Messina, la “nuova-vecchia” vita di Riganò: è tornato a fare il muratore, “so fare solo questo e i gol”

L'intervista all'ex bomber del Messina Christian Riganò, che ora a Firenze è tornato a fare ciò che ha fatto fino a 25 anni: il muratore

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Ha fatto esultare Messina 19 volte in una sola stagione. Era uno dei punti più alti del calcio peloritano, in Serie A, ma quella annata si concluse male. Christian Riganò, però, è messinese. E come tale è riuscito a rimanere comunque nella storia calcistica della città dello Stretto, come accaduto a Firenze, la sua seconda casa, lì dove “nacque” bomber Riganò.

Bomber Riganò ora è tornato a svolgere la mansione che fino a 25 anni ha svolto nella sua Lipari: il muratore. In mezzo la “scalata” con la nuova Fiorentina e il treno Serie A, assaporato a pieno, appunto, ritornando nella sua Messina. “Due cose so fare nella vita: i gol e il muratore. Così, dopo aver smesso di giocare, sono tornato a fare il mio mestiere: mi piace e ne vado orgoglioso”, ha detto in un’intervista al Corriere della Sera.

Riganò: “amo il calcio, ma non accetto compromessi”

Da Messina a Firenze da calciatore, da Messina a Firenze da muratore. Il percorso è quello. “Avevo lasciato questo mestiere a tre quarti, nemmeno a metà. Io sono questo: amo costruire e riparare le cose. Così, non avendo avuto chiamate per allenare sono tornato a fare il mio lavoro. Ho preso due patentini per allenare… Amo il calcio, ma si vede che non sono adatto per quello di oggi, fatto principalmente di sponsor, non accetto compromessi. Certo, se poi arrivasse la chiamata giusta sarei pronto a tornare in panchina”, confessa. “Ho guadagnato bene e ne sono felice. Nella mia intera carriera, però, ho incassato quanto molti giocatori di media fascia oggi guadagnano in due tre mesi. Così, poi, bisogna tornare a lavorare”.

Riganò ripercorre la sua carriera

E nell’intervista Riganò ripercorre la sua carriera: “Ero al Taranto. Mi chiamò Giovanni Galli, chiedendomi di andare alla Fiorentina, che era finita in C2 dopo il fallimento di Cecchi Gori. Alla prima telefonata riattaccai, pensavo fosse uno scherzo”. E quindi i tre anni alla Fiorentina, il Messina, la Spagna e il ritorno nel dilettantismo, da dove era partito, fino alle origini, quelle attuali e che racconta con orgoglio.

Con, in mezzo, il momento “magico”: “È stato allo stesso tempo un momento drammatico. Il 12 settembre 2004, all’Olimpico: esordisco in serie A, a 30 anni, con la fascia da capitano della Fiorentina, dopo l’incredibile resurrezione dalla serie C”. Si gioca a Roma e Riganò stringe la mano a Totti, però “dopo appena 20 minuti ho un grave infortunio. Ci rimasi malissimo”.

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