Gravina: “la Reggina sapeva, aveva avuto la penalizzazione per lo stesso motivo. E l’omologa ha 2 opposizioni, la situazione è allarmante”

Reggina, le parole di Gabriele Gravina - presidente della FIGC - chiariscono le ragioni dell'esclusione dal campionato di serie B decisa dalla Covisoc venerdì scorso e confermata dal Consiglio Federale di oggi. La serie B rischia di slittare a settembre: "aspetteremo tutti i gradi di giudizio"

StrettoWeb

La Reggina rimane esclusa dalla serie B: lo ha deciso stamani il Consiglio Federale della FIGC, confermando il verdetto dato dalla Covisoc la scorsa settimana. A chiarire le motivazioni della scelta è stato lo stesso Gabriele Gravina, Presidente della Federazione, parlando con i giornalisti alla fine del Consiglio Federale: “Esiste una decisione da parte di un tribunale dello Stato che ha concesso, su richiesta delle società, la possibilità di pagare entro 30 giorni. Il soggetto era a conoscenza di una scadenza chiara per adempiere al proprio debito sportivo. Il problema è che l’omologa (del piano di ristrutturazione del club, ndr) non è definitiva. Siamo a conoscenza che sono in atto due opposizioni, una da parte dell’Inps e una da parte dell’Agenzia delle Entrate contro quella decisione. La situazione è allarmante, fermo restando che la decisione non è definitiva ed esiste la conoscenza chiara della data del 20 giugno entro la quale bisognava provvedere a soddisfare debito sportivo. Già in precedenza la Reggina per questo conflitto aveva subito 5 punti di penalizzazione”.

Gravina aggiunge: “La discrepanza tra i tempi del tribunale fallimentare e quello della Figc per i pagamenti nella vicenda della Reggina? Ci sono due ordinamenti, quello sportivo e quello statuale, con norme molto chiare. La legge 91 dello Stato pone in capo alla Federazione tutti gli oneri collegati ai controlli, questo è inderogabile. Il rapporto tra i due ordinamenti va armonizzato ma non dipende da noi, dipende dal legislatore”.

Il format della serie B non cambierà: “rimarrà a 20 squadre, aspetteremo tutti i gradi di giudizio”

Rischio di cambio format in Serie B visti i ricorsi delle squadre? E’ un tema che in questo momento non dovrebbe preoccupare il mondo del calcio. Le eventuali domande delle squadre per l’ammissione e il ripescaggio andranno presentate entro il 18 di luglio; noi il 28 di luglio abbiamo un Consiglio federale per fare una graduatoria delle società che hanno diritto a essere riammesse. Entro il 2 agosto ci sarà la decisione del Tar, entro il 29 agosto la decisione definitiva del Consiglio di Stato”. Lo ha detto il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina, al termine del consiglio federale che ha respinto il ricorso di Reggina e Siena, e accolto invece quello del Lecco per l’ammissione in serie B. “E’ doveroso aspettare qualunque forma di giudizio in modo da partire con organici completi”. L’inizio del campionato, quindi, potrebbe slittare addirittura a settembre, ma in ogni caso rimarrà a 20 squadre. O la Reggina, o il Brescia.

Anche Mauro Balata, numero uno della Lega Serie B, ha chiarito: “Ricorsi in Serie B? Abbiamo aderito alle risultanze del parere della Covisoc. Ovviamente il principio che alimenta la Serie B è quello dell’intangibilità del format. Vi saranno dei ricorsi, ma questo non deve incidere sul format né creare pregiudizi. Prendiamo atto del parere di oggi e aspettiamo gli esiti dei ricorsi, ma l’unico principio è quella dell’intangibilità del format che ci ha portato grandi risultati e non può subire pregiudizi per fattori estranei alla Lega di B“. A sentire Balata, “è stato fatto un percorso corretto, tutte le società hanno rispettato il concetto di equità della competizione investendo a livello infrastrutturale. Siamo sereni per quanto riguarda le nostre responsabilità”.

