Vincenzo Suraci, il pilota reggino Re degli Slalom. Dai successi ai ricordi: “quando un 18enne mi salvò…”

L'intervista di StrettoWeb al pilota reggino Vincenzo Suraci, Re degli Slalom e sempre insieme alla sua immancabile Fiat X1/9

  • Pilota reggino Vincenzo Suraci
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StrettoWeb

E’ tempo di corse? E’ sempre tempo di corse. Per gli appassionati non c’è sabato, non c’è domenica, non c’è pic-nic con la famiglia, non c’è bagno al mare, non c’è partita o serie da guardare in tv; c’è solo un’auto, un percorso, il rumore della marmitta e il sapore dell’asfalto. Protagonista nelle prossime settimane, a proposito di tracciati, sarà quello di Gambarie. Domenica 25 giugno ci sarà la Cronoscalata Santo Stefano-Gambarie, mentre il 9 luglio ci sarà lo Slalom Mannoli-Gambarie.

Abbiamo detto Slalom? Esattamente, avete capito bene. Perché se si parla di Slalom e se si parla di tracciati reggini, c’è un pilota sicuramente molto stimato nell’ambiente: Vincenzo Suraci. Lui, la sua Fiat X1/9 e si va, tra tanti successi e bei ricordi. “Non ho mai fatto salite, sono sempre stato per lo Slalom e, se non ci saranno problemi, la macchina sarà pronta per la gara del 9 luglio”. Lo afferma a StrettoWeb il pilota reggino, che tra gli sponsor presenti nella carrozzeria della sua vettura ha anche il marchio del nostro giornale.

Quando nasce la passione: la figura dello “zio” Giovanni Surace e il primo incontro con la Fiat X1/9

E’ una storia bella, quella di Vincenzo, che parte da piccolino. La passione nasce da bambino, all’età di 14 anni. Non è una passione di famiglia, quella di Vincenzo, anche se a trasportarlo è uno zio, anzi quello che lui chiama zio, uno zio acquisito: Giovanni Surace. “Aveva un’officina a Condera e io andavo spesso da lui, poi mi recavo alle sue gare, lo vedevo. Da qui nasce la passione”. E anche, aggiungiamo, la passione per la Fiat X1/9: “dopo avermi fatto provare la sua auto più volte, mi convinco e la compro. Allora pagai 10 milioni di lire”.

Sono i primi anni 2000, ma l’esordio assoluto in una corsa arriva nel 2006. “Gareggio a Campo Calabro e poi a Gambarie, dove arrivo secondo di classe. E’ il preludio ai primi successi: “era una macchina potente, un 16 valvole che mi ha dato tante soddisfazioni. Ho corso un paio di anni, ho vinto campionati regionali, ho vinto Coppe. E gli anni passano, nella spensieratezza e nelle vittorie”.

Arriva il matrimonio, ma la passione per le auto è troppa

“Poi – afferma Vincenzo – nel 2014 mi sposo. Con la moglie, poi i figli, l’impegno della famiglia, mi allontano un po’ dal mondo delle corse, anche perché vendo quell’auto. Ma la passione è troppo forte e, dopo qualche anno fermo, torno a vedere una gara dal vivo, nel 2015, a Gallico”. Lì scatta qualcosa in Vincenzo, che si informa per trovare una nuova vettura. “Contatto un signore a Cosenza e trovo una Peugeot 205. Mi fiondo. Comprata: a 1.500 euro. La provo, la guido, ma più il tempo passa e più mi rendo conto che non fa per me: trazione anteriore, io che avevo una posteriore, e non solo”. E il matrimonio dura poco.

A volte ritornano

Dove va, così, Vincenzo? Indovinate un po’: nella Fiat X1/9, il primo e unico amore. “Un amico a Catanzaro – confessa – aveva una Fiat X1/9 simile a quella che avevo, ma meno potente, una 8 valvole anziché la 16 valvole che avevo io. Però la compro e mi tolgo ancora più soddisfazioni di prima. Dal 2016 ad oggi (nel 2023 non ha ancora corso, ndr), con un motore normale, senza grande preparazione, vinco Campionato Regionale Slalom, Coppa Italia quarta zona Slalom e non solo”.

