La città del “non ci voglio neanche pensare”

Una città con la sindrome della Magna Grecia, dal calcio alla politica. "E' tutto così brutto che non ci voglio neanche pensare"

StrettoWeb

Non ci voglio neanche pensare“. “E’ qualcosa di così brutto, di così grave, di così drammatico, che non potrà mai essere vero. Non ci voglio neanche pensare, è inutile che ne parliamo“. Reggio Calabria è la città del “non ci voglio neanche pensare“; così tutti stroncano subito ogni riflessione, ogni discussione e ogni confronto legato all’esclusione della Reggina dalla serie B. E’ la frase che tutti ripetono ogni giorno, dai tifosi ai politici, dai cittadini alla classe dirigente. Tutti uniti, tutti compatti: visto che è una cosa terribile, drammatica, non solo per lo sport ma anche per la società, per l’economia, per l’occupazione, allora non pensiamoci perchè tanto non andrà mai così male. Non può succedere.

Come andrà a finire lo hanno già deciso i reggini, anzi i riggitani. Ecco perchè a Reggio sono tutti convinti che alla fine la Reggina la serie B la farà: di forza, per legge divina, per volere superiore. Perché non potrebbe essere altrimenti, sarebbe un incubo così brutto che non potrà mai essere vero. Il delegato dello Sport dell’Amministrazione Comunale, Gianni Latella, già noto alle cronache per “Ti mangiu u cori” (prima edizione) e poi per “governo Melone” e il “piano Marsel” (seconda edizione), ha detto nei giorni scorsi in un delirante comunicato stampa che “una serie B senza la Reggina sarebbe oggettivamente impensabile“. Eppure intanto la Reggina è ufficialmente esclusa, i calendari sono stati sorteggiati senza la squadra amaranto e nella storia delle 91 edizioni del campionato cadetto, la Reggina vi ha partecipato soltanto 24 volte, la prima nel 1965 (nove anni consecutivi fino al 1974), e poi ci è tornata soltanto nel 1988 (tre sole stagioni, poi nuovamente retrocessa), per tornarci ulteriormente nel 1995 aprendo il più straordinario ventennio amaranto con 19 anni consecutivi tra serie A e serie B grazie ai prodigi di Lillo Foti, fino alla retrocessione del 2014 proprio nell’anno del Centenario, per ritrovare la B soltanto nel 2020 dopo sei anni infernali nelle categorie minori.

Questo excursus storico che i tifosi conoscono benissimo serve soltanto per evidenziare come una serie B senza la Reggina non solo è pensabile, ma è anche la normalità storica del calcio italiano. Nessuno scandalo, nessuna anomalia, nulla di “impensabile” se la Reggina non si trova in serie B. Anzi. Se pensiamo che in questo momento si trovano in serie C addirittura il Vicenza, il Brescia, il Padova, il Pescara, il Perugia, la Spal, il Novara, il Cesena, il Catania, il Messina, il Foggia, tutti club più blasonati della Reggina con molte più partecipazioni degli amaranto in serie A e B, perchè dovrebbe essere “impensabile” una serie B senza la Reggina? In base a quale legge, a quale regola?

I danni provocati dalla lettera pubblica che Brunetti e Versace hanno inviato a Malagò

Quegli altri fenomeni dei sindaci Brunetti e Versace, dopo mesi di totale disinteresse, due giorni fa hanno inviato una folle lettera al Presidente del CONI Malagò, per giunta rendendola pubblica. Un gesto sconsiderato che a Roma sta facendo enormi danni alla causa amaranto. I sindaci hanno avuto il coraggio di chiedere pubblicamente a Malagò un incontro “senza entrare nel merito delle vicende giudiziarie” ma sottolineando “l’importanza che socialmente ed economicamente riveste la Reggina per un territorio come il nostro“,  ed evidenziando “quello che significherebbe la conferma della sua esclusione a beneficio di altre realtà economicamente più forti e ben più radicate nella “politica” del calcio professionistico nazionale“. In sostanza i Sindaci, massimi rappresentanti istituzionali di Reggio Calabria, non vogliono entrare nel merito della vicenda e chiedono l’elemosina: visto che siamo poveri e per noi la Reggina è così importante a differenza di altri che sono ricchi e non hanno bisogno come noi, senza neanche parlare del merito delle cose, dateci la serie B altrimenti qui è un disastro. Così brutto che neanche ci vogliamo pensare.

