Reggini, dovete soffrire: maltrattati, vessati, umiliati, e non vi dovete neanche lamentare! A Reggio tutto deve andar bene, ormai è vietato anche reclamare i propri diritti

Il triste spaccato della Reggio Calabria di oggi: cittadini abbandonati al degrado incontrollato, alle inefficienze e ai disservizi. Chi prova a protestare viene umiliato e silenziato: cornuto e mazziato!

StrettoWeb

Reggini, mettetevi l’anima in pace. Dovete soffrire in silenzio. Il destino sventurato degli abitanti di questa città è quello di subire maltrattamenti, umiliazioni e vessazioni senza potersi neanche opporre, senza poter protestare, senza neanche potersi indignare sfogando la propria rabbia magari su un giornale. Senza neanche poter reclamare i propri diritti. Il vortice di degrado e sottocultura in cui questa città sta sprofondando ogni giorno di più si percepisce nei drammatici episodi che abbiamo raccontato nelle ultime due settimane e in modo particolare nelle reazioni che hanno alimentato.

La drammatica lettera di un turista costretto a scappare perchè rimasto senz’acqua, poi la famiglia rimasta abbandonata alla stazione per un treno cancellato così come se fosse normale, e ieri i clienti di un centro commerciale rimproverati perchè si erano agitati troppo dopo essere rimasti bloccati nell’ascensore, il tutto in un contesto in cui il principale simbolo di identità e appartenenza della città, la Reggina, viene calpestata da affaristi e faccendieri sulla pelle dei tifosi.

Questi sono soltanto gli ultimi episodi di una città che vive l’estate senz’acqua, con le strade devastate da buche e voragini, con montagne di spazzatura abbandonata fuori controllo mentre le promesse del Sindaco facente funzioni di ripristinare i cassonetti si sono perse nel girone dantesco delle bugie dove già si è collocato Felice Saladini che da mesi pensa di poter prendere in giro la città. Ed evidentemente ha ragione, perchè Reggio si fa prendere in giro senza battere ciglio.

Anzi.

Le reazioni dei reggini, sempre meno reggini e sempre più riggitani, sono raccapriccianti. Il turista costretto a scappare poteva starsene a casa anziché venire a Reggio: chi l’ha mandato? La famiglia rimasta bloccata alla stazione non avrebbe dovuto viaggiare in treno con una bambina piccola (!!!), i clienti del centro commerciale non avrebbero dovuto prendere l’ascensore (!!!), i giornalisti non dovrebbero raccontare il disastro Reggina perchè così i tifosi possono continuare a nascondere la testa sotto la sabbia e pensare di poter disputare la prossima finale di Champions League.

Addirittura la direzione del centro commerciale ha risposto capovolgendo la frittata: il problema non è la scala mobile guasta da settimane e l’ascensore bloccato, ma StrettoWeb che ha riportato la testimonianza di un cittadino. Poco ci manca che la colpa del 98enne morto carbonizzato per l’incendio di ieri a Cardeto fosse sua, che si trovasse a 98 anni proprio nella sua abitazione sulle colline di Reggio: non poteva trasferirsi in Irlanda? E se qualcuno rompe gli ammortizzatori per una voragine dietro l’incrocio doveva stare attento a non finirci dentro: anche in questo caso è tutta colpa sua! La raccolta dei rifiuti non funziona? La colpa è dei lordazzi. L’acqua non arriva nei rubinetti, la colpa è della siccità (che in Calabria non c’è mai stata).

Ogni scusa è buona per capovolgere la verità: a Reggio tutto deve andare bene. Non è possibile protestare, pretendere diritti, indignarsi a ragione di fronte a disservizi vergognosi. L’atteggiamento sociale fa ancora più male: ti è capitato qualcosa di sbagliato, è comunque colpa tua. Stai zitto e non parlare, perchè qui tutto è perfetto, tutto va bene.

Che tristezza Reggio! Che città depressa, che città vuota, spenta, apatica sei diventata. Che tristezza Reggio!

 ‘Nta ‘stu paisi ‘nc’esti sulu ‘a piria,
‘a strufuttenza fissa, a ‘grandi bboria;
n’ta ‘stu paisi cunta sulu a ‘mbiria,
pirciò non sunnu tutti chi cicoria…
Erba nana ed amara, erba pirduta:
senza mâ provi, ‘a ggiùrichi â viruta;
e cca, sarbu a carcunu di ll’affritti,
su’ tutti storti ammanicati ddritti!
Nani su’ iddi e vonnu a tutti nani;
nci vannu terra terra, peri e mmani;
e, pâ malignità bbrutta e superba,
cca non crisci chi erba, erba, erba…
Arburi?… Si ccarcunu ‘ndi sciurisci,
‘nci minunu petrati non mmi crisci…
Arburi, nenti!, comu all’âtri baandi,
ch’unu s’asciala chi mmì viri randi!…
Ambatula tu fai.. Rresti cu ‘ngagghiu…
Si senti sempri chi ‘nc’è fetu d’agghiu…
Cca ‘a fortuna non varda a ccu’ s’annaca,
ma passa ammenzu all’erba mi ‘nci caca…
Paisi d’erba i ventu’ e non di pianti:
va facitila a ‘n culu tutti quanti!
Si ‘nc’esti ‘nu cartellu aundi rici:
“Sti ‘ggenti tra di iddi su’ nnimici!”
Nimici i cui? Oh, frabbica di storti!
Sunnu sulu nimici da so’ sorti !
Nimici d’iddi stessi pi ppuntiggiu,
e i cchiù fissa dû mundu sunnu a Rriggiu!

Nicola Giunta

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