Caro Roy Paci il pedaggio per la Sicilia esiste già proprio perché non c’è il Ponte

Ultimamente, al coro dei no pontisti d’elite, si è unito un noto musicista, Roy Paci

StrettoWeb

C’è qualcosa di appagante nel parlare male del Ponte sullo Stretto, soprattutto se di questa opera non si percepisce l’utilità. Forse è per questo che tanti “uomini di cultura” che, arrivando tranquillamene a fine mese, pensano di non averne bisogno, si lasciano andare a frasi molto spesso illogiche e, a ben riflettere, controproducenti per la terra che dicono di amare.

Dio ci salvi, poi, dai siciliani che ce l’hanno fatta, fuori dalla Sicilia. Sempre pronti a dare lezioncine di seconda mano a quelli che hanno scelto la soluzione più difficile: rimanere nella propria terra e cercare di farcela a casa propria, magari con l’aiuto di infrastrutture come il Ponte.

Ultimamente, al coro dei no pontisti d’elite, si è unito un noto musicista, Roy Paci. Apprezzato trombettista e cantante di Augusta, dalla simpatia contagiosa, si è fatto onore nel panorama musicale comparendo spesso in TV e dando prova di un talento indiscutibile.

E, seguendo le orme di Fiorello (suo concittadino) ma anche di Ficarra e Picone e tanti altri illustri rappresentanti della Sicilia nel mondo dello spettacolo, ha voluto dire la sua contro il Ponte.

Lo ha fatto attraverso una dichiarazione che, sul sito web siciliafan suona così: “ Io farei pagare un pedaggio per venire in Sicilia, altro che Ponte! Bisogna salvaguardare la nostra ricchezza, la bellezza del nostro paesaggio”.

Un appello, quest’ultimo, sacrosanto: chi oserebbe approvare il benché minimo danno al nostro paesaggio? Ma quel che lo precede appare a chi scrive, che pure apprezza la musica del simpatico augustano, una nota stonata.

Basterebbe ricordare, a tal proposito, che il “pedaggio per venire in Sicilia” esiste già, ed è ben noto a chi deve raggiungere la nostra terra in aereo o in traghetto.

Sulle tariffe aeree si assiste ad un persistente stato di vessazione da parte delle compagnie che, in barba alle iniziative, più o meno di facciata, della Regione siciliana, continuano a fare il bello ed il cattivo tempo, rendendo spesso il viaggio verso la Sicilia più costoso di una trasferta a New York. Forse perché, giustamente, la “bellezza” della Grande Mela non regge il confronto con l’Etna o la valle dei Templi e, forse seguendo il ragionamento di Roy Paci, le compagnie aeree si adeguano.

Sui traghetti da e per la Sicilia, a cominciare da quelli che attraversano lo Stretto, la situazione non è certo migliore, come testimoniano siciliani e turisti che, quotidianamente, segnalano sui social tariffe che vanno ben al di là dell’auspicato pedaggio. Eccesso di zelo?

Ma c’è di più. Siccome il tempo è denaro, fra pochi giorni si concretizzerà un ulteriore incremento del pedaggio, costituito dall’attesa per le lunghe code all’imbarco. Come avviene ogni anno nelle settimane che precedono e seguono il ferragosto.

“Altro che Ponte”, certo: qui il nostro simpatico Roy Paci ha ragione. Il Ponte, infatti, renderebbe possibile tutt’altra situazione. Spezzerebbe, infatti, i monopoli che incatenano la Sicilia al medioevo dei trasporti, azzerando questo “pedaggio”.

Ciò è molto intuitivo per quanto concerne i traghetti, che non spariranno con il Ponte ma saranno costretti, per sopravvivere, ad abbassare le loro esose tariffe.

Ma vale anche per il traffico aereo, dato che la continuità ferroviaria garantita dal collegamento stabile, insieme alle opere attualmente in corso o programmate nell’immediato futuro, abbasserebbe drasticamente i tempi di percorrenza portando Catania e Palermo rispettivamente a 4h:30’ e 5h:30’ da Roma.

L’aereo, considerando le attese per controlli ed imbarco, nonché gli spostamenti aggiuntivi per raggiungere i centri delle città, non garantisce, sulle stesse tratte, tempi reali inferiori alle 4-5 ore; durante le quali i disagi sono indubbiamente superiori rispetto ad un comodo viaggio sui moderni elettrotreni ad Alta velocità.

Insomma, condizioni sufficienti affinché si realizzi, finalmente, un regime di concorrenza tra i diversi vettori di trasporto, con il conseguente, naturale, abbassamento delle tariffe. In sintesi, avverrebbe in Sicilia quello che è successo quando sono state attivate le tratte ad Alta Velocità sull’asse Napoli-Roma-Milano-Torino.

Aree geografiche in cui il PIL è volato, mentre nel profondo sud è rimasto al palo. Forse è anche per questo che il simpatico Roy Paci ha trovato fortuna al di fuori della sua terra. Ma come la mettiamo con quei siciliani che, stoicamente, vorrebbero sbarcare il lunario al suo interno?

 

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