Ovviamente Malagò ha ignorato la missiva che lo ha messo in forte imbarazzo rispetto al Collegio di Garanzia: la decisione del 20-21 Luglio è prettamente giudiziaria e verrà presa da magistrati, in piena autonomia rispetto al Presidente. La lettera di Versace e Brunetti, oltre ad essere miserabile nei toni e nei contenuti, è strategicamente scomposta. Sarebbe come chiedere al premier Meloni di annullare la condanna del sindaco Falcomatà, “senza entrare nel merito della vicenda giuridica, ma perchè qui siamo poveri e pazzi e rimanere senza Sindaco è un disastro per tutti“. Ma la condanna di Falcomatà l’hanno emessa dei magistrati completamente autonomi dalla politica, così come i giudici del Collegio di Garanzia del CONI sono completamente autonomi da Malagò.

Piuttosto ci chiediamo dov’erano i Sindaci quando la Reggina, da ormai più di sei mesi, intraprendeva questa insensata guerra contro la FIGC e le istituzioni calcistiche. Dov’erano i Sindaci quando le conferenze scomposte di Saladini e Cardona facevano infuriare non solo i palazzi del calcio, ma persino i ministeri, che mai – neanche su casi molto più gravi ed eclatanti – erano intervenuti come invece ha dovuto fare Abodi sulla Reggina. Dov’erano i Sindaci quando Cardona si dimetteva, lasciando il club senza Presidente, senza CdA e senza garanzie nel momento più delicato? Dove sono stati i Sindaci fino ad oggi?

Gli inutili appelli all’unità e la città del “non ci voglio neanche pensare”

Non ci voglio neanche pensare“. E’ così brutto pensare che dalle analisi del sangue possa emergere qualche valore sballato che non ci voglio neanche pensare, e quindi non faccio le analisi. E’ così brutto che mi possa capitare un incidente stradale che non ci voglio neanche pensare, e quindi non guido l’automobile e vado a piedi. E’ così brutto che si possa verificare un terremoto che farà crollare le nostre abitazioni come capanne, che viviamo serenamente senza pensarci ma poi dopo il disastro (annunciato) saremo pronti a gridare allo scandalo dell’abusivismo edilizio. E’ così brutto pensare alla Reggina esclusa dalla serie B che viene molto più comodo sperare che domattina sorga il sole e la Reggina sia riammessa al campionato così, per opera dello Spirito Santo. Ecco perchè in città da giorni si rinnovano appelli ad una fantomatica unità che non si capisce a cosa possa servire. Si rincorrono messaggi compassionevoli, quasi patetici, sulla “certezza” che la Reggina farà la prossima serie B per bocca dei tifosi sui social, mentre sui giornali – compreso StrettoWeb – ogni giorno c’è il solito refrain sulla “speranza” che la Reggina venga riammessa.

Ma chi di speranza vive, disperato muore.

“Dovete decidere da che parte stare”

Gli appelli all’unità si rincorrono quotidianamente con forti pressioni anche sui giornalisti: dovremmo stare dalla parte della Reggina (come se fosse in discussione che potessimo mai essere contro!), dovremmo essere tutti uniti, dovremmo “remare dalla stessa parte“. Ce lo hanno chiesto i politici, ce lo hanno chiesto gli addetti stampa del club stoicamente ancora al lavoro per spirito di servizio e senso di appartenenza amaranto (anche se Saladini non li paga da 4 mesi e ormai neanche li considera per i suoi comunicati stampa fatti dall’addetto stampa personale di Brescia, tanto che qualcuno inizia già ad andar via…), ce lo hanno chiesto i capi ultras, ce lo hanno chiesto i commentatori su facebook. E noi lo abbiamo fatto, lo stiamo facendo e continueremo a farlo. Lo abbiamo fatto durante il campionato, lo abbiamo fatto fino all’iscrizione, e poi fino alla Covisoc, e poi fino al Consiglio Federale, e adesso fino al CONI, e lo faremo anche dopo fino al TAR, e dopo fino al Consiglio di Stato, e poi?