Vincenzo non prova mai i percorsi il giorno prima

Senza preparazione, dicevamo. Sì, perché Vincenzo il tracciato non lo prova mai prima. Impegni di lavoro e familiari, non ha il tempo di recarsi dal sabato sul posto. “Corro senza conoscere il percorso di gara, mai. Non l’ho mai imparato. Me ne vado la domenica mattina, arrivo sul posto, faccio due giri veloci e parto, a differenza degli altri piloti che vanno il sabato e provano. Sono contento dei tempi e dei risultati che faccio, per la macchina che ho”.

Le spese e i sacrifici, suoi e di Pino Denisi (Piloti per Passione)

Tutto questo nonostante gli ostacoli che Vincenzo stesso non nasconde. “Si vuole fare sempre di più, ma le possibilità economiche sono quelle. Ho la famiglia, ho tre figli, la precedenza va a loro, ovviamente. Durante l’anno le gare sono tante, se uno potesse spostarsi, l’anno scorso ne ho fatte 20. In Sicilia, in tutta la Calabria. Ma i costi ci sono e non sono indifferenti: ci sono aggiornamenti continui e i premi alle vittorie non compensano le spese”.

I sacrifici, però, sono ricambiati dalla passione. Quei sacrifici che non sono solo dei piloti, e in questo caso dello stesso Vincenzo, ma anche delle scuderie che li gestiscono. E il pilota reggino esalta la figura di Pino Denisi, Presidente di Piloti per Passione. “E’ il numero uno, lui e la figlia Elisa. Persone uniche, fanno sacrifici per mandare la Scuderia avanti. Spesso ci rimettono anche denaro per l’organizzazione degli eventi, abbandonano la famiglia, si prendono responsabilità che non ci fanno pesare. E’ una malattia”, afferma.

Il libro dei ricordi: da Acri a quell’episodio di Melia di Scilla

Sfogliando il libro dei ricordi, non possono mancare aneddoti che Vincenzo nasconde in un pezzo di cuore: “la mia gara più bella è stata ad Acri, con il terzo posto assoluto. Un aneddoto particolare e che non dimenticherò mai, però, l’ho vissuto a Melia di Scilla. A salvarmi da un imprevisto fu un ragazzino 18enne. Avevo avuto problemi nella prima manche: una gomma si era tolta dal cerchione. Chiamo il carro attrezzi e riporto l’auto alla partenza, dovevo risolvere il problema e nel frattempo mi avevano distaccato di due secondi. Dopo lo smontaggio dello pneumatico, nessuno riesce a rimontarlo. Avevamo messo il cerchione dentro ma eravamo incapaci a gonfiarlo. E il tempo passava”.

“A un certo punto, in mezzo a tanti 50enni e 60enni, passa un ragazzino di 18 anni. Era piccolino, bassino, guardava la gara. ‘Che è successo?’, ci fa. Gli spieghiamo e lui: ‘trovatemi una bomboletta di gas o lo svitol’. Gli serviamo lo svitol e lui in un attimo risolve il problema: ‘allontanatevi tutti’, poi prende la ruota, inizia a spruzzare svitol dentro il cerchione, un accendino e la gomma comincia a gonfiarsi da sola perfettamente. Così mi metto il casco e riparto. Linea di partenza: scatta il verde e gli do due secondi alle macchine che mi avevano preceduto. Così ho vinto”.

Il futuro

E il futuro? Tra la passione trasmessa al figlio (“quello di 4 anni già vuole correre, vedremo”), e gli aggiustamenti alla vettura, l’obiettivo è potenziare sempre di più la macchina. “Nei limiti del possibile, ovviamente, ma di certo non cambierò mai auto. Questa è la mia macchina, morirò con lei, tutti mi associazione alla Fiat X1/9″.

E domenica 25 sarà presente, da spettatore, alla Cronoscalata: “ci andrò, dovrebbero esserci tanti partecipanti. Pensare di partecipare a qualche salita in futuro? Non l’ho mai fatta, è tutta un’altra storia, serve un altro assetto, un altro cambio, più cavalli, un’altra macchina, spese economiche maggiori per me. Mi appassionerebbe, ma per ora non si può. Chissà, magari quando andrò in pensione…” conclude sorridendo.

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