Perché continueremo a definire “cavernicoli” i No-Ponte e perchè non dovrebbero offendersi

Avversano ogni idea di sviluppo, non sono solo No-Ponte ma anche No-Tav, No-Mose, No-Tap, No-Petrolio, No-Cemento, insomma dei No-Tutto. Ecco perchè li definiamo "cavernicoli" senza alcun tipo di offesa: è la loro idea di pianeta, dovrebbero andarne orgogliosi

StrettoWeb

Dallo scorso 7 aprile, e cioè dal giorno della prima manifestazione No-Ponte di questa nuova stagione con Renato Accorinti e Angelo Bonelli a Capo Peloro, su StrettoWeb abbiamo annunciato con un editoriale che avremmo definito questi personaggi con il termine “cavernicoli“. Abbiamo continuato a farlo, a maggior ragione alla luce della nuova manifestazione dello scorso weekend, e continueremo a farlo anche in futuro in quanto riteniamo che non esista termine più appropriato per definire questi personaggi in piena coerenza con le loro idee e la loro visione del mondo.

Siamo particolarmente stupiti dal fatto che gli stessi No-Ponte siano infastiditi dall’utilizzo di questo termine al punto da sentirsi “offesi“. Infatti nell’utilizzo del termine cavernicolo non c’è nulla di offensivo, a maggior ragione se viene utilizzato in un contesto così calzante.

Per capire il significato di “cavernicolo” si può consultare il glorioso dizionario Treccani che spiega come il termine si riferisce letteralmente a “chi abita nelle caverne, detto specificatamente dell’uomo preistorico“. E ancora “Abitatore di caverne naturali o artificiali, lo stesso che troglodita“, e infine “in senso figurato, di persone rozze, arretrate e incivili“. Anche la pagina apposita di Wikipedia evidenzia come cavernicolo sia “nella cultura popolare un termine che si riferisce ad uno stereotipo stilizzato dell’aspetto e del comportamento degli uomini dell’Età della pietra“. E ancora “il cavernicolo viene generalmente rappresentato come un uomo tarchiato, peloso, vestito di pelli animali e armato di clava, lancia od osso, che vive in una caverna“.

Il riferimento ai No-Ponte quali “cavernicoli” nasce – come evidenziato nell’editoriale di aprile – dall’analisi delle motivazioni che animano questo gruppo di persone. Lungi da noi – infatti – etichettare, contestare o giudicare chi protesta tout-court contro il governo di turno, contro la legge di turno, contro le autorità in genere. Molto spesso, in occasioni diverse, siamo stati dalla parte dei manifestanti. La scelta di definire “cavernicoli” i No-Ponte non nasce da una posizione pro o anti governativa, ma esclusivamente dal merito dei contenuti e delle motivazioni su cui protestano. Nessun vittimismo, quindi, è giustificato: non vogliamo in alcun modo che il dissenso venga represso o silenziato. Ben vengano anche le manifestazioni No-Ponte, così come ben venga la nostra libertà di definirle per quello che riteniamo siano, cioè manifestazioni di cavernicoli.

La scelta di questo termine non è casuale: tutti i manifestanti No-Ponte non sono persone comuni, della società civile, che hanno svariate posizioni politiche, ideologiche, valoriali, e poi si oppongono ad un’opera con basi scientifiche e sociali. Si tratta al contrario, nel 100% dei casi, di partigiani della politica, militanti di partito o elettori politicamente schierati, che non sono contrari al Ponte sullo Stretto in sé ma sono contrari ad ogni opera di sviluppo e progresso. Il popolo No-Ponte, infatti, è esattamente il popolo No-Tav, No-Tap, No-Mose, No-Muos, No-Ilva, No-Nucleare, No-Carbone etc. etc.. Non sono, quindi, contrari al Ponte in sé ma contestano ogni idea di sviluppo e progresso infrastrutturale.

Nelle manifestazioni dei cavernicoli, inoltre, sono in prima vista le solite bandiere con i soliti simboli: falce e martello, Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Legambiente, Wwf. Eppure il Ponte sullo Stretto è l’opera più ecosostenibile della storia, in quanto consentirebbe di tagliare in modo straordinario le emissioni inquinanti e di abbattere l’inquinamento provocato dal barbaro e cavernicolo – appunto – sistema di traghettamento che oggi rappresenta il simbolo dell’arretratezza del Sud rispetto ai grandi Ponti che danno sfoggio dell’ingegno umano in tutto il resto del mondo.

Le manifestazioni No-Ponte continueranno, anzi si intensificheranno. E noi continueremo a raccontarle, dandogli voce, riportando le loro posizioni, dando spazio mediatico alle loro iniziative. E lo faremo per quello che sono, utilizzando i termini che la lingua italiana prevede per evidenziare in modo preciso e corretto ciò che rappresentano. Non dovrebbero sentirsi offesi se la loro idea di sviluppo è quella delle caverne: senza ponti, senza strade, senza energia, senza carburanti, senza cemento, senza petrolio. Che mondo sarebbe quello che vogliono i No-Ponte? Lo abbiamo già visto quando hanno governato Messina, la Sicilia, la Calabria, l’Italia intera, per dieci anni e anche di più, con Sindaci No-Ponte, governatori No-Ponte, Ministri No-Ponte. Avevano promesso “alternative e priorità“, ricordiamo la flotta dello Stretto, la metropolitana del mare, le strade e le ferrovie, lo “sviluppo sostenibile” che non si capisce bene cosa sia. E invece per oltre dieci anni, non hanno voluto il Ponte e non hanno fatto neanche una briciola di tutto il resto. Hanno totalmente fallito al governo e adesso, in modo democratico, ha vinto la coalizione politica opposta che propone proprio il Ponte, l’alta velocità ferroviaria, le autostrade, come ricetta per lo sviluppo del Sud di matrice liberale: uno Stato, cioè, che crei i presupposti per lo sviluppo tramite la realizzazione delle infrastrutture, colmando il gap di questo territorio rispetto al resto del Paese. E’ una visione opposta rispetto a quella assistenziale della sinistra No-Ponte, che invece per decenni ha fornito a questa terra l’unica ricetta assistenziale, prima quella del posto fisso statale e poi quella del reddito di cittadinanza. Misure fallimentari volte soltanto a mantenere il Sud in eterna povertà.

Qual è – quindi – il mondo che vogliono i No-Ponte? Molto simile a quello di Fred e Barney, Wilma e Betty. Ecco perchè dovrebbero essere orgogliosamente “cavernicoli“, dal loro punto di vista. Nessuna offesa, nessuna ingiuria. Soltanto una corretta e obiettiva fotografia della loro reale identità. Yabba-Dabba-Dooo!

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