Prima o poi la resa dei conti arriverà. Anche perchè in ogni caso non siamo noi a decidere come andranno le cose. Possiamo remare tutti insieme, ma è inutile se ormai la falla nello scafo è così grande che la nave sta affondando. Possiamo decidere se affondare continuando a remare tutti insieme anziché dimenarci diversamente, ma comunque stiamo affondando. Invece potremmo anche smetterla di remare e cercare una scialuppa di salvataggio.

L’ultimo che ci aveva chiesto “da che parte stare” è stato Felice Saladini con quella infelice uscita nel pranzo con i giornalisti in riva al mare, e noi siamo stati dalla sua parte in modo incondizionato, fidandoci del suo luccicante sorriso e delle garanzie fornite dal Prefetto cui si era affiancato. E poi siamo stati traditi. Doveva essere un progetto aziendale “pluridecennale“, e un progetto sportivo “triennale per centrare la serie A con Pippo Inzaghi“; non avremmo neanche dovuto mai più scrivere dell’iscrizione perchè sarebbe stata “una mera formalità, l’anno prossimo la faremo a novembre, con otto mesi di anticipo!“; e poi ci dovevano essere i ricorsi contro la penalizzazione fino all’ultimo grado universale, “arriveremo anche a Bruxelles se servirà“, raccontato non soltanto ai giornalisti e ai tifosi ma persino ai calciatori guardandoli negli occhi mentre piangevano dopo l’ennesima sconfitta casalinga col Brescia, tre giorni prima della rinuncia al ricorso che significava accettare il -5.

Ecco perchè adesso siamo restii a continuare a farci prendere in giro. Ne abbiamo sopportate fin troppe. E in ogni caso, a questo punto, a cosa può servire?

Il ruolo di StrettoWeb e del giornalismo

Davvero qualcuno pensa che la FIGC, o il CONI, o il TAR, insomma i magistrati delle principali istituzioni del Paese, possano decidere quali sentenze emettere su questioni prettamente giudiziarie in base a quello che scrive StrettoWeb? E’ particolarmente curioso che in questa città gli stolti ridacchiano quando rivendichiamo i risultati raggiunti e poi però ci considerano responsabili di tutte le peggiori sventure. Ridacchiano quando sottolineiamo come dopo un nostro articolo il Comune si affretta a coprire quella buca fin lì abbandonata per mesi (perchè è noto che intervengono per nascondere l’imbarazzo pubblico, non per garantire i servizi dei cittadini!); e ridacchiano quando rivendichiamo che finalmente Saladini e suo cugino Ferraro (che pure non ci rispondono al telefono, ma sicuramente ci leggono) fanno partire la stagione atletica e convocano la squadra per la preparazione due giorni dopo un pesante articolo d’allarme sulla squadra completamente abbandonata al proprio destino.

