“Mi hanno messo il bavaglio”: la storia dello speaker cacciato da una radio reggina solo perchè è libero

La vicenda dello speaker radiofonico Vincenzo Furfaro, cacciato da Radio Eco Sud con motivazioni ancora incomprensibili

StrettoWeb

Riceviamo e pubblichiamo integralmente una storia che ha dell’incredibile, verificata e della quale StrettoWeb ha avuto modo di appurare le veridicità, visionando i messaggi WhatsApp di cui si parla nella segnalazione. Si tratta di una vicenda di vera e propria censura arbitraria dovuta al fatto che, a quanto pare, non tutte le idee politiche hanno la stessa dignità, agli occhi di alcuni. Come se la libertà di parola e di pensiero non fosse un valore imprescindibile per una società civile.

Una storia, a ben vedere, che ci ricorda un po’ il periodo pandemico, durante il quale alcune idee, chi lo sa perché, venivano considerate come meno dignitose di altre di essere ascoltate e diffuse. Basti pensare alla censura sui social, per la quale ora persino Mark Zuckerberg ha chiesto scusa.

Questa volta la vicenda è accaduta in una radio molto seguita della provincia di Reggio Calabria, Radio Eco Sud. Chi ce la racconta è Vincenzo Furfaro, stimato autore di libri e speaker radiofonico che conduceva, fino a pochi giorni fa il programma Raptus. Ebbene Furfaro è stato letteralmente cacciato dalla radio con motivazioni che sembrano avere dell’assurdo e che si potrebbero definire fasciste, se non fosse che questo termine è talmente abusato da aver perso il proprio significato originario.

La vicenda raccontata dal diretto interessato

Stamattina 24 luglio ricevo un messaggio da parte non del direttore ma di colui che ne fa le veci, il dottor Calogero di Radio Eco Sud, che con un semplice messaggio su WhatsApp mi dice di ritenermi libero perché la mia puntata del lunedì non andrà in onda. Raptus è un programma che abbiamo sempre definito di rottura. Forse l’unico della radio che andava in diretta. Mi è sempre stato detto che ero fra i pochi a poterlo fare: raccontavo il mio punto di vista rispetto alle notizie che venivano dal mondo della politica, del sociale.

Raccontavo, smascheravo –  o almeno provavo a farlo – le bugie di questa narrazione soprattutto di una certa sinistra italiana rispetto a quella che è poi la verità. Ma la verità non era la mia, ma era quella dei numeri e dei fatti. Ad esempio, se andiamo a prendere i voti rispetto a coloro che si sono espressi in maniera favorevole alla reintroduzione del vitalizi, scopriamo un’altra verità rispetto a quella che ci raccontano. Quindi se il Conte di turno dice “il governo Meloni ha ripristinato i vitalizi“, devo dirti che il consiglio di Stato era all’ultimo mandato, che il Pd si è astenuto, che gli unici a votare contro sono stati la Lega e Fratelli d’Italia, facendo nomi e cognomi.

Dopo tutto questo, che faccio da un po’ di tempo, circa due puntate fa mi era stata accennato qualcosa. Calogero mi disse: “guarda che mi stanno facendo pressioni, soprattutto un dirigente importante del Pd“, e io ho detto, scherzando: “bene vuol dire che sto dicendo la verità, che sto facendo qualcosa di buono”. Tra l’altro ricevevo sempre complimenti, da parte di tutti in radio, per il mio programma.

Durante le puntate di Raptus ho raccontato più volte le mie perplessità verso chiunque, a destra come a sinistra, non ultimo il caso Santanchè. Parlavo sempre con atti in mano, mi arrabbiavo. Avevo iniziato ad ospitare tanti personaggi pubblici di destra e di sinistra, avevo calendarizzato anche un intervento mensile con il sindaco della Città Metropolitana di Reggio Calabria. Il mio non era un programma dove mettevo il bagaglio a qualcuno. Esprimevo le mie idee ma dicevo sempre: chiamatemi, dite la vostra. Erano arrivati molti sponsor interessati e la mia trasmissione stava avendo successo. Poi, improvvisamente, il bavaglio.

E io mi chiedo: se per caso fossi stato uno dall’altra parte, ovvero di sinistra, quelli che pensano di detenere il potere della cultura, del diritto, in questo caso di cosa avremmo parlato? Avremmo parlato di ritorno al fascismo, sarebbero intervenuti i caschi blu, l’Onu, si sarebbe parlato di editto Bulgaro, di epurazione, di bavaglio alla libertà di espressione. Tutto questo ora mi aspetto che avvenga, soprattutto da parte di chi sempre ha sbandierato i diritti come la libertà di espressione, di parola. Chiedo anche, ovviamente e come ho sempre fatto, che venga sentita anche l’altra campana per capire le motivazioni, che a me sembrano becere, ignoranti e fasciste“.

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