Scopelliti: “Berlusconi speciale e unico, per Reggio ha fatto molto. Abbandonarlo forse il mio errore più grande”

Scopelliti ricorda Berlusconi con retroscena e aneddoti esclusivi ai microfoni di StrettoWeb: una testimonianza toccante e commovente

  • berlusconi scopelliti
    foto di Attilio Morabito
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StrettoWeb

Peppe Scopelliti oggi è un uomo libero, un uomo normale e soprattutto sereno. E’ un cittadino di Reggio Calabria come tanti altri, un uomo che durante la settimana lavora e poi dedica il weekend alla famiglia, agli amici, alle passioni. Questo fine settimana l’ha trascorso ad Istanbul dove sabato sera era sugli spalti dell’Atatürk per tifare la sua Inter, seconda squadra del cuore sin da bambino dopo la Reggina, nella finale di Champions League. Era in Curva, appunto, da tifoso comune, e non in Tribuna Vip dove sarebbe stato dieci anni fa quando era molto più di un governatore Regionale, ma rappresentava uno dei politici più influenti e rampanti della destra a livello nazionale. Ma in quella Curva Scopelliti si trova a suo agio, in quanto lì è nato e cresciuto da ragazzo del popolo nel vecchio Comunale di Reggio Calabria. Stamani ha avuto la notizia della morte di Berlusconi mentre stava per salire sull’ultimo volo della coincidenza per rientrare a Reggio.

Visibilmente commosso per la morte del Cavaliere, Scopelliti svela ai microfoni di StrettoWeb la sua testimonianza di questo grande uomo che ha fatto la storia d’Italia. E lo spunto è proprio quello calcistico.

Berlusconi sapeva della tua passione nerazzurra?

Lui sapeva innanzitutto che io ero tifosissimo della Reggina. E ricordo che aveva una grande simpatia verso la Reggina. Però sapeva anche che tifavo pure Inter, qualcosa che scherzosamente mi perdonava. Ricordo che con il suo solito fare ironico e scherzoso mi diceva e mi chiedeva come facesse, uno come me, uno perfetto come me – così diceva lui – ad essere interista. Mi ricordo che con la sua grande mimica teatrale, diceva quasi disperato “ma non è possibile”. E allora scherzavamo insieme”.

Qual è il primo e immediato ricordo di Berlusconi che porti con te?

Era un personaggio unico perchè coniugava la genialità, l’eleganza, la cordialità, l’ironia. Era una persona divertente, e devo dire che mi ha sempre molto colpito. E poi non dimenticherò mai il suo affetto: è stata una persona che mi ha voluto molto bene pur avendomi incontrato per strada, lungo il cammino. Io non sono cresciuto con lui, io sono cresciuto con Fini, ma lungo il cammino mi sono ritrovato con una persona che mi ha dimostrato concretamente di volermi bene. E’ stato lui a volermi come coordinatore regionale del Pdl, è stato lui a volermi con grande forza come candidato alla Regione nel 2010. Ricordo che era ad Atreju a settembre 2009 quando, rispondendo ad una domanda del coordinatore regionale giovanile Daniele Romeo – si trova il simpatico video sul web – lui disse che per le elezioni Regionali del 2010 c’erano due sole certezze: Scopelliti in Calabria e Formigoni in Lombardia. Fu una dichiarazione molto importante perchè ancora non c’era stato neanche il tavolo con gli altri partiti, e poi Formigoni era già governatore uscente quindi era scontato, ma io no, io ero la novità, tra l’altro venivo da Alleanza Nazionale, e invece lui mi aveva lanciato autonomamente. Ha sempre creduto molto in me”.

Che tipo di rapporto avevate?

Il nostro era un rapporto personale molto stretto che andava oltre quello politico. C’era un particolare molto interessante che inizialmente mi imbarazzava molto: Berlusconi era noto per non amare mai baciarsi con gli uomini. Una delle cose che mi ha sempre colpito è che ogni volta che mi vedeva, lui veniva a baciarmi. Io ero in difficoltà perchè sapevo che per lui era una cosa rara, e invece proprio con me aveva questo gesto d’affetto. Quando serviva e c’erano urgenze ci siamo sentiti anche di notte. Quando chiamavo io, lui rispondeva sempre e se proprio non poteva, mi richiamava lui. Io lo disturbavo pochissimo, ma quando lo cercavo era sempre cordiale e gentile”.

berlusconi scopelliti
foto di Attilio Morabito

Quale era il suo rapporto con Reggio e con la Calabria?

E’ venuto più volte a Reggio, una volta ha fatto anche il Consiglio dei Ministri. Quando ero Sindaco, il suo governo ci ha sempre riempito di finanziamenti e risorse utili a realizzare opere pubbliche per la città. E soprattutto, Reggio è diventata Città Metropolitana con il suo governo”.

Immagino che avrete parlato a lungo del Ponte sullo Stretto.

Si, lui era innamorato e affascinato dall’idea del Ponte, infatti fece una grande battaglia per realizzarlo. Era convinto che potesse rappresentare un momento importante di grande rilancio di questo territorio”.

C’è un aneddoto, un particolare, che vuoi rivelare?