Abbiamo la presunzione di poter parzialmente condizionare, con la nostra popolarità, i piccoli attori locali, siano politici, amministratori pubblici, presidenti di squadre sportive, che comprensibilmente devono essere preoccupati di come la stampa li racconta, di cosa scrivono i giornali. E’ il nostro ruolo professionale e deontologico: i giornalisti dovrebbero essere i “cani da guardia” del potere. E tante volte politici, presidenti e potenti di turno prendono decisioni utili ai cittadini anche se sofferte, anche se controvoglia, soltanto perchè altrimenti i giornali li massacrano (verbalmente, si intende). E’ il bello della democrazia: ben venga! E’ l’unico modo con cui il giornalista può essere utile alla società, oltre il mero racconto della cronaca. Ma se abbiamo la presunzione, e sentiamo la responsabilità, di poter condizionare i piccoli attori locali, siamo ben consapevoli che il Presidente della FIGC Gravina, il Presidente del CONI Malagò, il Ministro dello Sport Abodi, a differenza di personaggi come Brunetti, Versace e Saladini, non passano la loro giornata su StrettoWeb e mai condizionerebbero le decisioni dei loro organi giudiziari, per giunta autonomi, in base agli articoli di un giornale locale.

E’ particolarmente curioso che qualcuno ritenga il contrario: ironizza e ridacchia quando rivendichiamo i risultati raggiunti sul territorio (“ma secondo te la buca l’hanno coperta grazie a te, cretino? Ma secondo te Saladini ha convocato i calciatori grazie a te, cretino?”), e poi però contemporaneamente ci fa le paternali sulla responsabilità che abbiamo perchè potremmo condizionare nientemeno che la FIGC, il CONI, il Ministro, ci manca solo il Cremlino e l’andamento della guerra in Ucraina (“è vero, Saladini, Ferraro e Cardona ne hanno combinate una più del diavolo, ma di questo parleremo dopo, adesso scrivi solo dalla loro parte perchè se non ci riammettono neanche dalla D potremo ripartire, è qualcosa di così brutto che neanche ci voglio pensare, e da Roma ti leggono, li puoi condizionare“). Perbacco della coerenza! A Roma li posso condizionare, a Reggio no… Benvenuti nel mondo al contrario!!

Il mondo al contrario e la città del “non ci voglio neanche pensare”

State tranquilli, ragazzi. Quest’articolo da Roma non lo leggerà nessuno. Non abbiamo messo neanche “Reggina” nel titolo affinché non compaia nelle specifiche ricerche di Google. E’ un articolo su Reggio e per Reggio, perchè siamo convinti che i problemi di questa città nascano tutti in questa città, e in questa città si devono discutere affinché vengano risolti e superati. Proprio perchè non ci vogliamo arrendere al peggio! E’ da un mese quasi esatto che raccontiamo le tribolate vicissitudini della Reggina ed è da un mese che gli scettici, quelli del “non ci voglio neanche pensare“, ad ogni notizia urlano alla bufala soltanto perchè è una realtà troppo brutta per il loro cuore. Anche noi vorremmo raccontare notizie belle, vorremmo raccontare di una Reggina in serie A anzi in Champions League, vorremmo raccontare di una città pulita, ordinata, efficiente, di un’Amministrazione comunale virtuosa e attenta alle esigenze dei cittadini. Ma non possiamo mistificare la realtà. Non siamo contro la Reggina se raccontiamo che la Reggina ha perso una partita, perchè quello è il risultato. Non siamo contro la città se raccontiamo che i turisti devono scappare perchè neanche l’acqua arriva nelle abitazioni, perchè quella è la realtà.

Così il 16 giugno scorso abbiamo scritto “con Inzaghi addio sempre più vicino“, il 17 giugno abbiamo scritto “Saladini vicino alla cessione“, nessuno ci credeva, nessuno ci voleva credere. Troppo bene Inzaghi aveva fatto per mandarlo via, troppo clamoroso sarebbe stato il tradimento di Saladini arrivato con annunci di progetti decennali e poi pronto a scappare dopo meno di un anno. E invece poi il 21 giugno Saladini annuncia la cessione con un comunicato ufficiale. Dopo poche ore Cardona si dimette. Sei giorni prima il Prefetto, parlando con i giornalisti al Sant’Agata, aveva detto: “tenetevelo stretto Saladini“. L’iscrizione non è completa, il pagamento che tutti – compresa l’Amministrazione del club – fino alle 23:30 avevano supplicato di realizzare per essere in regola, non è arrivato. E così la Covisoc esclude la squadra dal campionato. Alle 16:06 di venerdì 30 giugno diamo l’ufficialità dell’esclusione, la gente non ci crede. “Copia incolla da Brescia“, quando in realtà tutti facevano copia-incolla soltanto da noi. StrettoWeb rimosso dai gruppi dei tifosi, stava dando una notizia troppo brutta, come se l’11 settembre Bush oscurasse la CNN dalla Casa Bianca perchè raccontava l’attentato alle Torri Gemelle. “Di ufficiale non c’è nulla, perchè vi inventate le notizie, Sceccoweb“. E invece anche stavolta era tutto vero.

