Reggina, così Reggio sta perdendo il suo bene più prezioso senza neanche rendersene conto

La Reggina è l'unico elemento rappresentativo che continua a dare orgoglio ai reggini, a farli sentire comunità, a identificarli per un'appartenenza comune. Finita la Reggina sarà finita inevitabilmente anche Reggio

StrettoWeb

Oggi dovremmo fare i complimenti a tutti. I complimenti più amari a Felice Saladini, ma anche a Paolo Brunetti, a Carmelo Versace, a tutti i responsabili di questo disastro. La Reggina è fuori dalla serie B dopo tre gradi di giudizio: bocciata dalla Covisoc, dalla FIGC, dal CONI, cioè da tre corti diverse composte da magistrati diversi. Addirittura ieri quelli del Collegio di Garanzia hanno dichiarato il ricorso “in parte inammissibile e in parte infondato”: una mazzata anche nei confronti del super-pool di legali a cui Saladini si è affidato, un dettaglio che lascia pochi margini anche per il futuro.

Il colpo stavolta l’ha accusato anche la società, che fin qui si era comportata con molta presunzione. Da veri e propri gradassi, i dirigenti erano convinti della riammissione al CONI tanto che sia dopo la Covisoc che dopo il Consiglio Federale avevano annunciato immediatamente ricorso quasi con toni trionfali, tanto che buona parte della piazza – che di loro inspiegabilmente ancora ciecamente si fidava – ha sottovalutato la situazione dando per scontato che la Reggina sarebbe stata riammessa. E invece che la situazione è molto seria su StrettoWeb lo scriviamo da un mese. Ma sembra di dover parlare contro i mulini al vento.

E proprio per questo noi oggi no, non ripetiamo quello che già scriviamo da tempo sui responsabili di questa realtà. Anche perchè sarebbe come sparare contro la croce rossa. Saladini e i suoi hanno sbagliato tutto, Brunetti e Versace hanno dimostrato la loro totale inconsistenza politica: da sindaci della città, neanche sono andati a Roma a parlare con le autorità ma hanno affidato la loro necessità di de-responsabilizzarsi agli occhi dei tifosi a due lettere pubbliche scritte da Reggio e con contenuti che non hanno fatto altro che peggiorare la situazione. Ma Brunetti e Versace dovrebbero dimettersi da tempo a prescindere dal disastro-Reggina, di cui pure sono complici: basta guardare le condizioni della città.

Ed è per questo che oggi non evidenziamo solo i colpevoli diretti di questo disastro: purtroppo, con grande dolore interiore, siamo consapevoli che se la Reggina è esclusa dalla serie B e sempre più vicina a scomparire completamente dal mondo del calcio, è soltanto perchè questa città se lo merita. Se lo merita la tifoseria, che ancora ieri mattina riusciva a fidarsi di un comunicato ufficiale con cui Saladini annunciava un fantomatico “accordo con Inzaghialla totale insaputa di Inzaghi: su StrettoWeb lo abbiamo scritto (che Inzaghi non sapeva nulla) e tutti contro il giornale, perchè c’era un “comunicato ufficiale” di Saladini e quindi sarebbe il vangelo. Nonostante i fatti degli ultimi otto mesi abbiano costantemente smentito ogni comunicato ufficiale di Saladini, e invece confermato le notizie di StrettoWeb.

C’è ancora qualche credulone convinto che dopodomani a Roma ci sarà il passaggio di proprietà da Saladini a Guild Capital, e invece la notizia dell’appuntamento del notaio il 20 luglio su StrettoWeb non l’avete mai vista perchè era completamente infondata: innanzitutto perchè come scriviamo dal primo giorno, l’eventuale passaggio di proprietà è condizionato all’iscrizione in serie B. Quindi se prima non c’è la riammissione in serie B, nessuno andrà da alcun notaio nè prenderà appuntamenti in merito. Ma soprattutto perchè, come abbiamo scritto ieri mattina, Saladini non ha più alcuna intenzione di cedere la Reggina. E anche su questo, i creduloni hanno avuto da ironizzare: aspettiamo che ci raccontino l’appuntamento di dopodomani dal notaio. O almeno che chiedano scusa e aprano gli occhi rispetto a chi gli racconta la verità e chi invece soltanto menzogne.

Ecco perchè Reggio ha quello che si merita: è diventata una città di ingenui e polli che non riescono a vedere la realtà, quando non gli piace, perchè è meglio nascondere la polvere sotto il tappeto e illudersi che tutto vada bene anche quando è evidente che non va così. Lo abbiamo già scritto e lo ripetiamo: una città incapace di intendere e di volere. Tanto per la Reggina quanto per le condizioni drammatiche in cui versa la città. Moralmente, socialmente, economicamente rasa al suolo. L’Amministrazione Comunale a metà luglio annuncia la pubblicazione dei bandi per l’estate reggina, e tutto va bene. Chiude locali e gazebo subito prima dell’estate, e tutto va bene. Chiude al traffico le strade principali della città, tutte insieme, in piena estate, e tutto va bene. Tre anni dopo aver annunciato la “fine della sete di Reggio” non arriva più una goccia d’acqua nelle case, neanche in pieno centro, tanto che non sono più sufficienti neanche le cisterne, e i turisti sono costretti a fuggire, ma tutto va bene. Ma sono stati i reggini a rivotarli in maggioranza dopo il disastro conclamato del “primo tempo”: anche lì, come per la Reggina, è colpa della gente. Non ci sono scuse e alibi.

