Reggina, Mimmo Praticò: “Saladini è scomparso, non sappiamo nulla”. E su una ripartenza…

L'intervista di StrettoWeb all'ex Presidente della Reggina Mimmo Praticò: otto anni fa, in una situazione simile a quella attuale, lui ripartì dalla Serie D

StrettoWeb

Un’estate calda e incerta, come otto anni fa. La Reggina, purtroppo, rischia di rivivere lo stesso incubo del 2015. Ci sono ancora due gradi di giudizio, Tar e Consiglio di Stato, ma nessuno in questo momento ha la bacchetta magica né può dirsi certo di un esito positivo. Ce lo auguriamo, noi in primis, a differenza di tutti coloro che pensano che raccontare i fatti significhi volere il male della squadra e della città. In caso di riammissione, è stato solo un brutto incubo da cui risvegliarsi con qualche strascico; in caso contrario, invece, è bene cominciare a pensare a un piano B, dal momento che nessuno sembra interessarsene, come nel più classico dei “non ci voglio neanche pensare” raccontato in un editoriale di qualche giorno fa.

Anche i Sindaci, nella nota odierna, hanno indirettamente preso in considerazione questa ipotesi, parlando di tutela del titolo sportivo a prescindere dalla categoria. Tradotto: se Tar e Consiglio di Stato confermano l’esclusione, è bene che la Reggina rimanga in vita comunque, anche nel dilettantismo. Tornando a otto anni fa, il protagonista della ripartenza fu Mimmo Praticò. Proprio insieme all’ex Presidente, su StrettoWeb, abbiamo provato ad approfondire la questione anche tentando di trovare analogie con il 2015.

“Da Saladini chiusura comunicativa…”

Prima, però, un passaggio sulla sentenza del Coni di ieri. “Leggere quello che ha scritto il Collegio di Garanzia, quando parla di ricorso inammissibile e infondato, lascia basiti, senza parole”, le parole di Praticò, che nutre molti dubbi sulla gestione Saladini degli ultimi mesi: “io, da tifoso, una decina di giorni fa, quando le cose non erano più credibili, avrei chiamato il patron per chiedere spiegazioni in piazza. Invece nessuno era presente neanche ieri al Coni. O sono sicuri di vincere oppure non saprei come chiamare questo atteggiamento, di chiusura comunicativa. Sono arrivati qui, accolti come al solito, perché noi per la Reggina chiudiamo gli occhi e accogliamo chiunque come se fosse il padreterno, ma loro, dopo aver proposto chissà quali obiettivi, e dopo contratti faraonici, dopo sei mesi sono scomparsi. E ora non sappiamo nulla. La Reggina appartiene a un pubblico”, chiosa l’ex Presidente del Coni Regionale.

Un altro Mimmo Praticò?

E ora? C’è eventualmente un piano B? Ci sarebbe, eventualmente, un altro Mimmo Praticò? “Innanzitutto – precisa – spero che tramite le Leggi dello Stato le cose possano volgere positivamente. Poi, eventualmente, se si dovesse ripartire, mi auguro altresì che ci possa essere qualcuno. Però, se qualcuno dovesse aver fatto tesoro della mia esperienza, è meglio magari che compri una casa per i figli a Montecarlo o a Dubai. Ma a chi interviene, eventualmente, raccomando di mettersi accanto persone oneste e per bene“.

Dalle speranze, e dalle raccomandazioni, Praticò poi passa alla realtà. “Nel mese di novembre 2018, noi avevamo fatto una manifestazione d’interesse: ‘noi non ce la facciamo più’, avevamo detto. Volevamo che qualcuno rilevasse il club, ma non si è fatto vedere nessuno, non ha risposto nessuno. Questo è indicativo per dare una risposta alla domanda relativa a possibili nuovi Mimmo Praticò. In ogni caso, vista la situazione, credo ci sia oggi totale incertezza. Non abbiamo la possibilità di poter valutare nulla sul futuro: se ci saremo, chi eventualmente ci sarà dopo”, precisa l’ex patron.

Quell’estate del 2015…

Ma allora, per chi non si ricordasse, come andò la vicenda? Praticò ripercorre i fatti: “dopo la Serie A, la Reggina aveva preso una discesa ripida. Abbiamo vinto lo spareggio a Messina e poi la società non è stata iscritta. Lo definisco un atto che ha lasciato la città col sedere per terra. In quel momento il regolamento diceva che tu dovevi partire dalla Terza Categoria, invece un gruppo di persone all’inizio è intervenuto cercando di rispettare la dignità dei tifosi e della città con un intervento sostanziale a livello finanziario (350 mila euro) per l’iscrizione in Serie D. Col senno di poi è stato importante, perché è per quell’atto che siamo ancora in vita. Abbiamo cambiato per un anno nome ed ero orgoglioso che avessimo il nome della città, Reggio Calabria. Poi, ma non giudico – continua – qualcuno si è tirato fuori ed è stato uno stillicidio provare a mantenere una categoria degna di questo nome”.

Tornando ad oggi, Praticò evidenzia: “è una situazione simile alla nostra di allora, soltanto che nel 2015 c’è stato un tizio che da quando aveva 4 anni andava in Gradinata col padre, per passione, anche se col senno di poi non è stato facile”.

La chiamata di un anno fa a Saladini e Cardona

Invece oggi? Chi rappresenta il club? A tal proposito Praticò svela un retroscena di un anno fa, dopo l’avvento di Saladini: “quel giorno che hanno acquisito la Reggina io ho fatto due telefonate: una a Cardona che conosco da tanti anni e una a Saladini. Gli ho detto che qualora avessero avuto bisogno, sarei stato a disposizione. Mi sarei potuto mettere accanto a loro per fornire la mia esperienza. Al Sant’Agata purtroppo loro due non sono stati molto presenti. C’è una frase che dice ‘quando il gatto non c’è i topi ballano’. Ecco, diciamo che in questo caso non c’è stato un controllo”.

Qualche sassolino dalla scarpa…

Un aspetto, però, Praticò si sente di precisarlo, sempre in riferimento alla proprietà Saladini. “Una cosa mi dispiace: che quest’ultima società abbia dichiarato che hanno dovuto intervenire sui debiti delle passate gestioni, ma avrebbero dovuto parlare di passata gestione. Rispetto ai milioni di debiti emersi fuori, noi avevamo solo qualche migliaio di euro con l’Inps più uno stipendio. E ricordo sempre che a giugno 2019, se non ci fosse stata la cessione, questa società avrebbe ricevuto contributi per 700 mila euro. Erano quelli dai giovani. Per chi non ci crede si possono consultare i libri in Lega”.

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