In modo completamente realistico e obiettivo, scriviamo che per il ricorso ci sono “pochi margini“, che le “speranze sono ridotte al lumicino“. E’ la verità, ma ci rimproverano che non avremmo dovuto dirla. Nessuno sa dirci perchè ma intanto in redazione abbiamo deciso che no, non continueremo ad illudere i tifosi e prenderli in giro. Lo facciano pure gli altri, se credono. Noi raccontiamo la verità. Il 4 luglio scriviamo che i calendari verranno sorteggiati con la X, e di nuovo inizia la pioggia di insulti. “La sagra delle minchiate“. Alle 11:49 di venerdì 7 luglio diamo la notizia che il Consiglio Federale della FIGC ha bocciato il ricorso della Reggina confermando l’esclusione dal campionato. Anche stavolta siamo i primi a dare la notizia e anche stavolta la gente non ci crede perchè fa troppo male. “Aspettiamo il comunicato di Gravina“, che è arrivato sferzante come la lama di un coltello. “La Reggina sapeva, aveva già avuto anche la penalizzazione per questo“. Fa ancora più male. Il calendario viene sorteggiato con la X, StrettoWeb lo aveva scritto una settimana prima ed era stato deriso.

Ma a Reggio la gente è ormai così ingenua e credulona che molti si dicono convinti di una riammissione della Reggina in serie B. Così, a prescindere. Hanno tolto la X dal calendario scrivendoci “Reggina” e lo condividono eccitati su facebook. Sono pure contenti, qualcuno così tanto che dà l’impressione che sarebbe in grado di prenotare il viaggio per la trasferta di Palermo il 27 agosto. Ignaro che quel giorno ancora non si sarà espresso neanche il Consiglio di Stato, e la serie B non sarà in alcun caso neanche iniziata (per fortuna! Se davvero si giocasse a Palermo il 27 agosto la Reggina ne prenderebbe otto).

E’ il mondo parallelo dei tifosi più incoscienti, più fatalisti, quelli che alla fine prenderanno la mazzata peggiore se le cose non andranno come sono convinti. Che sia chiaro: nella riammissione speriamo tutti. Anche noi ieri abbiamo raccontato i calendari ipotizzando le partite della Reggina al posto della X, ma sottolineando come al momento la X è una X e saranno i magistrati a decidere se la Reggina avrà diritto di riempire quella casella o se invece toccherà a qualche altro. Un conto è avere una speranza; ben diverso è averne la certezza.

Nel mondo parallelo di qualcuno, invece, è legge che quella X sia la Reggina. Non si capisce legge di chi e legge di cosa. Siamo nella città del complottismo vittimista, del provincialismo più accentuato: ci sono i poteri forti del Nord che ce l’hanno con noi (ma solo con noi, non con il Bari, il Cosenza o il Palermo! Solo con la Reggina!), ma ci sono anche i terribili poteri forti della Calabria. Ieri sera abbiamo ricevuto un’email emblematica di quanto questa città sia persa nel proprio vittimistico provincialismo: “Sul vostro articolo di oggi sui calendari di serie B noto con rabbia e disprezzo che esaltate solo il derby di Calabria Cosenza Catanzaro, come se Reggina Cosenza e Reggina Catanzaro non fossero anche loro dei derby di Calabria. Ricordo se non lo sapete che Reggio Calabria fa parte della Calabria. Speriamo intanto di essere riammessi in serie B, poi se ne parla“.

