Incubo scomparsa Pallavolo a Reggio Calabria, società preoccupate: “così chiudiamo” | INTERVISTA

L'appello di Stefania Laurenda, responsabile della Elio Sozzi di Reggio Calabria, sul momento delicato che la Pallavolo sta vivendo nella città dello Stretto

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Una vicenda grottesca per una città come Reggio Calabria, piena di strutture ma piena anche di limitazioni. Non è normale, nel 2023, stare ogni anno con il rischio di non poter effettuare attività sportiva, di rimanere senza sport. L’incertezza che gli ultimi anni vive la Reggina è eloquente, ma non meno importante è la situazione che riguarda la Pallavolo, che rischia la scomparsa. L’allarme lo ha lanciato il Presidente Federale Panuccio, raccogliendo il consenso di qualche istituzione.

E le società sportive cosa pensano? Abbiamo provato a chiederlo a Stefania Laurenda, responsabile della Elio Sozzi di Reggio Calabria. La storia è chiara: l’intenzione del Comune è di demolire la palestra Palloncino, a causa delle diverse problematiche strutturali, ma per rimetterla in sesto ci vorrebbero due anni. E intanto? Ci sono alternative?

Secondo Laurenda “il Palloncino è l’unica struttura omologabile per la Pallavolo in città. Ci rendiamo conto di quanto sia fatiscente: piove dentro, ci sono i funghi per via dell’umidità, va sistemata. Dal Comune vogliono pensare a un impianto nuovo, non una tensostruttura, ma ci vogliono circa due anni. Non possono demolire una struttura senza che ce ne sia un’altra pronta”.

Per la responsabile della società di volley, le alternative non ci sono al momento. “Le strutture private – dice – sono condizionate dagli orari di chi le gestisce, le palestre scolastiche non offrono le condizioni ottimali. L’unica omologabile, e che permette di allenarsi seguendo i turni e senza particolari problematiche, è il Palloncino”.

E a chi propone la struttura del “copri-scopri” adiacente al PalaCalafiore, Laurenda è categorica: non è omologabile! E’ una palestrina di riscaldamento, le luci sono state installate pensandole per un campo di Beach Volley, non c’è pavimento, ma sabbia, e poi mancano i bagni. L’unica alternativa vera sarebbe la palestra di Ravagnese. Se vogliono buttare giù il Palloncino, sistemassero la struttura di Ravagnese”.

Per la Pallavolo reggina, questa estate, è come un’ultima spiaggia. E il mare non c’entra. Se demoliscono il Palloncino e non ci sono alternative, noi possiamo chiudere aggiunge sconsolata Stefania Laurenda. “Abbiamo l’iscrizione ai campionati quasi definita, perché va fatta prima, bisogna dare il tempo alla Federazione di stilare i calendari, ma se poi non abbiamo le strutture come facciamo?”.

E’ l’ennesimo sfogo, questo, di una delle tante società sportive costrette ad avere a che fare con gli annosi problemi di una città che anziché crescere torna indietro, anche nello sport e a tutti i livelli. Tra allagamenti dopo le piogge, vari problemi strutturali, e il grave problema migranti, ora si aggiunge questo. Le società sportive sono stanche ma anche pronte a battagliare, come sempre hanno fatto, per ottenere i loro diritti.

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