Anche la Reggina sta scomparendo dal calcio, e anche su questo “tutto va bene“. Ricordate? Siamo la città del “non ci voglio neanche pensare”. Anzi, i più scemi sono pronti a scagliarsi contro i famigerati “poteri forti del Nord“, alimentando l’ignorante vittimismo complottista e provinciale della città. Non si capisce – questi poteri forti del Nord – perchè ce la debbano avere solo con la Reggina e non con il Palermo, con il Bari, che pure sono meridionali come la Reggina, o addirittura con Cosenza e Catanzaro, che sono persino calabresi come la Reggina, e tutte parteciperanno regolarmente alla prossima serie B. Anzi. Palermo e Bari probabilmente si giocheranno il primo posto, visto il mercato stellare che stanno facendo, e attenzione al Catanzaro che potrebbe fare da terzo incomodo. Tutto questo nell’anno in cui il Napoli giocherà con il Tricolore sul petto da Campione d’Italia, con tante altre meridionali in serie A (Salernitana, Lecce, Cagliari, Frosinone). I poteri forti del Nord, quindi, non ce l’avrebbero con il Sud ma solo ed esclusivamente con la Reggina! Perchè?

Eppure la Reggina è una cosa grande. Grandissima. Forse qualcuno non se ne rende conto, forse gli stessi tifosi pensano sia soltanto una personale passione. Ma è molto di più. E’ una squadra di calcio che rappresenta l’identità di una città, è una bandiera che ogni weekend da oltre un secolo unisce generazioni di reggini prima al campo, poi dietro le radioline, oggi davanti le televisioni. A Reggio, in giro per l’Italia e in giro per il mondo. E’, certamente anche più della Madonna della Consolazione per la sua natura laica, l’unico elemento rappresentativo che continua a dare orgoglio ai reggini, a farli sentire comunità, a identificarli per un’appartenenza comune. Finita la Reggina sarà finita inevitabilmente anche Reggio. Per il destino del club amaranto sono in fibrillazione persone comuni, bambini e ragazzini, anziani, donne, uomini di tutte le età e di tutte le estrazioni sociali. Non si parla d’altro nei bar, nei panifici, negli stabilimenti balneari, in gelateria. E mentre raccontiamo le tristi vicende di quest’estate, ci contatta con insistenza un insegnante universitario reggino che è un vero e proprio luminare accademico dell’Università di Harvard e che ci tiene così tanto alla Reggina da cercare ulteriori aggiornamenti e informazioni. Poi anche un primario reggino del Massachusetts General Hospital di Boston, uno dei migliori al mondo, che tra un intervento chirurgico e un altro ai personaggi più famosi e importanti della Terra scrive a StrettoWeb per sapere cosa sarà della Reggina.

C’è anche un noto professionista reggino che nei giorni scorsi sentiamo al telefono al mattino presto: “buongiorno, come stai?“, “eh, potrei stare meglio“, “cos’è successo?“, “questa situazione di incertezza mi devasta“… silenzio… “ma della Reggina intendi?” chiediamo increduli, “si certo non sopporto l’incertezza“. Ecco, uno, uno stimato professionista di quel calibro potrebbe svegliarsi al mattino devastato dall’incertezza di un’attesa diagnosi sulla salute propria o dei suoi cari, dall’incertezza di un’attesa su un incarico lavorativo o sull’andamento aziendale, dall’incertezza di un’attesa su un importante esame del figlio per l’ammissione all’università. E invece no: si alza dal letto devastato per la situazione della Reggina. Ecco perchè sono ottusi i commenti che hanno tentato di sminuire e ridicolizzare la manifestazione dei tifosi a piazza Duomo. E’ vero che ci sono tanti altri problemi, nessuno li nega, ma la Reggina rappresenta qualcosa di unico e irripetibile: è l’identità comune di questa città. L’unica cosa rimasta ad unire Reggio sotto lo stesso vessillo, sotto la stessa bandiera, sotto lo stesso colore. Ben venga, quindi, la manifestazione dei tifosi a ribadirne l’importanza, a chiederne chiarezza, a tutelarne il futuro. Purtroppo Reggio non l’ha fatto negli ultimi anni, affidandosi ad improbabili personaggi venuti da fuori e glorificati come eroi mentre in realtà erano soltanto venuti a fare gli incantatori di serpenti e gli ammaestratori di scimmie nella città più depressa e quindi facile terra di conquista. Una città che nella politica ha scelto i suoi carnefici, nel calcio li ha addirittura celebrati come salvatori della patria. Una città che può soltanto fare mea culpa e ritrovare il coraggio di alzare la testa, alzare la schiena, guardare in faccia la realtà e unirsi nella dignità di essere comunità. Smetterla di farsi fregare, ingannare e prendere in giro. E ritrovare se stessa. Senza la Reggina sarà molto più dura.

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