L’omologa della Reggina: cosa prevede il piano di ristrutturazione del debito approvato dal Tribunale (su cui pendono i ricorsi di Inps e Agenzia delle Entrate)

La Reggina ha ottenuto il mese scorso dal Tribunale l’omologa all’accordo per la ristrutturazione del debito. Un passaggio controverso dal punto di vista giudiziario e amministrativo: stiamo parlando di 23 milioni di euro di debiti (15,7 milioni di tasse allo Stato, 3 milioni ai fornitori e 2,3 milioni di stipendi non pagati ai dipendenti, più altro) non solo legati alla precedente gestione di Luca Gallo ma anche maturati in questa stagione sotto la gestione di Saladini. Al 30 giugno 2022, infatti, concluso l’ultimo esercizio di Gallo, l’indebitamento della società era di 16,1 milioni maturati nelle tre stagioni precedenti con la promozione in serie B e la difficile gestione durante la pandemia. Nei primi sei mesi di gestione Saladini il debito è lievitato di altri 7 milioni di euro, poi cresciuti ancora di altri 4 milioni al 30 aprile 2023. Significa che la nuova società di Saladini ha ereditato un debito di 16,1 milioni dalla gestione di Luca Gallo e poi in meno di un anno ha maturato altri 11 milioni di euro di debiti, portando così il totale indebitamento ai 27 milioni del 30 aprile (oggi sono ancora di più). In pratica sfioriamo in un anno tutto il debito che Gallo aveva fatto in tre anni. I dati sono estrapolati proprio dall’omologa: nel primo box si può vedere l’indebitamento cresciuto nel triennio di Gallo:

debiti luca gallo reggina

Abbiamo poi il dettaglio dei debiti al 31 dicembre 2022, quindi dopo i primi sei mesi di Saladini e i nuovi 7 milioni di debiti maturati (e inseriti nel piano di ristrutturazione):

totale debiti reggina 2022

E poi c’è anche il totale della gestione fino al 30 aprile che ha fatto lievitare il debito addirittura ad oltre 27 milioni (ma questi ulteriori 4 non rientrano nel piano di ristrutturazione, vengono soltanto utilizzati dai contabili per dimostrare il “grave stato di crisi” dell’azienda):

debiti saladini aprile 2023

Adesso l’accordo prevede che di tutta questa enorme massa debitoria, la Reggina dovrà pagare soltanto 8 milioni nell’arco dei prossimi 12 mesi, cioè la totalità degli arretrati degli stipendi ai dipendenti e soltanto una minuscola parte allo Stato. Per farlo, la società ha previsto un forte ridimensionamento dei costi ben evidenziato nel piano, che significa meno investimenti sulla squadra (sempre se ci sarà ancora, una squadra).

Nello specifico, secondo l’accordo con il Tribunale le casse dello Stato incasseranno dalla Reggina 757 mila euro a fronte dei 15 milioni e 681 mila euro di debito cumulato: altro che condono! Il Tribunale lo ha ritenuto più conveniente rispetto al fallimento dell’azienda. Ma Inps e Agenzia delle Entrate non sono d’accordo e hanno fatto ricorso: deciderà la Corte d’Appello di Reggio Calabria nell’udienza del 20 luglio (poi eventualmente si andrà in Cassazione). Intanto la Reggina ha già pagato questi 757 mila euro: lo avrebbe dovuto fare secondo il Tribunale entro il 12 luglio (il che non significa che era vietato farlo prima!); le regole della FIGC prevedevano che il pagamento avvenisse entro il 20 giugno (senza alcun contrasto con la scadenza del Tribunale, perchè entro il 20 giugno significa anche entro il 12 luglio essendo antecedente la data della FIGC!), e invece Saladini ha disposto il pagamento soltanto il 5 Luglio.

