Perchè It-Alert è stato testato tre volte nell’area dello Stretto di Messina, la più esposta d’Italia ai rischi naturali estremi

I 500 mila residenti

StrettoWeb

Oggi la protezione civile ha testato il sistema di allarme pubblico nazionale It-Alert di cui si sta dotando l’Italia per l’informazione diretta alla popolazione in caso di gravi emergenze imminenti o in corso in Calabria. Due giorni fa lo aveva fatto in Sicilia, nell’ambito di un programma di sperimentazione su scala nazionale iniziato il 28 giugno in Toscana. I 500 mila residenti dell’area dello Stretto, però, hanno ricevuto il messaggio sia oggi che mercoledì, nonostante la sperimentazione fosse annunciata come Regionale.

Non è chiaro se si tratta di una scelta voluta dalla protezione civile. Più probabilmente il sistema funziona con celle telefoniche e non è possibile isolare i residenti di Regioni confinanti in aree così limitrofe come quelle dello Stretto di Messina, ad ennesima dimostrazione dell’affinità geografica ma anche storica e culturale dell’area dello Stretto che condivide anche gli stessi rischi naturali.

Quella dello Stretto di Messina, infatti, è la zona d’Italia maggiormente esposta al rischio di terremoti, tsunami e anche fenomeni meteo estremi. Ecco perchè proprio qui la protezione civile ha organizzato la più grande esercitazione antisismica della storia d’Italia, “Sisma dello Stretto 2022“, quando il 4 novembre 2022 è stato testato lo stesso sistema It-Alert per la prima volta in assoluto.

Ecco perchè tra novembre e gli ultimi due giorni, i residenti dello Stretto hanno ricevuto il messaggio già tre volte (mentre in Italia la stragrande maggioranza della popolazione neanche una). E chi non l’ha ricevuto, ha comunque partecipato all’esercitazione – che appunto è un test e deve essere migliorata – fornendo alla protezione civile indicazioni utili per rodare il sistema.

Cos’è e come funziona It-Alert

Il sistema, una volta operativo, consentirà di raggiungere chiunque si trovi nella zona interessata dall’emergenza o dall’evento calamitoso, purché abbia il telefono acceso e connesso alla rete di telefonia mobile, fornendo informazioni sulla situazione di pericolo reale o potenziale. Attualmente si prevedono sei casi nei quali potrà essere impiegato: maremoto generato da un sisma; collasso di una grande diga; attività vulcanica, relativamente ai vulcani Vesuvio, Campi Flegrei, Vulcano e Stromboli; incidenti nucleari o situazione di emergenza radiologica; incidenti rilevanti in stabilimenti soggetti al decreto legislativo 26 giugno 2015, n. 105 (Direttiva Seveso); precipitazioni meteorologiche intense.

Il sistema dirama un messaggio di testo a tutti i telefoni cellulari presenti e attivi nell’area geografica a rischio, associato a un segnale sonoro diverso da quello delle classiche notifiche che riceviamo ogni giorno. La sperimentazione dovrebbe terminare a febbraio 2024, a quel punto, nelle intenzioni del Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, dovrebbe diventare operativo.

Musumeci su It-Alert: “necessario alimentare una cultura di prevenzione del rischio”

Serve una cultura della prevenzione”. Così il Ministro per la Protezione Civile e Politiche del Mare Nello Musumeci si è espresso nel corso della presentazione della fase di sperimentazione del nuovo sistema di allarme pubblico nazionale It-alert. “Il cittadino deve essere informato se vive in un territorio a rischio”, continua. La ricezione di un messaggio di allarme pubblico nazionale nei propri smartphone “non è salvifica ma può apportare ad una consapevolezza civica che consenta di adottare una condotta maggiormente responsabile”. Il sistema, atteso da tempo, è “finalizzato a comunicare alle popolazioni di un determinato territorio una grave emergenza imminente o in corso”. Dunque, spiega, è “solo la ricezione di un messaggio di allarme e non la comunicazione di norme di comportamento, anche perché è molto complicato riferire a una mole così ampia di persone che fanno cose diverse come comportarsi – continua – Ad esempio, durante un’alluvione è diverso il comportamento da adottare se una persona è in macchina o in casa”.

“L’impegno del governo è quello di entrare nella specificità della condotta di ogni cittadino, aiutarlo a scegliere quando è in emergenza. Il sistema non è ancora operativo ma contiamo venga approvato a partire dall’inizio del prossimo anno, se la fase di sperimentazione sarà positivamente conclusa e se verranno superate tutte le criticità che finora sono state registrate nella fase precedente”. Infatti, i primi test di allarme sono stati effettuati già in occasione delle esercitazioni di protezione civile “Vulcano 2022” e “Sisma dello Stretto 2022”, rispettivamente ad aprile e novembre dello scorso anno e hanno dato “buoni risultati. Temevamo peggio, ma se questo metodo entrerà nella coscienza dei cittadini i numeri potranno sicuramente aumentare”. Infatti, “l’Italia sta procedendo con grande cautela perché il sistema è delicato e di impatto in una popolazione“, conclude.

 

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