Messina: la proposta del dott. Centofanti sul nuovo nome dell’ospedale Papardo

Messina: proposto "Ospedale Grande di Santa Maria della Pietà", in ricordo di quello distrutto dal tragico terremoto del 28 dicembre 1978

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Il dott. Calogero Centofanti – animatore del “Movimento Nuova Presenza Giorgio La Pira”, ha inviato una lettera aperta alla stampa circa il nuovo nome da dare all’ospedale Papardo, con oggetto “Ospedale Papardo – Referendum – Ospedale Grande di Santa Maria della Pietà“:

“Il 28 dicembre 1978, nel corso di una speciale iniziativa, svoltasi all’interno del disastrato teatro Vittorio Emanuele e tendente a richiamare l’attenzione delle principali Autorità di Governo, il Sindaco dell’epoca ing. Pino Merlino, unitamente ad alcuni esponenti della società civile messinese presenti fu ribadita la necessità di accelerare la ricostruzione del grande teatro, sventrato dal tragico terremoto
del 28 dicembre del 1908, in modo che la città di Messina potesse godere di questo palcoscenico, sul quale erano state rappresentate opere di notevole valore artistico. Nel corso della manifestazione alla quale era stato invitato anche il grifone dell’università di Messina Calogero Centofanti, quest’ultimo ha espresso desiderio condiviso anche dagli intervenuti che il nome “OSPEDALE GRANDE DI
SANTA MARIA DELLA PIETÀ” venisse riproposto per un’altra struttura sanitaria nascente sul territorio”.

“Poiché dopo anni il sig. Commissario dell’A.S.P. Papardo dott. Firenze unitamente al presidente dell’ordine dei medici dott. Caudo hanno indetto un referendum in rete per il nome dell’ospedale in questione saranno quanto mai auspicabile che si potesse trasferire al moderno nosocomio di contrada Papardo il titolo di quello distrutto dal tragico terremoto del 28 dicembre. Tale intestazione, potrebbe ricordare a imperitura memoria quanti tra medici, infermieri, pazienti persero la vita in quella terribile alba; tramando così alle future generazioni quella esemplare esperienza medico professionale spenta da un drammatico evento”.

Firmata da Calogero Centofanti

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