L’operazione Lampetra e quell’intuizione del maresciallo Marino che ha falciato la piazza dello spaccio a Scilla

I carabinieri di Scilla, comandati all'epoca dal maresciallo Andrea Marino, hanno avviato un'attività di indagine che potremmo definire 'alla vecchia maniera'

StrettoWeb

Era il 2019 e la stazione dei carabinieri di Scilla era comandata dal maresciallo Andrea Marino. E proprio da un’intuizione di quest’ultimo, attento conoscitore del tessuto sociale del territorio, ha avuto il via l’indagine che ha portato agli arresti dell’operazione Lampetra, il cui processo con rito abbreviato si è concluso di recente con 16 condanne ed una sola assoluzione. I militari dell’Arma hanno letteralmente falciato una fiorente piazza di spaccio scillese, configuratasi in seguito come associazione finalizzata al traffico di stupefacenti.

I carabinieri hanno avviato un’attività di indagine che potremmo definire ‘alla vecchia maniera’, o quasi da telefilm poliziesco se vogliamo. Intercettazioni telefoniche e ambientali, ma soprattutto servizi di videosorveglianza, con telecamere piazzate nottetempo dai militari nella villa comunale di Scilla, oltre che, ovviamente servizi di osservazione, controllo e pedinamento dei soggetti sospettati. Il tutto era partito nel gennaio 2019 con il ritrovamento in Via Matteotti, a Scilla, di 212 grammi marijuana. Si scoprì in seguito che era “stata lì occultata dagli odierni indagati“, come si legge nell’ordinanza del luglio 2021. Il ritrovamento era avvenuto dopo una soffiata al maresciallo Marino. A quel punto, con l’avvio delle indagini, la situazione si delineava sempre più chiaramente, agli occhi del militare e dei suoi uomini.

La fiorente attività di spaccio, gestita da tre degli indagati, aveva come base operativa la Villa Comunale di Scilla. Il blitz definitivo dell’Arma avvenne nel luglio 2021, quando vennero disposte misure cautelari a carico di 19 persone. Un lavoro certosino, quello dei carabinieri, fatto senza lasciare nulla al caso. Vengono controllati i potenziali percorsi di arrivo dei tossicodipendenti, soprattutto minorenni, clienti degli spacciatori pedinati. Vengono ritrovati i nascondigli della droga. E questo modo di fare indagini, come si legge nelle motivazioni della sentenza di primo grado depositate dai magistrati, porta subito i propri frutti. “Dalle prime acquisizioni emerse dalle attività di video sorveglianza“, si è appurato “un costante andirivieni di soggetti molto giovani, alcuni dei quali minorenni che acquistavano e/o cedevano sostanze stupefacenti“, scrivono i giudici.

Le indagini a Scilla e le sentenze

E le sentenze hanno ‘promosso’ questa attività investigativa: ben sedici le condanne, ed un’unica assoluzione. Non solo. Nonostante la scelta del processo con rito abbreviato, che già di per sé permette di beneficiare di uno sconto di un terzo della pena prevista, le condanne sono state esemplari.

I Pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia, i sostituti procuratori Walter Ignazitto e Paola D’Ambrosio, hanno mosso accuse a vario titolo di associazione mafiosa, associazione finalizzata alla produzione e al traffico di stupefacenti, detenzione illegale di armi e tentato omicidio.

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