In ogni caso, è totalmente falsa la narrazione che vorrebbe la Reggina senza debiti o addirittura “risanata“. Anzi, a differenza dei club in regime ordinario che possono gestire l’indebitamento in bilancio, la società amaranto è l’unica vincolata a rispettare inderogabilmente le scadenze previste dall’accordo di ristrutturazione del debito sottoscritto con il Tribunale. Alla Reggina rimangono circa 4 milioni di euro di debiti della gestione corrente più l’impegno solenne con il tribunale a garantire 8 milioni di euro di pagamenti nei prossimi 12 mesi. Non sono cifre di poco conto, e a differenza di tutti gli altri club che possono gestire l’indebitamento in bilancio (significa che non sono costrette a pagarlo tutto subito), la Reggina avrà questo enorme fardello sul groppone.

Il problema del calcio non è certo l’indebitamento delle società, che è garantito dalle banche e funziona in base alla capacità di pagamento dei vari soggetti. E’ la stessa regola che vale per le persone fisiche: se un dirigente d’azienda con uno stipendio di 20 mila euro mensili e una grande credibilità sottoscrive un prestito o un mutuo da un milione di euro, probabilmente ci sarà la fila di banche disposte a concederglielo perchè sapranno di fare un affare, in quanto il dirigente certamente lo onorerà. Invece il percettore del reddito di cittadinanza difficilmente avrà un prestito anche solo per acquistare uno smartphone, perchè a prescindere dall’entità della cifra richiesta, avrebbe difficoltà ad onorarlo. Ecco perchè le voragini in bilancio dei grandi club sono in ogni caso gestibili, a differenza dei debiti delle piccole con poche entrate e pochissime garanzie.

Attenzione, quindi, a farsi travolgere dal provincialismo: contro la Reggina non c’è alcun complotto. E’ semplicemente che Saladini ha sbagliato tutto. E’ andato a sbattere contro un muro, ha ignorato i consigli di tutti coloro che aveva intorno che gli consigliavano caldamente – nell’interesse della Reggina – di fare un passo indietro e adeguarsi alle regole e ai principi federali (come tuttavia lui stesso aveva fatto accettando la penalizzazione di -5 e rinunciando ad opporre ulteriori ricorsi, riconoscendo l’autorità della FIGC e la complessità della situazione della Reggina che stava mettendo in discussione i principi cardine del sistema), e il risultato è stata l’esclusione. Ricordate l’intervista di StrettoWeb? Ecco.

Adesso rimane la speranza nel CONI e nel TAR, con la consapevolezza che qualora andasse male – stavolta – non c’è alcun piano B all’orizzonte. Non c’è la speranza di un altro soggetto che consente al calcio a Reggio di sopravvivere ripartendo dalla serie D con un nome nuovo, come fece Mimmo Praticò nel 2015. Stavolta Reggio Calabria rischia di rimanere senza calcio esclusivamente a causa degli azzardi finanziari e giudiziari dell’imprenditore lametino.

L’ombra della cessione alla Guild Capital di Marco Quaranta: cosa sappiamo del fondo inglese

Ieri mattina il club amaranto ha diffuso la notizia dell’accordo per la cessione del club al fondo inglese “Guild Capital” di Marco Quaranta. Sul fondo le informazioni sono pochissime. Dalle carte ufficiali di bilancio emerge che il fondo Guild Capital è una piccolissima società con 2 dipendenti, compresi i direttori. Il bilancio è firmato dallo stesso Marco Quaranta, “direttore” (quindi a rigor di logica lui stesso uno dei due dipendenti), e la società è così piccola che in base alle norme britanniche non è neanche tenuta a presentare copia del conto economico. Nel documento si fa riferimento proprio alle disposizioni correnti per le “micro-imprese” e la sede è in uno spazio di lavoro condiviso di co-working nella cittadina di Saint Albans, contea inglese di Hertfordshire, a 40km da Londra (vedi foto). L’ultimo bilancio della società, approvato il 26 aprile 2023 e quindi poco più di due mesi fa, è in rosso di 84 mila sterline, pari a 98 mila euro. Ovviamente l’accordo firmato è condizionato all’iscrizione della squadra in serie B, altrimenti non se ne farà nulla. E anche per questo, quindi, bisognerà aspettare ancora. Insomma, in riva allo Stretto di tutto si parla tranne che di calcio.

sede Guild Capital

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