Abbiamo risposto così: “Buonasera, la ringraziamo di averci fatto notare che Reggio Calabria si trovi in Calabria. Prima della sua email non lo sapevamo! Sapevamo invece che il “Derby della Calabria” è sempre stato soltanto Cosenza-Catanzaro, l’unico che si chiama così ufficialmente da sempre, mentre Reggina-Cosenza e Reggina-Catanzaro sono sì derby regionali calabresi ma non si definiscono in quel modo (per la Reggina il derby più importante e sentito è sempre stato quello dello Stretto, con il Messina, a cui Reggio è molto più legata geograficamente, culturalmente e socialmente rispetto al resto della Calabria). Cordiali saluti“.

Dovremmo vivere di speranze, alimentare speranze, possibilmente nascondendo la triste realtà. “Poi se ne parla“, ma questo “poi” è per sempre e non si capisce se e quando potremo parlarne davvero, perchè parlarne è l’unico modo per risolvere i problemi. Nonostante sia al momento la realtà ufficiale delle cose, in pochi a Reggio Calabria stanno prendendo sul serio il fatto che la Reggina sia esclusa dalla serie B e stia scomparendo dal mondo del calcio. Non c’è nessuno che sta lavorando ad un piano B, ad una ripartenza qualora le cose dovessero andare male. “Non ci voglio neanche pensare” è il sentimento comune. E allora non possiamo fare altro che aggrapparci alla speranza pure noi. God Save the Queen. Anzi no, è morta pure Elisabetta….

Quanto ci manca Lillo Foti e come ci siamo ridotti nella derelitta Reggio

E’ davvero strana questa città. Per trent’anni un imprenditore straordinario e un grande uomo, anzi prima un grande uomo e poi un imprenditore straordinario, ha regalato a questa terra le più belle soddisfazioni della sua storia non solo dal punto di vista sportivo, ma anche formativo, economico, sociale, professionale e mediatico. La Reggina in serie A era davvero qualcosa di “impensabile, che però con Lillo Foti è stata a lungo realtà. Eppure dopo i primi anni di ubriacatura, il pubblico reggino si era fatto il palato fino. La gente si lamentava perchè Foti vendeva i calciatori migliori: era una strategia geniale per mantenersi ad alti livelli, per far quadrare i bilanci, per coprire le spese. Non era facile vendere i calciatori migliori: in buona parte erano allevati in casa, nati e cresciuti al Centro Sportivo Sant’Agata costruito dallo stesso Foti laddove prima c’erano solo cumuli di spazzatura. Gli altri venivano acquistati a poco e valorizzati al massimo generando straordinarie plusvalenze. In entrambi i casi servivano eccezionali competenze tecniche, calcistiche e umane. Così la Reggina si è mantenuta per 19 anni consecutivi tra serie A e serie B, ha sfornato Campioni del Mondo (Simone Perrotta) e Campioni d’Europa (Giovanni Di Lorenzo), ha scritto pagine di storia straordinaria, è diventata un brand internazionale portando in riva allo Stretto calciatori di tutto il mondo, persino Nakamura dal Giappone. Ha vinto con tutte le big, ha affrontato il Real Madrid, ha lasciato un segno indelebile nella storia del calcio, raccogliendo simpatie nazionali ed internazionali. Ha formato tali professionalità che ancora oggi in tutte le categorie ci sono caterve di dirigenti, professionisti, tecnici e calciatori figli del Sant’Agata. E invece a Reggio c’erano i brontoloni arrabbiati perchè Cozza era stato ceduto, prima al Genoa e poi al Siena; sbuffavano perchè Foti avrebbe dovuto dire no addirittura ai 15 milioni (di allora!) del Manchester City per Rolando Bianchi. Si lamentavano della cessione di Leon al Genoa a gennaio 2007, nonostante Foggia lo avesse sostituito al meglio. E che grande caos per la partenza di Missiroli verso Cagliari a gennaio 2011…

