Il nuovo libro di Pippo Inzaghi, dal ritiro a quella strana paura: “pensavo di avere qualcosa di grave”

Oggi l'allenatore della Reggina presenta il suo primo libro a Milano: intanto, ecco qualche anticipazione

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Oggi Pippo Inzaghi presenta il suo primo libro, “Il momento giusto”, scritto insieme a G.B. Olivero, giornalista de ‘La Gazzetta dello Sport’. Lo farà alla Mondadori di Milano, la stessa città che lo ha reso grande da calciatore e in cui ha giocato la sua ultima partita. Anche per questo sui social non ha nascosto il suo grande legame con Berlusconi e anche per questo è probabile che oggi parli di lui, e non solo. Finora, infatti, è stato in silenzio stampa, imposto dalla Reggina per la vicenda omologa, ma non è da escludere che oggi dica qualcosa di più proprio sul futuro con gli amaranto, considerando i due anni di contratto ancora in essere. Oggi, ricordiamo, è anche il giorno ultimo per l’iscrizione al campionato. Intanto, tornando al libro, la Gazzetta dello Sport anticipa alcuni passaggi: dalle confessioni sul ritiro alla storia con Angela Robusti (che gli ha dato due figli) passando per una strana paura avuta qualche anno dopo.

Il libro di Inzaghi: ritiro un anno prima per colpa di… Allegri

“Era stato Allegri a chiudere la mia carriera da giocatore. Io e il Milan, infatti, nella primavera del 2012 avevamo trovato un accordo per prolungare di un anno il mio contratto. Io sarei stato un importante collante nello spogliatoio che nel giro di poco tempo aveva perso Maldini, Pirlo, Nesta, Gattuso, Seedorf. Elementi di spessore che avevano lasciato un vuoto profondo. Non avrei accampato alcuna pretesa… Galliani era felice di aver trovato insieme a me questa soluzione. Allegri invece la bocciò, non mi voleva più nello spogliatoio e lo disse al dirigente chiedendo che non mi fosse rinnovato il contratto. Per me fu una mazzata”.

La storia con Angela Robusti

“Angela è stata paziente con me, a entrare con dolcezza nella mia vita così complessa. Avevo avuto tante relazioni, ma poche storie serie. Quindi sulla vita di coppia avevo molto da imparare. Non sarei credibile se adesso raccontassi che è stato tutto facile o che non ci siano stati momenti cupi. Credo anzi che le difficoltà siano fondamentali per cementare l’unione, per capire che si è pronti ad affrontare la vita insieme. Una storia d’amore non è un viale alberato, tutto dritto e senza buche. È piuttosto un percorso misto, di quelli che sono ancor più affascinanti da esplorare perché dietro a ogni curva c’è una nuova scoperta e quando capita una strettoia, e a noi ne sono capitate alcune, devi rallentare, valutare bene come passare e andare oltre. E rallentando, c’è più tempo per guardarsi negli occhi e trovare un modo per proseguire il tragitto. Così, superata la strettoia, si può di nuovo accelerare e godersi il viaggio. Sono orgoglioso di essermi meritato questo grande amore, esattamente come se l’è meritato Angela. Ed è stata la conferma di quanto avevo già imparato con il calcio: attraverso i sacrifici arrivano le gioie più belle e dolci. E così ci siamo progressivamente adattati l’uno all’altra con semplicità e piacere. Il gusto di stare insieme era talmente bello da cancellare ogni piccola difficoltà. Tutto si è incastrato alla perfezione. Sì, quello tra me e Angela è l’incastro perfetto”.

Inzaghi e il male di vivere: “pensavo fosse qualcosa di grave, ho avuto paura”

“Nell’autunno del 2015 per la prima volta il pallone era sgonfio: non rimbalzava più. E non riuscii ad assorbire la lontananza dal mio mondo, dal profumo dell’erba, dalla sacralità dello spogliatoio. Mi alzavo al mattino e non sapevo come arrivare a sera. Andavo in palestra, ma senza entusiasmo, solo per far trascorrere il tempo, riempire la giornata ed evitare che la noia e lo sconforto prendessero il sopravvento. Il mio corpo mi mandava segnali inequivocabili di malessere. Mi sono spaventato. Anzi, lo dico chiaramente e senza vergogna: ho avuto paura. Ho fatto quattro gastroscopie e altre analisi poco piacevoli, viaggiavo sempre con un borsello pieno di cd con ecografie e risonanze che mostravo a vari specialisti. Ho temuto di avere qualcosa di grave, perfino la Sla. Sono stati mesi di disagio e sofferenza, in cui faticavo a trovare una via d’uscita. Qualcuno lo chiama male di vivere, qualcuno in un altro modo, io ho preferito dribblare definizioni e diagnosi e affrontare la realtà. Ho capito qual era il problema e l’ho superato poco alla volta, circondandomi dell’amore della famiglia. I miei genitori sono stati eccezionali: hanno compreso ciò di cui avevo bisogno”.

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