etica e la libertà sfere assolutamente intime, personali e insindacabili per la loro visione individuale totalmente sacra e intoccabile.

Ma c’è un limite oltre cui non si potrà mai andare, partendo dal presupposto che gli individui vivono insieme in comunità: la libertà di ognuno finisce dove inizia quella degli altri; gli individui sono organizzati in base ad una serie di regole stabilite insieme e su cui tutti devono adeguarsi rispettandole; voglie, desideri e volontà non possono in ogni caso diventare dei diritti; e non si possono chiedere diritti senza rispettare dei doveri. Ecco perchè anche noi ci scandalizziamo se una domenica mattina sul Lungomare troviamo decine di minorenni in catalessi tra le chiazze di vomito. Ecco perchè anche noi ci indigniamo se la nostra civiltà ha deragliato dalla strada della convivenza civile.

Nulla vieta ad una famiglia di acquistare alcool e far ubriacare i propri figli minorenni in casa, fino a vomitare tutta la notte al punto da dormire sul balcone o in giardino e rimanere lì abbandonati nell’olezzo dei propri rigurgiti. Ma viviamo in una società in cui è vietata la vendita di alcolici ai minorenni e in cui è indecoroso, incivile e barbaro vedere luoghi pubblici – in modo particolare così simbolici e turisticamente strategici come il Lungomare di Reggio Calabria – deturpati da chiazze di vomito e zombie alcolizzati.

Insomma, volete distruggervi la vita ubriacandovi ogni sera a 15 anni? Fate pure, sono problemi vostri. Ma fatelo a casa vostra. Non rovinate la nostra città e non permettetevi neanche lontanamente di provare a farla passare come una cosa normale. A 15-16 anni è normale dopo la scuola iniziare a fare le prime esperienze lavorative; normale è divertirsi in modo sano senza devianze e abusi. Normale è accompagnare l’intrattenimento anche con una sana bevuta, ma senza esagerare. Normale è che nessuno venda alcolici ai minorenni. Normale è il controllo delle forze dell’ordine nei luoghi della movida, affinché la movida stessa sia gioia e divertimento sano senza gravi effetti collaterali. Normale è che la domenica mattina alle 07:30 sul Lungomare di Reggio Calabria ci siano turisti ad ammirare l’alba sullo Stretto, visitatori di mura greche e terme romane, famiglie che fanno colazione con gelato, granita e brioches. Normale è che se qualcuno deve vomitare in un luogo pubblico, poi pulisca come devono fare i padroni dei cani che fanno la cacca. Se vuole vomitare senza pulire non è normale, ma rimane libero di farlo nella sua anormale abitazione privata. Che sarà sempre considerata anormale dalla nostra società finché saremo una società civile. Non bigotta. Semplicemente civile.

Così come normale è che ogni bambino nasca dall’unione d’amore tra un uomo e una donna; normale è anche amarsi tra uomini e amarsi tra donne se questo è il desiderio reciproco, e normale è che la società lo accetti con pari diritti degli altri (normalità tra l’altro già ampiamente e indiscutibilmente accettata), ma altrettanto normale è che per natura da quell’amore non possa nascere alcun figlio e che quindi se si desidera essere padri/madri l’unico modo per diventarlo resti sempre quello voluto dalla natura, non da denari e tribunali. Nessuno, insomma, spacci come “diritti” quelli che in realtà sono barbari e degradati desideri di arretratezza, inciviltà e schiavitù altrui.

Quello del Lungomare di Reggio Calabria ieri mattina non è un caso isolato. La scorsa estate sono state numerose le risse dovute all’alcolismo incontrollato nella movida. Non vorremmo mai raccontare di un ragazzino che muore dopo un coma etilico o ammazzato da qualche coetaneo ubriaco: sarà inevitabile che dovremo farlo prima o poi se continuerà questa incredibile spirale di degrado fuori controllo. E anche se non dovesse accadere, non fa bene a nessuno ridursi in quelle condizioni. Non è divertimento. Non è svago. Non è nulla che sia socialmente accettabile.

Menomale, allora, che ci sono ancora uomini banalmente e semplicemente normali come Sergi e Tuccio, e tantissime famiglie banalmente e semplicemente normali come tutte quelle che ieri si sono indignate dopo aver letto l’articolo di StrettoWeb. Mai e poi mai una cosa del genere può essere considerata normale, in qualsiasi posto del mondo. La città dovrebbe interrogarsi, come hanno fatto Sergi e Tuccio, sulle iniziative urgenti da adottare affinché non si ripeta mai più. A partire dal prossimo weekend.

Post scriptum: Pochi giorni fa ci avete contestato di aver assunto una posizione forte sulla drammatica morte di Denisa Galatà, la 18enne reggina morta nel fiume Lao per un incidente durante un’escursione col gommone in gita scolastica. Eppure facevamo soltanto notare che un incidente, seppur così drammatico, non dovrebbe comunque mettere in discussione le gite scolastiche, o le sane attività di svago in gita scolastica. A 18 anni bisogna divertirsi, così come a 17, a 16, a 15. C’è modo e modo per farlo: andare in rafting su un fiume in gita scolastica è uno dei modi migliori e più sani per divertirsi a quell’età. Partecipare alle Challenge su Tik-Tok o risvegliarsi su una panchina del Lungomare tra le chiazze di vomito a 15 anni è invece il modo peggiore. Noi invece siamo nella società malata in cui fare rafting nella natura diventa uno scandalo, invece bambini su Tik-Tok e 15enni alcolizzati che dormono nel vomito dovrebbe passare per normalità. E invece per fortuna la società tenta di mantenere la bussola dritta: ecco perchè difendiamo il rafting nel fiume e ci scandalizziamo per la vergogna di ieri sul Lungomare.

Nel giorno in cui faranno le gite scolastiche su Tik-Tok o alcolizzandosi e passando la notte nel vomito, e contemporaneamente un Peppe Sergi, un Luigi Tuccio e uno StrettoWeb si indigneranno per un gruppo di adolescenti che fa un’escursione nella natura, ecco quel giorno significa che la nostra civiltà sarà finita per sempre.

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