Nel calcio di oggi tutte le big (Roma, Napoli, Milan, Inter, Lazio, persino la Juve) sono state costrette ad adeguarsi a questo tipo di gestione oculata e aziendale, con un occhio attento ai bilanci. A Reggio invece ci lamentavamo, “non vado al campo finché c’è Foti“, blateravano. L’autofustigazione. E’ stato bello andarci poi? Noi, invece, quella stagione ce la siamo goduta a pieno e l’abbiamo sempre difesa, tutelata, esaltata. E oggi ci manca tantissimo. Anche l’epilogo è stato dignitoso: la Reggina era in difficoltà, Foti era finito in Australia pur di salvarla, ma la città ha respinto persino Nick Scali (lui ci faceva schifo, no? Vi ricordate il Sindaco, “non vogliamo nuovi Manenti“. E dopo quattro anni ha dato la cittadinanza onoraria a Luca Gallo!!!). Foti, comprese le difficoltà, da tifoso amaranto prima che Presidente, in quella triste estate del 2015 ha chiamato il Sindaco e Mimmo Praticò e ha indirizzato il piano B. La sua Reggina era finita ma la Reggina sarebbe comunque ripartita, perchè il buon Lillo era consapevole che la Reggina appartiene ai tifosi, alla gente, che è un bene comune.

Ci manca tanto Lillo Foti, ci mancano analoghi punti di riferimento di generazioni irripetibili. Ma ci manca un po’ anche il pubblico esigente di quegli anni: avessero conservato i tifosi un po’ di quella puzza sotto il naso! Perché quando eravamo in alto pretendevamo ancora di più, e oggi invece siamo una città così rincoglionita che riesce a farsi prendere per il culo da cani e porci? Abbiamo osannato a cittadino onorario un personaggio che camminava con i guardiani e tutti sapevano dal primo giorno come sarebbe finito. Ma, lo abbiamo già scritto, lui almeno nella Reggina ci metteva il cuore, e comunque ha lasciato il club molto meglio di come l’aveva preso (da qui alla cittadinanza onoraria ce ne passa!). Poi ci siamo fatti abbindolare da un altro genio che persino a Lamezia aveva preso in giro la gente e adesso ci ha messo sull’orlo del baratro. Il problema di Reggio, però, erano le cessioni di Foti. Perché fino a quindici anni fa persino la salvezza in serie A ci andava stretta. Ed ecco invece oggi come ci siamo ridotti. Incapaci di intendere e di volere, con la sindrome della Magna Grecia secondo cui soltanto perchè ci chiamiamo Reggina dovremmo avere chissà quali diritti acquisiti e invece ce la facciamo fare sotto al naso dai peggiori approfittatori, avvoltoi speculatori. E anche dopo il fatto compiuto, anziché mandarli indietro da dove sono venuti, continuiamo a farci abbindolare.

Come ti sei ridotta, Reggio. Datti una scossa, svegliati dal torpore! Urla forte il tuo orgoglio amaranto, il tuo amore viscerale. Nel calcio come nella politica. Soltanto se smetterai di essere la città del “non ci voglio neanche pensare” e invece al contrario inizierai a pensarci, davvero, ai problemi, allora sì che li potrai affrontare e risolvere. Altrimenti da soli non si risolveranno mai. Scendi in piazza, mobilita l’interesse pubblico, per liberare la Reggina dal padrone che la tiene in ostaggio, per fare raccogliere la spazzatura, avere l’acqua nelle case, per lavori pubblici adeguati ai diritti dei cittadini (l’asfalto in via Marina si mette in una notte, non in 4 mesi!). Sii unita davvero, Reggio. Ma non avere paranoie complottiste. Non sei vittima di nessun potere, ma di te stessa. Pretendi il massimo sempre e non farti fregare ancora.

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