Caro voli, soluzioni inefficaci: l’ennesimo regalo dell’isolamento siciliano

Nonostante le invettive del Presidente della regione, in Sicilia le compagnie aeree continuano a fare il bello ed il cattivo tempo. Ed a rimetterci non è solo il turismo

StrettoWeb

Il trasporto aereo da e per la Sicilia continua a far parlare di se, nonostante si continui ad esaltare il ruolo degli aeroporti in ambito regionale verso i quali si organizzano treni veloci,  si aprono o si progettano nuove stazioni ferroviarie, si autorizzano nuove autolinee. In attesa di realizzarne qualcun altro, che si aggiunga ai 4 già in esercizio sull’isola.

Tuttavia, rimane saldamente al suo posto il regime di sostanziale monopolio dalle poche compagnie aeree operanti tra Sicilia e Continente. Portarle da due a tre, come è successo da quando, con il plauso della presidenza della Regione, Aeroitalia si è aggiunta ad ITA e Ryanair, evidentemente non è servito a nulla. Se è vero, come è vero, che fino a ieri abbiamo assistito alle proteste social di chi è stato costretto a pagare 500 € per un Milano-Catania.

Il problema, si badi bene, è grave per le sue conseguenze sulle tasche dei siciliani, anche se troppo spesso si tende a sottolineare soltanto le sue ricadute sull’accessibilità turistica, molto meno importanti. Infatti, a fronte di cotante tariffe, il malcapitato visitatore si aspetta di trovare dalle nostre parti gli stessi servizi di cui può usufruire in mille altri posti al mondo. Parliamo di alberghi, musei, pinacoteche, aree espositive, parchi tematici e persino spiagge attrezzate. Ma anche trasporti adeguati alle esigenze di chi, altrove, riesce ad utilizzare mezzi moderni ed efficientissimi, come i treni, per girare il territorio, oltre che per arrivarci dall’esterno.

D’altronde, ci sarà pure un motivo per cui la nostra bella terra, con il suo tanto decantato mare e le incomparabili bellezze naturali, artistiche ed architettoniche si trovi soltanto al settimo posto fra le regioni italiane, nella classifica degli arrivi dall’estero. Un dato che, come tutti i numeri, ha il pregio di sbugiardare la vuota (e falsa) retorica del “possiamo vivere di solo turismo” tiportandoci con i piedi per terra, a contatto con la cruda realtà.

La quale ci riferisce anche di siciliani che di vivere di turismo non ne vogliono proprio sapere e vengono bellamente ignorati dai loro rappresentanti. A costoro, che disgraziatamente non hanno alcuna voglia di fare i cuochi, i camerieri o gli animatori, non resta altro che emigrare, al ritmo di 50.000 l’anno, per andare a fare gli ingegneri, gli architetti, i consulenti finanziari e tanto altro nel ricco nord o all’estero. Dove nessuno, sano di mente, si sogna di puntare tutto sul turismo, pensando invece a realizzare quello che la politica è tenuta a fornire ai cittadini: servizi ed infrastrutture efficienti.

Tutta roba fondamentale per l’industria manifatturiera, l’agricoltura (magari di qualità), il terziario, più o meno avanzato, ed il turismo; le quali, in Sicilia, soffrono oltremodo l’attuale stato di isolamento. Una tassa aggiuntiva che conoscono bene gli imprenditori siciliani che si ostinano a voler eseguire lavori o fornire servizi al di là dello Stretto. Trovandosi a combattere con la concorrenza locale, già agguerritissima, che non viene sottoposta a questa tassazione aggiuntiva.

Sappiamo anche le dimensioni di questa sofferenza. L’Istituto di ricerca Prometeia ha già calcolato, in uno studio del 2020, i costi dell’isolamento siciliano in 6,54 miliardi. Per la sua definitiva soluzione, ci penserà il Ponte sullo Stretto, quando sarà finalmente in esercizio dopo aver accumulato almeno un decennio di ritardo a causa di scelte dissennate, più ideologiche che politiche. La possibilità di portare in Sicilia l’Alta Velocità romperà il monopolio modale dell’aereo, creando le condizioni per ottenere, al sud, quello che è già avvenuto per il centro-nord: l’abbattimento delle tariffe ed il miglioramento delle connessioni fra le città.

Nel frattempo, sarà complicato governare le dinamiche di mercato che portano all’incremento dei prezzi del trasporto: logica conseguenza della situazione di monopolio modale dove le poche compagnie esistenti si spartiscono la torta come meglio credono.

Sarà difficile contrastare questi fenomeni da parte degli amministratori pubblici, che sono chiamati a risponderne localmente ma anche a livello nazionale: non può essere solo un problema siciliano ciò che riguarda il 10% della popolazione italiana.

Peccato che a correggere le devianze del mercato dovranno essere proprio quelli che hanno sempre promosso il libero mercato come la panacea di ogni male. Dimenticando, a differenza dei veri liberisti, il compito dell’Amministrazione Pubblica nella vita economica: far rispettare le regole e garantire l’equità di trattamento fra i diversi territori.

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