C’è una cosa che non ho mai raccontato a nessuno. Io frequentavo spesso Palazzo Grazioli quando ero governatore, c’erano i parlamentini, gli uffici politici della coalizione, e io ero invitato a queste riunioni. Una volta eravamo lì insieme a tutti i governatori del PdL, e lui davanti a tutti mi fece un apprezzamento bellissimo che dimostrò la sua simpatia nei miei confronti. Un presidente di un’altra Regione fece una battuta e lui gli disse: “devi prendere esempio da Scopelliti”. Una di quelle battute che avevano un grande significato e dimostravano l’affetto che ha sempre avuto per me”.

Cosa pensi di lui come uomo politico a livello storico?

L’ho conosciuto bene e posso dire che aveva una capacità incredibile di creare relazioni: in questo modo è riuscito a raggiungere relazioni internazionali senza precedenti per il nostro Paese. Con lui l’Italia è diventata un Paese credibile a livello internazionale. E’ stato anche un grande comunicatore che ha innovato tantissimo il mondo dell’editoria e della televisione. E poi era un decisionista e in qualche circostanza è accaduto che quando si parlava della Calabria lui diceva che lì decideva solo Scopelliti, che quello che diceva Scopelliti era legge, perchè io vivevo il territorio quotidianamente“.

A cosa pensi sia dovuto questo feeling particolare?

Lui era particolarmente entusiasmato da chi riesce a farsi da solo. Probabilmente vedeva quest’aspetto, vedeva che io ero un ragazzo semplice che si era costruito da solo, che non venivo da logiche di nepotismo o da storie particolari. Vedeva che ero diventato un riferimento partendo dal basso: ha sempre apprezzato molto queste cose. Percepivo che il nostro rapporto generava anche un po’ di gelosia: molti non si spiegavano come mai lui avesse questo grande affetto proprio nei miei confronti. Ma anche io l’ho sempre rispettato e apprezzato. Mi ha sempre dato molti consigli, è sempre stato di una cordialità e di un affetto oserei dire a volte commovente, perchè certe affermazioni che fece su di me a Reggio nel 2007 quando venne per la campagna elettorale delle comunali non le dimenticherò mai per tutta la mia vita, erano espressioni bellissime che non erano dovute e che ho sempre apprezzato molto”.

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foto di Attilio Morabito

E poi c’è stata quella volta che tu, da uomo di destra, l’hai convinto a fare l’alleanza con i democristiani dell’Udc…

Sì, era il 2010 e lui era arrabbiato con Casini perchè faceva la politica dei due forni. Voleva che alle Regionali andassimo da soli. Allora io andai con Ignazio La Russa a Palazzo Grazioli e lui venne subito a baciarci e abbracciarci e mi disse che io quelle elezioni Regionali le avevo già vinte anche senza l’alleanza con l’Udc. Mi mostrò i sondaggi di Ghisleri in cui era chiaro che io avrei stravinto anche senza l’Udc, ma io riuscii a convincerlo che il problema in Calabria non era tanto vincere, quanto poi governare bene. Gli spiegai che l’Udc in Calabria era radicato nei territori, aveva una struttura valida e c’era una rispondenza ai nostri argomenti. E lui in quella circostanza mi autorizzò a fare l’alleanza e coinvolgere l’Udc nella coalizione nonostante non apprezzasse le strategie nazionali di Casini. Era un grande leader, ma sapeva ascoltare”.

Alla luce di tutta questa storia, come si spiega la tua scelta del 2013 quando allo scioglimento del PdL decidi di non rimanere in Forza Italia seguendo Alfano nel Nuovo Centro/Destra?

Francamente quello è stato il più grande errore, sicuramente una delle cose che ho sbagliato. Avrei dovuto aderire a Forza Italia in quel momento, ma io non venivo da Forza Italia e quindi autonomamente decisi di non entrare in quel partito che sembrava superato perchè vedevo una deriva generalizzata della politica e pensavo sarebbe stato meglio costruire qualcosa di nuovo. Mi ero preoccupato di immaginare, insieme ad altri personaggi come Alfano, un’idea di ricostruire la politica attraverso i partiti e le classi dirigenti. Ma il progetto di Alfano naufragò miseramente e io in quella scelta mi feci guidare più dalla mente che dal cuore, perchè sapevo che Berlusconi avrebbe fatto qualsiasi cosa per me. Il cuore mi diceva di andare con lui, la mente mi spingeva altrove. Sono certo che se avessi aderito a Forza Italia, Berlusconi mi avrebbe candidato e fatto eleggere al Parlamento Europeo, e quindi la mia storia, almeno la mia storia recente quella degli ultimi 8-9 anni, sarebbe stata molto diversa. Ma purtroppo la mia idea era sempre quella di non considerare mai l’aspetto mio personale: io non ho mai fatto politica per tutelare la mia persona e i miei interessi. Ho sempre pensato a tutelare la comunità che rappresentavo e il mio obiettivo era diventato quello di costruire una nuova stagione della politica. A me è sempre piaciuta la politica della militanza, non quella di chi arriva e diventa subito parlamentare senza un percorso, senza una storia. Ma abbandonare Silvio fu forse il mio errore più grande”.

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